lunedì 20 luglio 2015

Cost to cost dal fiume Cosa al Pacifico. Il nuovo viaggio di Mauro Bottini

Luciano Granieri




Christopher Baker nel suo   libro “Ozio lentezza e nostalgia” (edizioni EMI) - uno straordinario elogio alla convivialità, che esalta e invoca la  capacità di riappropriarsi del tempo, perché essere lenti è essere saggi  - invita i lettori a interrompere, dopo un certo numero di pagine,  la lettura del  libro, versarsi un bicchiere di vino e ascoltare musica classica. Poi, una volta omaggiate le orecchie ed il palato, riprendere a viaggiare nei meandri del suo  saggio. 

Ebbene non solo la musica classica, come suggerito da Baker, potrebbe assolvere il compito di corroborare il lettore, ma, a mio avviso,  anche del buon Jazz.    “The sound of jazz blues and funk” l’ultimo cd di Mauro Bottini,  potrebbe espletare  splendidamente la funzione ristoratrice  che Baker affida alla musica.  

Il disco si compone di 13 brani. tredici  piccoli cammei in cui il sassofonista di Alatri offre un saggio della sua straordinaria  poetica jazzistica. La struttura delle composizioni, tutte dovute al genio creativo del sassofonista Bob Mintzer, a parte l’ultimo brano “solo for lukino” dello stesso Bottini, è scarna ma efficace. A seguire l’esposizione del tema si sviluppa  esclusivamente la sortita solistica  di Mauro Bottini. Gli altri musicisti: Russ Ferrante al pianoforte, Edwin Livingstone al basso, Will Kennedy alla batteria, offrono il prezioso tappeto armonico-ritmico su cui il sax tenore di Mauro costruisce le sue creative suggestioni. 

Il titolo “The sound of jazz blues and funk” annuncia in modo inequivocabile, quale sarà il contesto in cui si muoveranno arpeggi e scale. Ciò che stupisce nell’ascoltare il cd è l’abilità di Mauro Bottini nel profondere groove a grappoli, senza perdere di vista la pulizia del suono. Nell’ampio spettro delle tonalità usate dal sassofonista di Alatri, il sound rimane cristallino ma corposo. Non un cedimento al growl, ad intonazioni sporche, o ad  altri espedienti solitamente  usati  per rendere gli assolo  più umorali. Eppure il blues ed il funky,  sgorgano liberi da ogni nota. 

Il  brano “funkify”, ad esempio,  è un compendio di  tutti questi ingredienti. Su una ritmica strisciata quasi stride,   Mauro Bottini inanella una serie di scale mozzafiato, efficaci sia dal punto di vista della forza emotiva,  che della qualità sonora. Tutti  gli altri brani sono egualmente  notevoli. Particolare l’attacco di "chromatic blues". Un pezzo  che sembra uscito da una colonna sonora di Pietro Umiliani (l’autore delle musiche del film di Monicelli i soliti ignoti).  

Alcune notazioni sui musicisti che accompagnano Mauro in questa avventura. Gli appassionati più attenti  non si saranno fatti sfuggire che Ferrante, Livingstone,  Kennedy   sono stati, in tempi diversi,   l’ossatura  ritmica degli Yellowjackets, un gruppo che, attraverso varie formazioni, da più di trent’anni calca le scene mondiali  del jazz e del funky. Bob Mintzer   autore di 12 dei 13 brani di cui si compone il cd, oltre ad aver collaborato con una serie impressionante di musicisti, Jaco Pastorius su tutti,  è stato sassofonista del gruppo alternandosi con Marc Russo. 

Chi conosce l’ensemble  di Los Angeles , non potrà non notare come nel cd di Mauro Bottini le performance di Ferrante al piano, Livingstone al basso e Kennedy alla batteria, siano totalmente diverse rispetto al rutilante timing  targato Yellowjackets. L’incalzante e fiammeggiante sezione ritmica, con Russ Ferrante a picchiare sui tasti del pianoforte, o a svisare sull’ organo Hammond, in Revelation, ad esempio, si trasforma,  nella collaborazione con il sassofonista italiano, e disegna    una sofisticata ed impeccabile sequenza di figure ritmiche e armoniche, dove Mauro Bottini può liberamente sprigionare la sua maestria tecnica e la sua forza creativa. 

Un’ ultima curiosità. Molti si   chiederanno se la realizzazione del cd sia avvenuta in America o in Italia. E’ stato un cost to cost  di  emozioni in musica, dal fiume Cosa all’Oceano Pacifico.  From Altari to Los Angeles e ritorno, passando da Frosinone. I musicisti non si sono mossi dalle loro sedi. Sulle tracce registrate al Glenwood Place Studio di Los Angeles da Ferrante, Livingstone e Kennedy, Bottini ha registrato il suo set nello studio “Zerodecibel” di Frosinone. Ai tempi della rete  il groove viaggia anche così.

  


Il brano della foto clip è: Make the quarter note feel good.

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