Mese di aprile, mese
di liberazione. Proprio ad aprile si è
consumata la liberazione dei fondi per l’ampliamento
del museo archeologico di Frosinone. Come è noto i finanziamenti, a suo tempo
destinati alle opere finalizzate alla sistemazione del polo museale, erano
stati cooptati e dirottati sul completamento
del nuovo stadio Casaleno. Un’opera elettoralmente e populisticamente redditizia.
Ma proprio il mese di aprile porta la liberazione, dal lager dello stadio, dei soldi destinati al museo. Il merito di
questa vittoria va ai partigiani di oggi, quelli che il 25
aprile scorso hanno occupato L.go Turriziani per ricordare alla cittadinanza i
valori e gli strumenti di lotta che la resistenza ci ha lasciato in eredità: Perseveranza, consapevolezza, condivisione.
Con
queste armi, le associazioni firmatarie della lettera inviata alla cassa
depositi e prestiti per denunciare la deviazione di fondi dal museo allo stadio, ed autrici di una campagna informativa presso
i cittadini, sono riuscite ad ottenere una prima resa del podestà sindaco.
Quelle stesse associazioni, salvo qualche
eccezione, che con l’evento del 25 aprile scorso in L.go Turriziani hanno legato gli ideali della liberazione dal nazifascismo
ad una prassi di liberazione dagli abusi
e soprusi perpetrati dai gerarchi fondiari padroni della città.
Come nella
lotta resistenziale i pezzi grossi del Comitato Nazionale di
Liberazione tentarono di intestarsi vittorie ottenute esclusivamente grazie al
coraggio dei partigiani, anche nella battaglia per il museo alcuni generali stanno tentando di impossessarsi dei risultati ottenuti da chi ha preso in mano le
redini della vera opposizione in questa città.
Ma non finisce qui, la
resistenza è appena cominciata . Ora c’è da difendere l’area del Matusa.
Infatti la liberazione dei fondi per il museo, non disinnescherà l’operazione
capitalistica di esproprio alla cittadinanza di un luogo pubblico , nostro, come
quello dell’attuale stadio Matusa. Questa è un’area di proprietà comunale la
cui destinazione di piano regolatore è, “F” cioè servizi pubblici, cioè servizi
per il cittadino, cioè per noi.
Con la delibera di consiglio comunale n.31 del
19/04/2014 si regala questo nostro possedimento al solito costruttore padrone
della città. Senza nulla ricevere in cambio i cittadini dovranno cedere un loro
spazio ai soliti signori del profitto
privato. Non so quale valore catastale potrebbe avere un’area come quella del Matusa. Sarebbe bene
che qualche tecnico si incaricasse calcolarlo, infatti quel valore è l’esatta
stima del danno erariale che l’amministrazione Ottaviani arrecherebbe alla
collettività cedendo il Matusa aggratis.
Quell’area è nostra. Lo stadio deve
sgomberare da lì per rendere quegli spazi liberi di ospitare “servizi per i cittadini” così come indicato
dal Piano regolatore. Dove si farà lo
stadio? Al Casaleno, o da qualche altra parte non interessa. L’importante che
sia a totale carico dei privati. L’importante è che chi decida di realizzare l’opera,
provveda, a sue spese, a dotarla delle servitù urbanistiche necessarie, a pagare gli oneri concessori e a non arrecare
danni all’ambiente della città .
Che si faccia lo stadio, ma senza alcun onere
per una cittadinanza stremata da tasse e balzelli. Tutti auspichiamo il
Frosinone in serie A, ma i Canarini non
devono gravare sulle tasche dei cittadini se non per il costo del biglietto e
dell’abbonamento che pagherà solo chi
vorrà assistere alle partite. Lo vogliono i partigiani di oggi, lo vogliono i
tifosi e lo vorrebbe anche il cittadino volsco.
Busto di tifoso volsco. |
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