sabato 27 giugno 2015

Passa al Senato la fiducia sulla “buona scuola”

Mauro Buccheri

Costruire una mobilitazione radicale e ad oltranza
per cacciare il governo Renzi!

 
Giovedì 25 giugno il Senato ha dato la fiducia al maxiemendamento sulla “buona scuola” presentato due giorni prima alla commissione istruzione dai relatori Francesca Puglisi del Pd e Franco Conte di Ap.  Il governo ha ottenuto l'ok a Palazzo Madama con un largo margine ed il 7 luglio il provvedimento arriverà alla Camera per la definitiva approvazione. 
Nonostante le massicce mobilitazioni promosse in queste settimane da studenti e lavoratori della scuola, che hanno avuto i momenti di punta nel 5 maggio scorso, in occasione del partecipatissimo sciopero generale, e poi nel blocco degli scrutini di fine anno, il governo del bullo fiorentino continua imperterrito sulla sua strada. Il pesante calo di consensi registrato dal Pd alle recenti elezioni regionali (1), frutto di una crescente e diffusa sfiducia verso un esecutivo che ha promosso politiche violentemente antipopolari (2), non ha mutato dunque l'approccio di  Matteo Renzi che non ha alcuna intenzione di tradire la fiducia riposta in lui dall'alta borghesia e dai poteri forti internazionali.
E mostrando come al solito una totale assenza di senso del pudore, i carnefici della scuola pubblica – dopo il voto di fiducia a favore – hanno espresso la loro gioia per avere salvato la poltrona (pur intuendo che in realtà non esistevano rischi concreti, per i motivi che vedremo fra poco). Abbiamo assistito ai soliti trionfalismi dei membri del governo, dalla ministra dell'istruzione Giannini al ministro dell'interno Alfano (quest'ultimo fra gli artefici in passato della controriforma Gelmini) che su twitter ha salutato festante il via libera a un provvedimento che offre “sostegno alle paritarie”, cioè che regala fiumi di soldi alle scuole private dei ricchi, mentre si continua a tagliare la spesa sulla scuola pubblica. Linea seguita in questi anni indistintamente da tutti i governi, di centrodestra come di centrosinistra.
 
Cosa prefigura la controriforma della scuola
Come abbiamo detto più volte, la controriforma renziana sulla scuola - così come in generale la politica di questo esecutivo - è pienamente in linea con le scelte  antipopolari operate dai governi precedenti. Molto significativo, ad esempio, quanto dichiarato qualche tempo fa dalla Gelmini, ex ministra dell'istruzione nel governo Berlusconi IV, che ha descritto la “buona scuola” renziana come la definitiva realizzazione del progetto scolastico berlusconiano (3). Più precisamente, diremmo che le politiche renziane come quelle berlusconane rispondono agli interessi del padronato, ma di certo non possiamo stavolta dar torto alla Gelmini (diventata ormai celebre per la selvaggia controriforma che tagliò quasi 10 miliardi di euro a scuola e università pubbliche) quando rimarca evidenti convergenze, nello specifico in materia scolastica.
E infatti, portando a compimento il progetto della berlusconiana Aprea (ai tempi non andato in porto) la “buona scuola” renziana consacra la figura del preside-sceriffo che assume, licenzia e premia come “meritevoli” le persone che lui preferisce. E poco importa se, per guadagnare tempo e attenuare momentaneamente i malumori generali, il governo ha deciso di rimandare al prossimo anno la chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi, uno dei punti della “riforma” su cui più diffusi sono il disappunto e lo sconcerto.
Per il resto, si continuano a foraggiare le scuole private, per la gioia di clero e mafia; si cerca di soffocare il conflitto sui luoghi di lavoro attraverso la figura del preside-sovrano onnipotente, parallelamente al processo di smantellamento dei diritti sindacali promosso dal governo su altri fronti; si aprono le porte degli istituti ai privati, si porta avanti la trasformazione delle scuole in aziende, sulla base della logica del profitto; si accentua la discriminazione fra gli alunni e fra le scuole; si punta sullo sfruttamento degli studenti attraverso la tanto sbandierata “alternanza scuola-lavoro” (lavoro gratuito, si intende: con sommo gaudio dei padroni); si continua a chiudere gli occhi davanti alle esigenze dei ragazzi disabili e alla gravissima problematica dell'inadeguatezza e pericolosità degli edifici scolastici, rispetto alla quale gli investimenti promessi dal governo risultano del tutto inconsistenti.
E si nasconde questo disastro con la vuota retorica - cui fanno da cassa di risonanza i giornali di sistema (4) - della “meritocrazia”, della lotta ai “corporativismi” (per citare le parole del renziano Faraone, sottosegretario all'istruzione) e della “campagna di assunzioni” dei precari (5). Demagogia finalizzata a screditare i lavoratori della scuola agli occhi delle masse popolari.
 
