martedì 17 marzo 2015

DOVE FINIRANNO I 90 DIPENDENTI DEL CENTRO DELL’IMPIEGO DI FROSINONE?

Il segretario provinciale del PCd’I

Oreste Della Posta

Premesso che siamo nella confusione più completa per quanto riguardo il riordino delle provincie che sta causando notevoli danni ai cittadini. In questo quadro appare con molta evidenza la confusione che si sta sviluppando per quanto riguarda le politiche del lavoro e per i centri dell’impiego. È certo che il lavoro non è più competenza della provincia, quindi, i 90 dipendenti attualmente in pianta all’organico  sono in una fase di basso utilizzo. La cosa grave è che il jobs act  rimanda ad un nuovo decreto sia l’istituzione del NASPI e sia l’utilizzo del centro per l’impiego.  A questo punto noi Comunisti riteniamo che l’agenzia nazionale del lavoro debba inglobare i centri per l’impiego e gestire mobilità,  cassa integrazione e disoccupazione. Inoltre riteniamo utile che l’accorpamento delle varie agenzie, come per esempio Italia Lavoro e ISFOL, in un'unica agenzia. Le politiche attive del lavoro vanno trasferite a questa nuova agenzia e riteniamo che la formazione debba tornare al centro della di queste politiche.
In tante realtà la formazione è gestita in modo egregio, altre in modo disastroso e questo comporta un costo e degli sperperi che non possiamo più permetterci.
I dipendenti dei centri dell’impiego sono in età avanzata, in quanto non vi sono state assunzioni negli ultimi 15 anni, e avranno la difficoltà ad una riconversione informatica, che oggi è fondamentale. Anche se i nostri centri per l’impiego di Frosinone  hanno dato grande prova di capacità per quanto riguarda il reddito minimo di inserimento negli anni 2000 e 2001, introdotto dal Governo Prodi nel 1998. Infatti la nostra provincia fu citata  dal Ministro del Lavoro come esempio di “buona pratica”.
È anche indispensabile unificare gli ispettori del lavoro, quelli dell’INAIL, sotto la supervisione, o meglio il coordinamento, delle ASL. Sono tutti provvedimenti che possono essere eseguiti immediatamente in modo da offrire un miglior servizio al cittadino che sempre più vive il dramma della disoccupazione.
È sicuro che l’occupazione si genera solo con investimenti pubblici e privati, ma le politiche attive per il lavoro servono a fare incontrare domanda e offerta di lavoro, e questo è fondamentale.

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