martedì 16 giugno 2015

Grecia Contro il diktat imperialista: sospendere il pagamento del debito e nazionalizzare le banche!

Segretariato della Lit-Quarta Internazionale


Ci sono trattative in corso tra il governo greco e i leader dell'imperialismo europeo. Il pacchetto di misure che l'imperialismo esige non è altro che la firma dello status di colonia seguita da una vera e propria dichiarazione di guerra contro la classe lavoratrice: esige il mantenimento integrale del piano di privatizzazioni (iniziato dal governo di Antonis Samaras di Nuova Democrazia), degli aeroporti e dei porti del Pireo e di Salonicco; implementare la riforma delle pensioni (cioè, abbassarle e porre fine ai prepensionamenti); mantenere la sospensione della contrattazione collettiva salariale e sulle condizioni di lavoro, rivedere il diritto di sciopero e la legge che regola i licenziamenti collettivi, ovviamente per renderli più facili.
Il fatto che il pagamento del debito debba venire dal sangue e dal sudore dei lavoratori greci, fa si che:
- qualsiasi cambiamento in ambito lavorativo sia soggetto all'approvazione della Troika;
- si aumenti l'IVA e si cancellino i sussidi per l'acquisto di combustibili per il riscaldamento e del gasolio per uso agricolo;
- si mantenga la politica  di avanzo primario e i tagli alla spesa sociale;
- si prospetti anche di “rivedere le tabelle salariali” per i lavoratori statali, cioè tagli ai salari della pubblica amministrazione.
Come se non bastasse, c'è qualcosa di raramente discusso e commentato dalla stampa: la pretesa di "istituire un'agenzia tributaria indipendente". Cioè, lo Stato greco deve rinunciare al controllo sulla riscossione delle imposte e passarla direttamente all'Unione Europea (Ue), riconoscendo la fine di ogni parvenza di sovranità.
Quello che dice l'imperialismo in maniera altisonante, e che non sentono solamente quelli che non vogliono sentire, è che il prezzo da pagare per rimanere nell'Ue e nella zona euro è la colonizzazione del Paese e la schiavitù. La sottomissione e l'umiliazione della Grecia non è dettata solamente dalla politica di saccheggio, ma anche, da ciò che dichiara uno dei portavoce del capitale finanziario: "La democrazia europea ha una premessa organizzativa nuova. I cittadini devono ancora cambiare i loro dirigenti, ogni tanto, ma solo con la chiara consapevolezza che le elezioni non annunciano cambi di direzione. Le élite europee, di destra o di sinistra, all'interno o al di fuori della zona euro, si inginocchiano davanti all'altare dell'austerità. I governi si permettono un ritocco qui o una sfumatura in quello a cui danno più importanza là. Nessuno osa mettere in discussione il catechismo della austerità di bilancio”.  (Financial Times, 05 giugno 2015).
Detto questo, l'imperialismo ha bisogno di schiacciare i lavoratori greci per aver osato dire basta alla spirale di tagli, controriforme e super-sfruttamento. L'“altare dell'austerità” non ammette riforme: il rifiuto di Alexis Tsipras dei dettami dell'imperialismo non essendo stato accompagnato da misure che permettano di rompere con il catechismo dell'austerità mantiene il Paese in ginocchio.
L'alternativa: trasformare la Grecia in una colonia tedesca o sospendere il pagamento del debito e uscire dall'euro
La logica di cambiare l'“austerità rigida” con una “austerità flessibile” porta ad accettare, anche negoziando, i termini del diktat imperialista, posto che l'unica strategia reale della negoziazione ha come limite e orizzonte che la Grecia rimanga a tutti i costi nella zona euro. Ma questa strategia risponde semplicemente agli interessi della grande borghesia greca e dei banchieri parassiti falliti; si mantiene il Paese in ostaggio dei prestiti della Banca centrale europea (Bce) affinché essi mantengano i loro profitti a galla, mentre la classe lavoratrice sta affondando nella miseria.
Tsipras ha denunciato che l'“asfissia finanziaria” alla quale la Bce sta sottomettendo la Grecia “è immorale”. Ma l'imperialismo non capisce nulla né di morale né di umanità, qualità che il primo ministro greco esige da coloro i quali si rifiutano perfino di riconoscere la loro responsabilità storica per l'occupazione e la barbarie nazista in Grecia durante la Seconda guerra mondiale. Quello che non dice Tsipras è che questa “asfissia finanziaria” è facilitata direttamente dalla sua decisione di firmare l'accordo dello scorso febbraio.
La domanda sorge spontanea: che misure il governo Tsipras ha decretato contro l' “asfissia finanziaria” imposta dalla Bce? Ha obbligato tutte gli organismi statali (dai municipi fino agli ospedali) a mettere a disposizione del governo le proprie riserve di cassa per rispettare gli impegni di pagamento al Fmi. Era questa l'unica strada? No. L'“asfissia” non può essere utilizzata per negoziare il diktat, poiché è necessario invece che il suo governo nazionalizzi le banche, senza farsi carico di nessuno dei loro debiti, le unifichi in una unica banca statale e decreti il controllo dei movimenti di capitali.
