Tagli alla salute. Ora con le politiche di austerità il
governo abbandona i principi illuministi per tornare a quelli medioevali,
meglio che un malato muoia prima piuttosto che spendere dei soldi in più.
L’autorità pubblica ha così potere di vita e di morte e il principio che la
ispira è quello del mercato, rispetto alla cui suprema
autorità, come nel Medio Evo, le persone normali non hanno più diritti
personali indisponibili.
Che cosa
rende una visita, un esame clinico, inutile? Il fatto che il paziente non
abbia nulla. Che cosa lo rende particolarmente inutile? Il fatto che questo
esame sia stato prescritto solo in via precauzionale, magari proprio solo
per escludere il rischio malattia e tranquillizzare
il paziente.
Questi esami
inutili, se passa il provvedimento legislativo
annunciato dal governo,
non si potranno più fare, pena sanzioni contro il medico che li prescrive.
Quindi saranno utili solo gli esami clinici che riscontrino effettive patologie,
magari irrecuperabili.
Naturalmente
i soliti pifferai liberisti spiegheranno che si tratta di eliminare
sprechi, definendo standard validi per tutti, senza danni per nessuno. Mi
pare che abbiano annunciato come esempio che gli esami sul colesterolo
dovrebbero farsi ogni cinque anni. Immaginiamo una persona che improvvisamente
abbia sintomi di malanni che il medico giudichi dovuti a cause di scompensi
nel metabolismo, da sottoporre ad analisi. Se il paziente ha oltrepassato
i tempi standard dall’ultimo controllo il medico potrà fare la prescrizione,
se invece cosi non è dovrà aspettare. Oppure rischiare di finire sotto
procedura di controllo e sanzione.
Si dice che
in questo modo si risparmieranno 13 miliardi che potranno essere spesi
meglio. Tutti i tagli alla spesa pubblica son giustificati così da sempre,
e da sempre sappiamo che questo non è vero. La sostanza è che
si ridurrà la prevenzione sulle malattie, solo i ricchi potranno continuare
a permettersela mentre i poveri si ammaleranno e moriranno prima.
Il sistema
pensionistico dalla riforma Dini si fonda sull’aspettativa di vita. Più questa
statisticamente sale più si deve andare in pensione ad età elevate. Per questo
le tabelle già prevedono la pensione a 70 anni di età nei prossimi
decenni. Immaginiamo allora che i tagli alla sanità blocchino
o addirittura abbassino questa aspettativa di vita. Sarebbe un doppio
guadagno per le casse dello stato, da un lato risparmi sulla spesa sanitaria,
dall’altro su quella pensionistica perché pur andando in pensione più
tardi si morirebbe prima.
I medici sono
giustamente in rivolta contro questa legge, perché verrebbero sottoposti
ad un standard di regole e comportamenti di modello aziendalistico.
È evidente infatti anche in questa “riforma” il modello Marchionne, il
nume ispiratore a cui Renzi vorrebbe fare un monumento. Come nella
scuola con i presidi caporali, anche nella sanità ci saranno strutture
e poteri burocratici che avranno il compito di decidere sui
comportamenti.
Ancora più
infame è poi la partita di scambio che viene offerta ai medici per compensarli
della distruzione della loro libertà. Il governo intende impedire le cause
dei cittadini per malasanità. Così come ha fatto con il decreto Ilva, che
ha garantito impunità ai manager che inquinano nell’esercizio delle loro
funzioni, il governo offre la stessa protezione ai medici. I pazienti
saranno meno immuni da malattie gravi, ma i medici verranno immunizzati
dalle cause dei pazienti.
L’Italia
è il paese di Cesare Beccaria , che alla cultura medioevale contrappose
quella illuminista delle pene: meglio un colpevole libero che un innocente
in prigione. Con lo stato sociale questo principio di civiltà si era esteso
ai diritti sociali. Meglio spendere 13 miliardi in visite anche per chi non ne
ha bisogno, che negare le cure a chi invece ne necessita.
Ora con le
politiche di austerità il governo abbandona i principi illuministi
per tornare a quelli medioevali, meglio che un malato muoia prima piuttosto
che spendere dei soldi in più. L’autorità pubblica ha così potere di vita
e di morte e il principio che la ispira è quello del mercato,
rispetto alla cui suprema autorità, come nel Medio Evo, le persone normali
non hanno più diritti personali indisponibili.
Quella
dell’austerità è prima di tutto una cultura di morte.
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