lunedì 17 agosto 2015

Leva calcistica del '25

Luciano Granieri


Nella settimana in cui inizia il  massimo campionato di calcio, voglio proporvi la storia del primo straniero    che in assoluto ha  scaldato i cuori della tifoseria romanista. 


Premessa. Il  tifo del sottoscritto per i giallorossi è noto a chi frequenta il blog. Ma quest’anno  per me, come per molti altri cittadini  frusinati, appassionati di calcio e tifosi delle maggiori formazioni   di serie A, si pone il dilemma: sostenere la propria squadra del cuore o tifare Frosinone?  Fino all’anno scorso il problema non esisteva.  Oggi, con i Canarini in serie A, qualche dubbio potrebbe sorgere. Ebbene, fuori da ogni ipocrisia, io continuo a tifare Roma. Proverei  immenso piacere   se  il Frosinone potesse  raggiungere quanto prima la salvezza, o se qualche risultato positivo dei gialloazzurri (una vittoria sulla Juve ad esempio)  potesse favorire la Roma nel raggiungimento del suo obbiettivo, ma quest’anno, come gli altri del resto,  per me esiste solo la Roma. Vi do però un consiglio. Per chiarirvi le idee su  questo dilemma  interpellate  i supporter juventini locali. Loro l’esperienza di confrontarsi con il Frosinone nello stesso torneo l’hanno già maturata,  era il campionato di serie B stagione 2006-2007. Chiedete dunque a qualche juventino  frusinate lui saprà dirvi se in quel  memorabile campionato preferì  i colori locali a quelli della Vecchia Signora. Fine Premessa.

Torniamo al nostro straniero:  “Il Polacco”, così era soprannominato. Quando lui calcava i campi di calcio Zibì Boniek doveva ancora nascere, probabilmente  neanche il padre di Zibì era ancora al mondo. La vicenda  infatti  risale ai primi decenni del secolo scorso, probabilmente il 1925. Qualcuno, più attento ed esperto della storia della Roma, potrebbe obbiettare: L’AS Roma è stata fondata il 22 luglio 1927 come faceva, dunque, il Polacco a vestire già due anni prima i colori giallorossi?   Infatti non era la Roma, anzi a dir la verità neanche il Polacco era Polacco, ma   romano verace. 

  Non sono impazzito, procediamo con ordine. 

Nei primi anni del secolo scorso il campionato italiano non era organizzato come oggi. Dal 1913 le contendenti  erano raggruppate in due gironi. Quello del nord,  che raccoglieva solo squadre del triangolo Liguria-Piemonte-Lombardia,  con qualche partecipazione di compagini venete ed emiliane, e quello del centro- sud dove militavano tutte le squadre romane e laziali. Le vincitrici di ogni girone  disputavano la finale  per lo scudetto. La storia di queste finali era sempre segnata. Le squadre del nord, forti di una maggiore disponibilità  economica,  potevano disporre dei migliori calciatori, e quindi fare un sol boccone della finalista suddista. 

Per altro il panorama calcistico di Roma e del Lazio era molto frastagliato. Allora i prodotti del pur ricco vivaio locale erano dispersi in una marea di squadre. Se ne contavano almeno dodici, Lazio compresa. Fu così che i presidenti di tre compagini , la Fortitudo, il Roman e l’Alba,  nel 1927, per tentare di costruire una squadra che potesse competere con le potenze del nord decisero di unire le loro forze in un’unica società. Nacque così l’As Roma. Il nostro Polacco fu valente mediano e ala sinistra proprio dell’Alba costola della costituenda As Roma.  Giocò insieme a calciatori, eccellenti  come Lo Prete e Ziroli, quest’ultimo fece poi parte della rosa della prima Roma composta dai migliori giocatori provenienti dalla Fortitudo, dal Roman e dall’Alba.  

Walter Ferranti era il nome del Polacco, nato a Roma il 21 dicembre del 1911.  Fu nominato Polacco ad  honorem. Allora  ogni  squadra del nord sfoggiava  calciatori  stranieri nelle sue fila, l’Alba non avendo la stessa disponibilità economica e non volendo sfigurare, decise che il suo straniero diventasse  Ferranti soprannominato “Polacco”. E’  stato di fatto il primo straniero della Roma.  

Ma il Polacco più che come calciatore  ebbe successo come straordinario   musicista. Walter Ferranti infatti fra il 1932 ed il 1939 fu il pianista di una delle più grandi orchestre jazz dell’epoca,  quella del sassofonista  Sesto Carlini. Una formazione in cui militarono i migliori jazzisti in circolazione, italiani ma anche inglesi ed americani,  come il trombonista Herbert  Flemming , il trombettista Len C. Hughes, o il sassofonista, italo americano di Boston, Mario Gulizia.  

L’orchestra imperversò in tutta Italia nei club e nei teatri più esclusivi  fra Sanremo Venezia e Roma, in particolare. Si esibì   anche in Europa, con Ferranti sempre solido protagonista al pianoforte. La particolarità dell’orchestra di Sesto Carlini consisteva  nel fatto  che superava  le prescrizioni proibizioniste emesse del fascismo. Nessuno  dei musicisti aveva la tessera del partito fascista e, nonostante un decreto del 1935 vietasse di offrire lavoro agli stranieri, americani, inglesi furono costantemente presenti nella formazione. Come dire il jazz oltre le ottuse barriere del regime. Alla fine del 1938  presso il campo Littorio di  Sanremo l’orchestra di Sesto Carlini  disputò un match di football contro l’orchestra argentina di Salvador Pizzarro. Non ci fu storia  e il Polacco fece cose memorabili.

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