Condivisione e divulgazione, questi sono i due fattori su cui si è snodato l’evento
“Difendiamo la sanità pubblica” organizzato dal Coordinamento provinciale per
la sanità sabato 28 febbraio e domenica primo marzo, 2015 presso l’auditorium
Colapietro di Frosinone.
Condivisione e divulgazione con, e per,
i cittadini del letale combinato disposto fra il disastro della sanità
provinciale, il degrado ambientale della
città di Frosinone e dell’area del Fiume Sacco. Infatti il disfacimento del
diritto di difesa dell’salute pubblica non determina solo tempi di attesa
biblici per esami diagnostici urgenti, o i gironi infernali dei pronto soccorso, o
viaggi della disperazione in altri presidi ospedalieri fuori dal territorio all’inseguimento di cure che i siti sanitari di questa Provincia non possono
assicurare , ma è anche e
soprattutto la criminale esposizione dei cittadini alle crudeli aggressioni
dell’inquinamento.
Come hanno lucidamente illustrato il chimico Riziero
Concetti e il Pneumologo Profeta
Zangrilli, nel dibattito moderato dal medico Dott. Giovanni Magnante dal titolo
“L’insostenibile pesantezza delle polveri” Gli abitanti del Capoluogo, città al
primo posto in Italia per l’inquinamento da PM10, sono esposti, oltre che ad
aggressioni alle vie respiratorie, anche a vere e proprie modificazioni
chimiche all’interno delle proprie cellule. In un contesto simile, con l’altissima presenza di fattori di rischio
per la contrazione di malattie polmonari e diversi tipi di tumore, è criminale
che nell’ospedale di Frosinone non sia presente il reparto di pneumologia.
Altri
preziosi elementi divulgativi, da condividere fra tutti i
cittadini, sono venuti dalla trattazione successiva, moderata da Aniello Prisco dal
titolo “La Valle del Sacco fra
inquinamento ambientale e crisi sanitaria, quale futuro?” Nell’esposizione,
Alberto Valleriani della Rete per la Tutela della Valle del Sacco, l’ingegnere
ambientalista Roberto Passetti, l’architetto ambientalista Anita Mancini e il
medico Dott. Giovanni Magnante, hanno descritto la genesi del modello di
sviluppo che ha distrutto economicamente e socialmente la Valle e avvelenato il fiume Sacco , le
gravissime ripercussioni sulla salute degli abitanti della zona che percorre da
nord (Colleferro) a sud (Ceccano), la Regione.
Un area in cui si registra un
eccesso di mortalità per tutte le malattie secondo uno studio condotto e
finanziato, nell'Ambito del Programma Strategico Ambiente e Salute, dal Ministero
della Salute. Una pezzo di territorio che, per il suo riconosciuto degrado ambientale,
dovrebbe usufruire di un potenziamento del sistema sanitario pubblico, anziché
subirne il dissolvimento. Ciò anche in base all’accordo Health 2020,
predisposto dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità, firmato da 53
nazioni, fra cui l’Italia. Ma dal dibattito sono giunte anche proposte per un
diverso sviluppo eco-sostenibile, attraverso attività economico sociali
orientate al turismo, alla green economy alla valorizzazione di tutte le
ricchissime peculiarità storico culturali di cui la zona è depositaria. Un
sistema di risanamento tutela e sviluppo della valle e del Sacco che prevede l’attuazione di un programma
quadro (Il contratto di fiume) i cui attori sono tutti coloro che hanno
interesse alla salvaguardia del posto dove vivono, ossia singoli cittadini,
associazioni, movimenti ed enti (Regione, Provincia, Comune). Un esteso
progetto di gestione partecipata del territorio che rimette al centro il tanto
vituperato e offeso concetto di democrazia.
Ma nell’evento di sabato e domenica
scorsa, condivisione e divulgazione
hanno abbracciato anche la cultura e la tradizione. La condivisione del
concetto di musica popolare si è realizzata con le performance del quartetto di
clarinettisti denominato Evenos
Quartet e il gruppo folk i Bifolk. La
musica di tradizione orale rurale, il folk, si è confrontata con la musica di
tradizione orale urbana, espressione di alcuni brani di jazz tradizionale proposti
dal repertorio degli Evenos Quartet. Non poteva mancare,
evidentemente, l’elemento massimo della condivisione e della convivialità, la
cena con la degustazione di prodotti tipici ciociari.
Tutto ciò ha avuto luogo
sabato. La domenica, si è voluto condividere e informare sulle lotte e le
azioni che cittadini e movimenti hanno organizzato durante il lungo processo di degrado della
sanità pubblica messo in atto dalle varie amministrazioni regionali che si sono
succedute dal 2001 ad oggi, anno in cui, grazie alla riforma del titolo V della
Costituzione , la sanità è passata alle competenza delle Regioni. La proiezione
del video : “Sanità ciociara , cronaca
di una morte annunciata” a cura del sottoscritto, ha ripercorso le tappe di una protesta sociale snodatasi nel tempo fra
alti e bassi. Video che prossimamente i naviganti di Aut potranno vedere a
puntate sul blog.
Si è andati avanti apprezzando le voci poetiche dialettali, attraverso le poesie
di Ercole Marino Martire. Un’ espressione autentica , disincantata, anche un
po’ cinica della percezione popolare del disastro della sanità. Testimonianze
di gravi episodi di malasanità avvenute
nel nostro territorio, raccolte sui social network e riportate da Maria Letizia Dello Russo, hanno reso
ancora più brutale una realtà drammatica.
Ultima condivisione quella dei
sindaci di Frosinone, Ottaviani e Di Giorgi di Latina. A dire il vero si è trattato di una
condivisione asimmetrica, perché il sindaco del capoluogo ciociaro, essendo
arrivato in ritardo, ha avuto solo il
tempo di salutare il suo dirimpettaio pontino che stava andando via. L’alleanza contro il “romano-centrismo
sanitario” è stato l’auspicio condiviso. Frosinone non ha il Dea di II livello,
e non l’avrà mai checché ne dica il
sindaco Ottaviani, Latina ha solo il cartello “Dea di II livello ” posto all’ingresso
dell’ospedale ma non ha i servizi propri di un presidio con questa
qualificazione. Le lamentazioni dei sindaci e qualche protesta indirizzata a Nicola Ottaviani hanno concluso l’evento.
Da
ricordare che in entrambi i giorni la sala è stata adornata dalle opere
pittoriche e fotografiche dei volontari
dell'associazione Forming, e del centro Interarte pubblica e popolare. In conclusione non sappiamo la valenza di
consapevolezza sulla drammaticità della
situazione appresa da chi ha partecipato, forse le aspettative su una maggiore
partecipazione sono andate un po’ deluse. Ma certo questa è la strada giusta.
Rendere i cittadini più consapevoli è un impegno gravoso ma utile e necessario,
per veder rispettati i diritti della
collettività. “Er popolo se svejerà, nun
se sevejerà? Noi contunuamo a pija a serciate le sue finestre chiuse” . Così
faceva dire Gianni Magni a Nino Manfredi (Pasquino) nel film “In nome del
popolo sovrano”. Noi pure continuamo a tirà i serci. Er popolo se svejerà?
Nessun commento:
Posta un commento