sabato 26 settembre 2015

La cultura dell’austerità uccide

Giorgio Cremaschi

Tagli alla salute. Ora con le politiche di austerità il governo abbandona i principi illuministi per tornare a quelli medioevali, meglio che un malato muoia prima piuttosto che spendere dei soldi in più. L’autorità pubblica ha così potere di vita e di morte e il principio che la ispira è quello del mercato, rispetto alla cui suprema autorità, come nel Medio Evo, le persone normali non hanno più diritti personali indisponibili.

Che cosa rende una visita, un esame cli­nico, inu­tile? Il fatto che il paziente non abbia nulla. Che cosa lo rende par­ti­co­lar­mente inu­tile? Il fatto che que­sto esame sia stato pre­scritto solo in via pre­cau­zio­nale, magari pro­prio solo per esclu­dere il rischio malat­tia e   tranquillizzare il paziente.
Que­sti esami inu­tili, se passa il prov­ve­di­mento legi­sla­tivo annun­ciato dal governo, non si potranno più fare, pena san­zioni con­tro il medico che li pre­scrive. Quindi saranno utili solo gli esami cli­nici che riscon­trino effet­tive pato­lo­gie, magari irrecuperabili.
Natu­ral­mente i soliti pif­fe­rai libe­ri­sti spie­ghe­ranno che si tratta di eli­mi­nare spre­chi,  definendo stan­dard validi per tutti, senza danni per nes­suno. Mi pare che abbiano annunciato come esem­pio che gli esami sul cole­ste­rolo dovreb­bero farsi ogni cin­que anni. Imma­gi­niamo una per­sona che improv­vi­sa­mente abbia sin­tomi di malanni che il medico giudichi dovuti a cause di scom­pensi nel meta­bo­li­smo, da sot­to­porre ad ana­lisi. Se il paziente ha oltre­pas­sato i tempi stan­dard dall’ultimo con­trollo il medico potrà fare la prescrizione, se invece cosi non è dovrà aspet­tare. Oppure rischiare di finire sotto procedura  di con­trollo e sanzione.
Si dice che in que­sto modo si rispar­mie­ranno 13 miliardi che potranno essere spesi meglio. Tutti i tagli alla spesa pub­blica son giu­sti­fi­cati così da sem­pre, e da sem­pre sap­piamo che que­sto non è vero. La sostanza è che si ridurrà la pre­ven­zione sulle malat­tie, solo i ric­chi potranno con­ti­nuare a per­met­ter­sela men­tre i poveri si amma­le­ranno e mori­ranno prima.
Il sistema pen­sio­ni­stico dalla riforma Dini si fonda sull’aspettativa di vita. Più que­sta statisticamente sale più si deve andare in pen­sione ad età ele­vate. Per que­sto le tabelle già preve­dono la pen­sione a 70 anni di età nei pros­simi decenni. Imma­gi­niamo allora che i tagli alla sanità bloc­chino o addi­rit­tura abbas­sino que­sta aspet­ta­tiva di vita. Sarebbe un dop­pio gua­da­gno per le casse dello stato, da un lato risparmi sulla spesa sani­ta­ria, dall’altro su quella pen­sio­ni­stica per­ché pur andando in pen­sione più tardi si morirebbe prima.
I medici sono giu­sta­mente in rivolta con­tro que­sta legge, per­ché ver­reb­bero sot­to­po­sti ad un stan­dard di regole e com­por­ta­menti di modello azien­da­li­stico. È evi­dente infatti anche in que­sta “riforma” il modello Mar­chionne, il nume ispi­ra­tore a cui Renzi vor­rebbe fare un monu­mento. Come nella scuola con i pre­sidi capo­rali, anche nella sanità ci saranno strutture e poteri buro­cra­tici che avranno il com­pito di deci­dere sui comportamenti.
Ancora più infame è poi la par­tita di scam­bio che viene offerta ai medici per com­pen­sarli della distru­zione della loro libertà. Il governo intende impe­dire le cause dei cit­ta­dini per mala­sa­nità. Così come ha fatto con il decreto Ilva, che ha garan­tito impu­nità ai mana­ger che inqui­nano nell’esercizio delle loro fun­zioni, il governo offre la stessa pro­te­zione ai medici. I pazienti saranno meno immuni da malat­tie gravi, ma i medici ver­ranno immunizzati dalle cause dei pazienti.
L’Italia è il paese di Cesare Bec­ca­ria , che alla cul­tura medioe­vale con­trap­pose quella illu­mi­ni­sta delle pene: meglio un col­pe­vole libero che un inno­cente in pri­gione. Con lo stato sociale que­sto prin­ci­pio di civiltà si era esteso ai diritti sociali. Meglio spen­dere 13 miliardi in visite anche per chi non ne ha biso­gno, che negare le cure a chi invece ne necessita.
Ora con le poli­ti­che di auste­rità il governo abban­dona i prin­cipi illu­mi­ni­sti per tor­nare a quelli medioe­vali, meglio che un malato muoia prima piut­to­sto che spen­dere dei soldi in più. L’autorità pub­blica ha così potere di vita e di morte e il prin­ci­pio che la ispira è quello del mer­cato, rispetto alla cui suprema auto­rità, come nel Medio Evo, le per­sone nor­mali non hanno più diritti per­so­nali indisponibili.
Quella dell’austerità è prima di tutto una cul­tura di morte.


 fonte: "il manifesto" del 26 settembre.

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