sabato 14 febbraio 2015

Lo sport come spettacolo… e le risorse dei cittadini ad onorarne i debiti!

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Il ritiro della squadra di basket del Veroli dal campionato di serie A2 trascina con sé tutta una serie di vicende economico sociali che nonostante le continue preoccupate segnalazioni raccontano una storia la cui fine era segnata sin dall’avvio, e risulta essere un monito per chi vuole avventurarsi sullo stesso terreno.
Barattare lo sviluppo della provincia su un versante economico/politico al pari di altre province o città metropolitane a suon di grandi opere, di cui tante non terminate, non ha prodotto mai risultati promessi, perché la promessa obnubilava il reale interesse della classe politica e di quella imprenditoriale: la costruzione fine a se stessa, con la cementificazione del territorio senza alcun progetto, senza alcuna idea sensata.E se pur finite – e agibili? –  le opere costano per la manutenzione ordinaria e straordinaria.
Il palasport di Frosinone ha sempre avuto un costo per chi ne usufruiva. Il volley di Sora , il Basket Veroli, la Virtus Frusino, le ragazze della pallavolo e finanche per un anno il calcetto di serie A. La struttura è costata mediamente 200/300 mila euro all’anno? E’ stata utilizzata per anni 8 con annessi servizi, acqua, luce, gas ed altro? Quanto fa? Hanno questi soggetti mai pagato un solo euro per l’utilizzo degli allenamenti e delle partite? E se qualcuno ha pagato – lèggi casse comunali – quanto? -
Fino al 2013 alcuno aveva mai versato quote così come previste dalle convenzioni.Il volley maschile è tornato a casa…, la Virtus Frusino è scomparsa, come scomparsa è la serie A femminile di volley,  come è scomparso il calcetto, così come oggi scompare il basket.
Nonostante un allegro e libero utilizzo della struttura, costruita con impegni economici rilevanti con le tasse dei cittadini, lo sport inteso come spettacolo, quindi, non consegue, almeno nei nostri territori, alcun risultato sociale, lasciando invece pesanti pendenze sul territorio. Una struttura come il Palasport  che rimane lì vuota, senza possibilità di essere usata vista la morìa delle associazioni sportive e della debolezza dei loro progetti fantasmagorici, con l’Amministrazione che ha pensato di alzare le quote orarie a limiti vertiginosi pensando, lampo di genio, che se non si pagano tariffe basse uno possa pagare tariffe alte!
Ma tale scempiaggine non si arresta. Si è in attesa dell’opera omnia ed evidentemente imprescindibile per Frosinone che sarebbe il nuovo stadio, il Casaleno, iniziato più volte, ma mai terminato, anzi crollato, che prevederebbe l’ospitalità di ca 20.000 spettatori sulle tribune – la media oggi delle presenze negli ultimi 14 campionati degli spettatori alla partite del Frosinone è di 3.067!
Proprio sul Casaleno si gioca oggi una partita economica importante su cui l’Amministrazione prova a cavalcarne anche il risultato politico, indirizzando tutte le risorse cittadine in questo delirio, interpretando liberamente il Codice degli Appalti dove all’Art. 128 comma 3. “… sono da ritenere comunque prioritari i lavori di manutenzione, di recupero del patrimonio esistente, di completamento dei lavori già iniziati, i progetti esecutivi approvati, nonché gli interventi per i quali ricorra la possibilità di finanziamento con capitale privato maggioritario”. – e nel caso in questione il capitale privato sarà forse 1/7.
E per non essere da meno alle Amministrazioni precedenti non mancano progetti di costruzione di abitazioni e zone commerciali a partire proprio da due altri, di cui Frosinone non può proprio fare a meno!, come il megapalazzo sulle terme romane, e i grattacieli sull’area Matusa. Si rimane perplessi su chi dovrebbe costruire tali opere visto che l’imprenditore di riferimento è colui è legato a filo doppio al basket Veroli, alla emittente Extra TV…
Gli Amministratori, quelli pertinaci e impassibili, intanto richiamano i lavoratori della Frosinone Multiservizi e la cittadinanza tutta ad un nuovo, necessario, taglio (- 3 milioni) sui servizi (asili, scuolabus, verde, ecc.) per stare dentro il piano di riequilibrio economico finanziario, preannunciando una nuova stagione di difficoltà della popolazione già martoriata da indici di disoccupazione raddoppiati, da case ingurgitate dalle banche, da centinaia di sfratti in corso, da redditi ridotti, da un welfare sempre più asfittico che elargisce carità, forse meno attendibile della Caritas locale, e soprattutto senza uno straccio di piano di redistribuzione di reddito e lavoro.
Tutti in piedi ad applaudire per i 6 milioni di euro previsti – per ora – per lo stadio prelevati dalle tasche dei cittadini; tutti infastiditi per le intercettazioni telefoniche che respingono i “bifolchi ciociari” nella loro provincialità; tutti pronti al sacrificio per due ore di sport spettacolo, che come testimoniano le società locali con i piedi d’argilla, che hanno succhiato il bene pubblico per assaporare, bontà loro, il grande sport, è solo l’anticamera prima del capitombolo con nuovi e pesanti costi a carico della collettività.

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