lunedì 1 giugno 2015

2 giugno nasce la Repubblica.....quando, come, dove?

Luciano Granieri


Domani è il 2 giugno 2015. Non è uno scoop, basta guardare il calendario. Senonchè  il 2 giugno di 69 anni fa pare   sia stato indetto un referendum  per il quale l’Italia sia assurta al rango di Repubblica Democratica, licenziando definitivamente il regime monarchico. Pare, inoltre,  che per la prima volta a pronunciarsi sulla questione siano state coinvolte anche le donne, alle quali, mai prima di allora,  era stato consentito di votare. 

C’è da festeggiare? Secondo le ordinanze prefettizie  si. Non sia andrà a scuola e gli uffici pubblici rimarranno chiusi. Ovviamente la grande distribuzione se ne fotte di queste quisquilie.  Cosa vuoi che sia un passaggio storico così importante di fronte alla possibilità di vendere un etto di mortadella in più o di schiavizzare un po’ di disgraziati che pur di tirare avanti sono disponibili a sacrificare al capitale la loro vita, 24 ore su 24,  natale a pasqua compresi? Alla faccia della Repubblica fondata sul lavoro e non sullo sfruttamento.  

Siamo sicuri che la fondamentale  portata democratica   del referendum di 69 anni fa,  così storicamente importante, sia giunta fino a noi intatta? Quanto già scritto sulla faccenda degli ipermercati aperti potrebbe far nascere dei dubbi. E riflettendo con più attenzione i dubbi si trasformano in inoppugnabili contraddizioni. 

Cominciamo dell’istituzione del referendum,  un esercizio di democrazia sublime in cui il cittadino è chiamato direttamente a decidere su  alcuni aspetti della propria vita sociale. Ha senso celebrare tale avanzamento democratico quando nel 2011, una sacrosanta prescrizione referendaria sull’assoluto divieto di realizzare profitti dalla gestione privata di beni necessari alla vita come l’acqua, è stata completamente disattesa dagli organi legislativi?  

E ancora. Ha senso festeggiare un evento fondamentale, come il passaggio da una sovranità monarchica ad una sovranità popolare, quando nello scorso fine settimana, in concomitanza di elezioni regionali e comunali, espressione di una valenza democratica di prossimità, la metà dei cittadini ha deciso di non esercitare quel diritto di scelta conferitogli dagli eventi accaduti il 2 giugno di 69 anni fa?  E’ democrazia quella che lascia  il 50% della popolazione  priva di  rappresentanza? 

Ed infine, ha senso festeggiare questa ricorrenza con parate militari ed esibizioni di aerei da combattimento, quando a seguito di quel 2 giugno è nata una Costituzione in cui all’art.11 si afferma che l’Italia ripudia  la guerra? Una delle tante obiezioni a quest’ultimo assunto riguarda il senso di appartenenza alla Patria i cui confini devono  essere difesi  (dall’attacco di chi?).  

Ma anziché ammirare le frecce tricolori o i carri armati, non da più senso di appartenenza alla comunità evitare di evadere le tasse, in modo da assicurare a tutti i “compatrioti” servizi sociali efficienti?  Non ci si sentirebbe più Italiani se la scuola pubblica riuscisse a trasmettere quei valori storico culturali, fondamento della nostra identità e sensibilità umana? 

E’ appagante festeggiare il 2 giugno svendendo la fonte della nostra storia sociale  e culturale (la scuola pubblica) alla multinazionale di turno? Scusata ma personalmente trovo il 2 giugno una data fausta per ciò che storicamente si è determinato, ma notevolmente infausta per come ipocritamente oggi quella ricorrenza è festeggiata. Comunque buon 2 giugno a tutti.

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