giovedì 20 agosto 2015

Parassitismo e corruzione nei sindacati borghesi e riformisti

 


Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

Alcuni giorni fa un ex dirigente della CISL ha denunciato gli stipendi e le pensioni da nababbi dei capi del suo sindacato, che sfiorano i 300.000 euro all’anno, mentre gli operai fanno la fame.
Furlan, la segretaria generale CISL, ha gettato olio sulle onde promettendo ipocritamente un cambio di rotta, nuove regole, ecc. Intanto all’ex dirigente è arrivato il provvedimento di espulsione.
Diciamo subito che situazioni simili coinvolgono anche dirigenti e burocrati di altri sindacati borghesi e riformisti, come la CGIL e la UIL. Anche se l’ammontare dello stipendio è minore – perché ripartito su più burocrati – la sostanza è la stessa.  
Non siamo quindi di fronte a semplici episodi di malaffare, che possono essere risolti tramite qualche riforma interna o con controlli più rigidi. E non si tratta solo di un ladrocinio nei confronti degli iscritti. Il fenomeno dei superstipendi dei boss sindacali è più ampio ed ha una precisa causa economica.
Scrive Lenin: “Gli opportunisti rappresentano oggettivamente una parte della piccola borghesia e di alcuni strati della classe operaia, comprati con i mezzi del sovrapprofitto imperialistico, e trasformati in cani di guardia del capitalismo, in corruttori del movimento operaio” (Lenin, L’imperialismo e la scissione del socialismo).
E ancora: “In tutti i paesi avanzati vediamo la corruzione, la venalità, il passaggio nel campo della borghesia dei capi della classe operaia e dei suoi strati superiori, corrotti con le elemosine della borghesia che da a questi capi “posticini redditizi” e a questi strati le briciole dei suoi profitti, facendo ricadere il peso del lavoro più penoso e peggio retribuito sugli operai immigrati e arretrati, e aumentando i privilegi dell’”aristocrazia della classe operaia” in confronto alla massa”. (Lenin, Come la borghesia si serve dei rinnegati).
La compravendita e la corruzione sistematica sono praticate con ampiezza nei paesi imperialisti e trovano la loro manifestazione più chiara nell’ideologia e nella pratica dei quadri dirigenti dei sindacati borghesi e riformisti, veicoli diretti dell’influenza borghese sul proletariato e migliori sostegni del regime capitalistico.
La classe dominante mantiene e pone al suo servizio i capi delle centrali sindacali perché deve mantenere il controllo sulla classe operaia, dividere e intralciare lo sviluppo della sua lotta (vedi la recente esperienza del Jobs Act), impedire la formazione della sua coscienza rivoluzionaria. Ciò è inevitabile in un paese imperialista come l’Italia.
Per questo motivo parole come “moralità”, “trasparenza”, etc. sono solo le “normali” frottole con cui i vertici sindacali opportunisti cercano di ingannare gli operai.
Come nei partiti borghesi e riformisti, così nei sindacati borghesi e riformisti, non esiste uno strato superiore che non sia alimentato con una parte del bottino imperialista. Questa specie di sindacati, come dimostrano i fatti, si è integrata interamente nell’organismo economico e statale capitalistico diventando una sua appendice, sempre più simile ad un’azienda di servizi che a un sindacato dei lavoratori.
Perciò dobbiamo smascherare e combattere senza pietà i privilegi e l’attività dei capi riformisti e collaborazionisti, senza lasciare loro campo libero negli organismi di massa. Lo scopo non è certo quello di correggere o ammansire questi “cani di guardia dell’imperialismo”, ma di aprire la via a un vero sindacato rivoluzionario e di classe.
Dall’inevitabilità della lotta del proletariato contro la borghesia e i collaborazionisti deriva l’assoluta necessità che il proletariato abbia un proprio Partito, indipendente, rivoluzionario e rigorosamente classista. In questa impresa si devono impegnare i migliori elementi della classe operaia. Uniamoci, organizziamoci, lottiamo per farla finita con un sistema putrido, per l’alternativa di potere!

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