venerdì 27 marzo 2015

Audizione per l'atto aziendale della Asl di Frosinone. Eccidio della trasparenza

Luciano Granieri


 La trasparenza è il principale  caposaldo della legalità. Questo principio è emerso  più volte negli ultimi giorni in relazione agli episodi di presunta corruzione che hanno investito dirigenti e amministratori  del ministero delle infrastrutture, del  Comune di Roma e della  Regione Lazio.  

Nella vicenda dell’audizione dell’atto aziendale della Asl di Frosinone innanzi alla commissione regionale per la salute, tutto emerge tranne che trasparenza. Continui rinvii della seduta, modifiche all’atto, inizialmente solo conosciute ad alcuni sindaci, mistero sulla natura delle modifiche tanto da ingenerare incertezza sull’opportunità o meno di un ulteriore passaggio presso la conferenza dei sindaci, fino alla farsa di ieri in cui si è scoperto l’inserimento di ulteriori aggiustamenti datati 25 marzo . Proprio il giorno prima dell’audizione e dopo che questa aveva già  subito diversi rinvii. Nella frenetica e isterica girandola di cambiamenti pare si siano persi altri 52 posti letto. Evidentemente la commissione non se l’è sentita di approvare il piano senza almeno aver analizzato le modifiche inserite all’ultimo momento, per cui l’audizione è slittata a martedì prossimo 31 marzo.  

Altrettanto evidente è che il documento dovrà tornare all’esame della conferenza dei sindaci a stretto giro di posta. L’unico elemento sicuro nell’oscura incertezza  che accompagna l’iter di questo atto aziendale è che l'ospedale di  Frosinone non sarà   Dea di II livello. Non c’è scritto, è riportato anzi che tale qualifica spetta alla struttura  Latina. L’hanno capito tutti, tranne quei quattro sindaci farlocchi che appoggiarono il piano   e che ora si ritroveranno a riesaminarlo non sapendo che pesci pigliare. 

A proposito. Questa vicenda è utile a capire come regolarsi in caso di elezioni amministrative.  Bisogna prendere esempio da  gente come Ottaviani o Pompeo e votare un candidato che operi all’opposto rispetto alle azioni che stanno svolgendo questi signori nel corso del loro mandato. 

Ma torniamo alla trasparenza. Che questa non fosse di casa presso la  Regione, soprattutto quando si pone attenzione al sistema sanitario, ci fu immediatamente chiaro quando come Osservatorio Peppino Impastato, insieme con lo SNAMI presentammo nel novembre del 2014 istanza di partecipazione all’atto aziendale,  una facoltà sancita   dalla legge 241/90 sulla trasparenza.  

La Regione oltre che risponderci in ritardo, ben oltre i 45 giorni stabiliti come tempo massimo per ottenere riscontro, rigettò la nostra richiesta tirando in ballo l’art.13  della legge nella quale si stabilisce che gli atti di pianificazione e programmazione, preliminarmente individuati dalla Regione, non prevedono la partecipazione dei cittadini. Resta difficile capire come un atto, i cui contenuti fino a ieri erano sconosciuti alla   commissione regionale per la salute ,  possa essere considerato come preliminarmente individuato dalla Regione. 

Purtroppo nella situazione attuale non possiamo contare neanche sui rappresentanti che pure abbiamo votato……cioè sono stati votati.   L’indegna gazzarra scatenata dai consiglieri eletti nel territorio  provinciale presenti a l’audizione, ci restituisce un’immagine di completo degrado amministrativo istituzionale. Apruzzese consigliere  di centro destra dalla memoria corta, sodale di coloro che hanno iniziato l’opera di smembramento della sanità pubblica, attraverso la dissennata gestione di Storace e il successiva devastazione della Polverini,  rinfacciava ai consiglieri di centro sinistra Buschini e Bianchi l’inadeguatezza della manager Mastrobuono chiedendone le dimissioni. Questi ultimi si arrampicavano sugli specchi tentando una difesa tanto debole quanto improponibile,  rinfacciando ad Apruzzese la responsabilità del suo partito nella gestione precedente. 

Barillari , consigliere M5S,  ovviamente rimaneva fuori da questo contenzioso ma era nondimeno duro nel denunciare  la farsa.  Questa invereconda sceneggiata dimostra ancora di più che la partecipazione dei cittadini nella gestione della Cosa pubblica  è l’unica salvezza. Non ci difende nessuno, ormai è  evidente che dobbiamo difenderci da soli.

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