Le “opposizioni” al governo Renzi
Come se non bastasse l'attacco violento del governo alla scuola pubblica, è agghiacciante constatare da chi è incarnata – in parlamento e fuori – la sedicente “opposizione” alle politiche renziane. Non solo per quello che (non) rappresentano questi gruppi, quanto per la fiducia che larghi settori popolari nutrono ancora verso costoro. Si tratta infatti di forze politiche che si limitano a contestare strumentalmente il singolo provvedimento, e magari anche altri, ma che non escono minimamente dalle logiche di sistema.
Quali sono infatti le forze politiche che, con lumini cimiteriali, cartelloni e fischietti, hanno contestato e votato al Senato contro la “buona scuola”? In primo luogo i vendoliani di Sel, quelli che in questi anni – al di là della fabbrica di parole di Nichi – hanno portato avanti politiche di sistema (proverbiale la mattanza della sanità pubblica operata in Puglia da Vendola), andando spesso a braccetto con quel Pd che adesso fingono di contestare, e che anche alle recenti elezioni hanno appoggiato in diverse regioni.
In secondo luogo,  il Movimento 5 stelle, forza populista reazionaria che ha costruito i suoi consensi (comunque oggi in netto calo rispetto a ieri) sul richiamo all'antipolitica e sulla visibilità mediatica del suo leader guru (6). E' paradossale che il M5s, che sulla scia dei berlusconiani ha inserito nel suo programma l'abolizione del valore legale del titolo di studio, che difende polizia, padroni che delocalizzano e grandi evasori, dando addosso ai migranti, cerchi oggi di capitalizzare il malcontento dei lavoratori della scuola (per strapparli alla concorrenza elettorale del Pd, che in quel settore ha storicamente un notevole bacino elettorale) e di ergersi a paladino della difesa della scuola pubblica.
Altra “opposizione” parlamentare al governo Renzi che ha votato contro la “buona scuola” è la Lega di Salvini, una “opposizione” da destra, da parte di una forza politica che negli ultimi anni è stata al governo con Berlusconi votando tutte le leggi più antipopolari, inclusa la controriforma della scuola targata Gelmini (sebbene oggi la Lega sbraiti contro la “buona scuola” renziana, che corre sugli stessi binari), e che sta contribuendo a diffondere – assieme ad altri gruppi gemelli dell'estrema destra  – un'odiosa propaganda razzista e xenofoba contro i migranti.
E restando a destra, fra coloro che hanno votato contro la “buona scuola” renziana, ci stanno anche i senatori di Forza Italia (tragicomico!), su cui c'è poco da aggiungere (ha sostenuto il governo, invece, l'ex forzista Sandro Bondi, fino a ieri berlusconiano irriducibile ma da qualche settimana folgorato sulla via di Firenze).
Quanto all'opposizione interna al Pd, la cosiddetta “minoranza di sinistra”, ci si è limitati da parte dei suoi membri ad una polemica a beneficio delle telecamere, polemica seguita, nei giorni che hanno preceduto il voto di fiducia, dall'assunzione della responsabilità di votare a favore del ddl per “disciplina di partito”! Con l'eccezione di qualcuno che non ha partecipato al voto (che opposizione radicale! 7) o di qualcun altro che, come Fassina, ha rotto in questi giorni col Pd per... costruire assieme a Civati e soci l'ennesimo contenitore socialdemocratico che occupi lo spazio elettorale a sinistra del Pd! (8)
 
Che fare?
Anche sul fronte sindacale, come su quello politico, sembra ad oggi assente una risposta adeguata alla gravità dell'attacco portato alla scuola pubblica dal governo Renzi. La Cgil della Camusso si limita, sotto la pressione della sua base, a criticare a parole l'operato dell'esecutivo, mentre le dirigenze delle forze del sindacalismo “di base” risultano disunite e chiuse nei propri recinti autoreferenziali, alternando proclami combattivi ad azioni che vanno nella direzione diametralmente opposta (9). Nessuno finora intende mettere in campo uno sciopero generale e muoversi in direzione di una mobilitazione radicale e ad oltranza.
Noi, al contrario, riteniamo necessario che i lavoratori della scuola e gli studenti proseguano la mobilitazione messa in campo in queste settimane lungo la direzione su indicata, unendo la loro lotta a quella dei settori mobilitati su altri fronti, fino alla cacciata del governo Renzi e al ritiro del ddl sulla “buona scuola”. Come Pdac lavoriamo infatti alla costruzione di un'opposizione radicale e di classe all'attuale governo, così come a tutti i governi borghesi, che superi gli ostacoli frapposti dalle (micro e macro) burocrazie politico-sindacali, interessate unicamente ai loro orticelli piuttosto che ad alimentare il conflitto sociale.
Nel frattempo, ci rendiamo conto che una netta inversione di rotta, ovverosia una politica orientata verso lo sviluppo di una scuola laica, democratica e interculturale (distante anni luce dunque dalla scuola pensata ad esempio dalla mente xenofoba di Grillo), libera dall'influenza degli interessi privati, sarà possibile soltanto attraverso l'edificazione di una nuova società, governata dai lavoratori per i lavoratori. E questo risultato non potrà essere raggiunto limitandosi alla sterile “opposizione” e alle patetiche sceneggiate dentro i palazzi, nel quadro di una logica di sistema, ma soltanto costruendo – nelle piazze, nelle fabbriche, nelle scuole - un'organizzazione politica rivoluzionaria internazionale e internazionalista, capace di portare alle estreme conseguenze le contraddizioni del sistema capitalista: il responsabile  ultimo – al di là delle forze politiche borghesi contingenti che ne attuano i diktat a qualsiasi coordinata geografica – della devastazione sociale che sta lacerando profondamente un mondo tremendamente sofferente sotto il suo giogo.
 
