Nella Capitale i preparativi per le manifestazioni per il settantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo segnano una svolta. “Dato che sarà Shabbat non saremo presenti, ma non ci saremo anche perchè i palestinesi, che chiedono di essere al corteo, durante la guerra erano alleati dei nazisti”, ha fatto sapere il capo dell'anima oltranzista della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici. E la racconta così: “lo scorso anno è stato l'epilogo di una sommatoria di incidenti, insulti e tensioni che ogni anno si ripetono. Il 25 aprile dovrebbe essere una giornata di festa, invece lo scorso anno mi hanno dato del fascista. Le organizzazioni pro Palestina - aggiunge - pretendono che non ci sia quel giorno il simbolo della brigata ebraica che liberò l'Italia dal nazifascismo insieme alle truppe alleate e ai partigiani. E sulla rete si stanno organizzando scrivendo che se ci saremo ci picchieranno. Tutto questo è assurdo”.
Ovviamente questa è la tesi falsata e autoconsolatoria con cui la parte più estremista della comunità ebraica, racconta quanto accaduto lo scorso anno e la discussione di quest'anno a chi è disposto a crederci senza fare troppe domande né approfondire la verità.
Lo scorso anno, come noto, la manifestazione per il 25 aprile venne funestata dall'aggressione a freddo del servizio d'ordine della Led (Lega Difesa Ebraica) contro un gruppo di manifestanti che, come è consuetudine, sventolavano le bandiere palestinesi nel corteo che celebra la Resistenza al nazifascismo. Azioni simili erano avvenute anche negli anni precedenti ma in modo più circoscritto – anche se per questo non meno grave.
Per la manifestazione di quest'anno, particolarmente significativa perchè ricorrono i settanta anni dalla Liberazione, nelle reti solidali con la Palestina, con i kurdi, con gli antifascisti del Donbass e nelle forze politiche della sinistra di classe romane, si sono tenute assemblee e riunioni nei quali è stato deciso di stare nella manifestazione con uno spezzone dedicato alla resistenze, inclusa ovviamente quella palestinese che si oppone all'occupazione israeliana. Non solo, ma fra tutte le forze, unitariamente, era emersa la decisione che non sarebbero state accettate aggressioni come quella dell'anno scorso che colse i compagni dispersi e impreparati.
Due cose vanno chiarite subito: la prima è che in discussione non è la presenza della Brigata Ebraica ma la presenza invasiva di decine di bandiere dello Stato di Israele che nulla hanno a che vedere con la storia e il contenuto della manifestazione del 25 aprile; la seconda è che su quanto avvenuto lo scorso anno, la dinamica dei fatti è stata evidente agli occhi, alle fotografie e alle telecamere di tutti i presenti e il solito gioco di far passare gli aggressori per vittime non è riuscito.
Il 25 aprile quindi in piazza ci saranno, come doveroso e giusto, le resistenze e non ci saranno i rappresentanti di stati che occupano e opprimono altri popoli. Un segnale importante che va tutelato e rivendicato con forza.
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