L’articolo 42 della
Costituzione la garantisce la proprietà privata . Ma la legge ne determina i modi di acquisto, godimento e i limiti, allo scopo di
assicurarne la funzione sociale e l’accessibilità alla comunità . In base al
dettato costituzionale, la proprietà privata può, in base a quanto prevede la
legge, e quindi nel caso in cui non ne sia assicurata la funzione
sociale, essere espropriata, salvo indennizzo, per motivi di interesse
generale.
Nella nostra città fra i tanti pezzi di proprietà privata che tolgono
spazio e respiro ai cittadini ne esiste uno a cui si potrebbe, anzi dovrebbe, applicare l’art.42 della Costituzione. Ci
riferiamo al piazzale di Via Tiburtina in zona De Mattheis, situato di fronte
all’ufficio postale. Si tratta di un’area rigorosamente transennata, con tanto
di cartello “proprietà privata”, tenuta in condizioni indecenti. L’asfalto del piazzale è
scrostato, invaso da erbacce e sporcizie varie. Un monumento al degrado posto
nel pieno centro della città bassa.
Qualche anno fa il piazzale era adibito a
fermata e stazionamento dei mezzi del Cotral che in quel tratto di strada
transitano numerosi, soprattutto negli orari di punta. Non potendo oggi usufruire
di quello spazio perché il proprietario non ha più ritenuto consono adibire la sua proprietà a quell’uso, i pullman sono costretti a
fermarsi per la strada, congestionando il traffico, con conseguente aumento
dell’inquinamento.
Il risultato è che da un lato c’è un pezzo di città
sfregiata da un piazzale privato sporco
e in degrado, perché evidentemente il proprietario non ritiene
doveroso impegnare risorse economiche
per pulirlo e renderlo decente,
dall’altra gli autobus, non potendo usufruire di quel parcheggio, intasano la
strada e, insieme alle altre autovetture coinvolte nell’ingorgo, avvelenano l’aria di anidride carbonica e PM10. Non ci si può dunque meravigliare se Frosinone è ai primi posti fra le città più inquinate.
Non
sappiamo chi sia il proprietario di quello spazio, proprietà tanto strenuamente
difesa, è certo però che così come è
messa, quell’area squalifica la decenza urbanistica cittadina e non assolve alla
funzione sociale prevista dall’art.42 della Costituzione, in quanto non ospita più gli autobus.
Le
condizione per espropriare il piazzale e restituirlo alla sua destinazione d’uso originaria ci sono
tutte. Cosa aspetta il sindaco a far rispettare quella Costituzione su cui ha
giurato? Ci sarebbe la questione dell’indennizzo da corrispondere al
proprietario. Il caso non sussiste, perché i danni in termini di inquinamento
e di deterioramento del decoro urbano
superano abbondantemente il valore dell’indennizzo. Ma un sindaco cosi intimamente
legato ai poteri forti è in grado di imporre
l'interesse dei cittadini e impegnarsi affinchè essi possano tornare in possesso di un’area di indubbia
utilità per la collettività? La risposta mi pare scontata.
Nessun commento:
Posta un commento