Ma il governo Tsipras e il suo partito Syriza già hanno annunciato che, in cambio di un "accordo", gettano dalla finestra il programma di Salonicco, con il quale Syriza ha vinto le elezioni. E di quel programma già è sparito l'impegno ad aumentare il salario minimo, ad abolire completamente la riforma del lavoro, a non aumentare l'Iva, alla riduzione unilaterale del debito, ad annullare le privatizzazioni, ecc. Al contrario, si afferma che le privatizzazioni saranno fatte ma, questo sì, in “maniera sovrana”. Tantomeno è rimasto del programma di Salonicco il reintegro dei dipendenti pubblici gettati per la strada dal governo Samaras (ad esempio le protagoniste dell'eroica lotta delle lavoratrici delle pulizia dei ministeri), dei quali solo l'1% sarà reintegrato, secondo il disegno di legge del governo. (1)
L'unico e principale argomento utilizzato da Tsipras per giustificare le concessioni è che non ha ricevuto il mandato dal popolo greco per rompere con l'euro. Ma è vero anche anche il contrario, perché Tsipras non ha nessun mandato a tradire il suo programma e il suo solenne impegno di porre fine all'austerità.
L'opzione perseguita da Syriza è rinnegare gli impegni assunti con i lavoratori. Per rispettarli, invece, dovrebbe rompere i suoi legami e impegni con la borghesia greca, con Anel (2), e in particolare, con i banchieri soci dell'imperialismo nel saccheggio del Paese, parassiti dei grandi squali europei.
Per farla finita con l'austerità, bisogna decretare la sospensione immediata del pagamento del debito. Se Tsipras non lo fa continuerà con la logica dei tagli, delle privatizzazioni e del super-sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici.
Diciamo alle lavoratrici e ai lavoratori greci che non c'è altra via che la loro mobilitazione e la loro lotta, indipendente dal governo. È necessario uno sciopero generale in difesa delle rivendicazioni basilari dei lavoratori e contro i piani di austerità negoziati dal governo con l'imperialismo. È ora di scendere in piazza e esigere da Syriza: rifiutate e non negoziate il diktat imperialista! Sospendete immediatamente il pagamento del debito e nazionalizzate le banche! Chiamate urgentemente alla solidarietà internazionalista i lavoratori europei e di tutto il mondo!
Quelli che all'interno di Syriza (come la Piattaforma di Sinistra) sono contrari alla firma del nuovo memorandum, non possono continuare a seminare illusorie speranze nel governo: è necessario rompere con il governo Tsipras-Anel, organizzare l'opposizione operaia e delle masse popolari e costruire un fronte unico dei lavoratori, indipendente dal governo, al fine di avanzare nell'unità delle lotte. E, più che mai, bisogna fare appello alla solidarietà europea contro il boicottaggio e innalzando la bandiera di un'Europa unita dei lavoratori e delle masse popolari.
Naturalmente, l'apertura di una prospettiva di questo tipo esige un governo che si basi e risponda alla classe lavoratrice e alle masse popolari organizzate, che faccia i passi di rottura necessari e sviluppi la solidarietà. Parliamo di un governo dei lavoratori. E della necessità di avanzare, dentro l'attuale processo di riorganizzazione, nella costruzione di una direzione rivoluzionaria.
Ribadiamo, infine, la nostra disposizione a collaborare e ad aiutare le organizzazioni e gli attivisti della sinistra greca a costruire una opposizione operaia e socialista al governo di Tsipras.
Solidarietà con le masse popolari greche! Cancellazione del debito greco verso gli Stati!
Dai Paesi europei che si dicono “creditori” della Grecia (Germania, Francia, Italia, Stato spagnolo, ecc.), le sezioni della Lit fanno un appello a tutti i partiti, le organizzazioni e i sindacati a iniziare una campagna immediata per la cancellazione del debito greco. Le lavoratrici e i lavoratori greci non ci devono nulla: il “salvataggio” greco che ha causato immensi sacrifici per le masse popolari greche non aveva altro scopo che salvare dalla bancarotta le banche imperialiste creditrici, in particolare quelle tedesche, francesi e statunitensi, esposte con grandi prestiti nel Paese. Il piano di salvataggio dell'Ue non è stato altro che il trasferimento del debito bancario agli Stati affinché lo paghino come al solito i lavoratori e le masse popolari. La lotta per la cancellazione del debito greco è la stessa che portiamo avanti nei nostri Paesi contro i tagli e l'austerità.
Note(1) La lotta delle lavoratrici delle pulizie del Ministero delle Finanze. www.litci.org
(2) Partito di destra membro della coalizione di governo.

Traduzione dall'originale spagnolo di Giovanni “Ivan” Alberotanza

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