Six silver strings, le corde d’argento di una chitarra. Sono
corde capaci di trasformare il piazzale antistante la curva Sud dello stadio Olimpico
nelle affascinanti ed epiche strade del
blues. Six Silver strings , quando in piedi su una sedia malferma non riesci a limitare
le tue sinapsi schiave di quelle blue
note che escono copiose dalle six silver strings. Six silver strings, quando non capisci perché
una scala pentatonica riesca a scombussolarti così tanto, riesca ad ubriacarti come
se ti fossi scolato un’intera bottiglia di bourbon, senza infliggerti i malesseri dell’ intossicazione alcolica. Six silver strings, quando ti rendi conto che la contaminazione
musicale nata dai vaneggiamenti emotivi dei diseredati, degli ultimi: gli
schiavi dei campi di cotone della Louisiana , le prostitute delle malfamate
bettole nello Storyville di New Orleans, assurge a leggiadria ritmica. Six
silver strings, quando ti rendi conto che il calore della musica non discende dalla despota grammatica melodica dei canti
gregoriani e da ciò che da essi è scaturito nell’Europa classica , ma dal
beat che ogni feto assimila ascoltando
il battito cardiaco della madre. Six silver strings, quando capisci che su quelle dodici battute si apre un mondo di
condivisione e coinvolgimento emotivo immenso, fra musicista e musicista, fra
musicista e pubblico. Six silver strings. Le sei corde d’argento dell’immenso
B.B.King, scomparso ieri nella sua casa di Los Angeles a 89 anni.
Bye king of the blusey six silver
strings.
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