 
 
Note
1 Consultare in merito: 
http://www.alternativacomunista.it/content/view/2165/47/
2 Dal jobs act al piano casa, dallo sblocca italia alla buona scuola, il governo Renzi ha varato una serie di misure reazionarie su cui ci siamo soffermati analiticamente negli ultimi tempi. Per conoscere la nostra analisi in merito a queste controriforme, rimandiamo al documento politico votato al recente IV Congresso del Pdac:http://www.alternativacomunista.it/dmdocuments/IV%20CONGRESSO/Atti%20IV%20Congresso.pdf
http://ilmanifesto.info/scuola-gelmini-la-riforma-renzi-e-una-vittoria-di-berlusconi/ Lo stesso concetto è stato ribadito in questi giorni dalla forzista Centemero, che ha dichiarato: “in questo ddl ci sono alcune battaglie storiche del centrodestra, e in particolare di Forza Italia, come il rafforzamento dell'autonomia e del ruolo del dirigente, l'organico dell'autonomia, la valutazione, l'alternanza scuola-lavoro”.
4 Non è mancato addirittura qualche pennivendolo che ha invitato la polizia a “riempire di botte” gli insegnanti che protestano. Come Fabrizio Rondolino, ex responsabile della comunicazione di D'Alema: 
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/26/scuola-proteste-insegnanti-rondolino-perche-la-polizia-non-li-riempie-di-botte/1816950/
Una dichiarazione inquietante, che però trova ampi consensi nell'alta borghesia, impaurita dal rischio di mobilitazioni di massa, e che dà il polso del clima che si respira in Italia. Proprio nelle stesse ore, ad esempio, il segretario della Lega Matteo Salvini partecipava alla manifestazione romana promossa dalla polizia contro l'introduzione del reato di tortura, difendendo il diritto della polizia a “fare il suo lavoro”.
5 A che prezzo avverrà la tanto sbandierata “assunzione” dei precari della scuola? Abbiamo scritto diffusamente su questo argomento in parecchi articoli pubblicati sul nostro giornale e sul nostro blog. Rimandiamo in particolare a:
http://www.alternativacomunista.it/content/view/2157/1/
6 Quel Beppe Grillo che proprio nei giorni scorsi, in un tweet sconcertante, esplicitava la sua vocazione reazionaria e xenofoba arrivando – nel tentativo di attaccare il sindaco di Roma Marino - ad accostare “topi, spazzatura e migranti” che a suo dire invaderebbero la capitale. Un post disgustoso, che, dopo feroci polemiche, Grillo ha rimosso e su cui poi ha fatto il consueto e ambiguo dietrofront. Insomma, il leader maximo pentastellato continua la gara con Salvini per chi sta più a destra.
A proposito della “invasione” paventata da grillini e leghisti: 
http://www.alternativacomunista.it/content/view/2173/1/
7 Questa ad esempio la posizione assunta da Corradino Mineo, della “minoranza dem”, che fuori da Palazzo Madama è stato pesantemente contestato, e bersagliato di monete e insulti, da parte della folla inferocita che gli ha rinfacciato per l'appunto di essersi astenuto dal voto piuttosto che di avere votato contro il provvedimento:http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/06/25/buona-scuola-dura-contestazione-a-mineo-monetine-e-insulti-i-docenti-buffone-ti-sei-astenuto/388458/
8 Nel frattempo Fassina, da consumato politicante organico al sistema, ha fatto una (significativa) sviolinata al clero, indicando in Papa Francesco il principale punto di riferimento della sinistra!http://www.repubblica.it/politica/2015/06/25/news/stefano_fassina-117665554/
9 Nei giorni scorsi, ad esempio, abbiamo dato conto della vergognosa capitolazione dei dirigenti dell'Usb all'accordo vergogna sulla rappresentanza sindacale: http://www.alternativacomunista.it/content/view/2161/78/
 

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