mercoledì 30 dicembre 2015

Dignità di essere Romanisti

Luciano Granieri


Il  post (qui sopra)  del collettivo politico Militant Blog,  sugli  inquietanti  retroscena  che hanno accompagnato la partita di beneficenza  “Voi siete la leggenda” organizzata da  Vincent  Candelà ,terzino della Roma del terzo scudetto, che ha visto protagonisti ex giocatori  giallorossi  insieme a calciatori romanisti in piena attività, forse getta una luce chiarificatrice su quanto sta accadendo oggi al tifo giallorosso  , in particolare quello che occupa, o meglio, occupava a la curva sud. 

Per chi non è addentro alle cose romaniste, spieghiamo che dall’inizio del campionato, i tifosi della storica Curva Sud, hanno deciso di disertare le partite, per protestare sulla divisione delle gradinate  in micro settori  delimitati da barriere in plexiglas. Provvedimento  deciso, per motivi di ordine pubblico dal super prefetto Gabrielli. La nuova disposizione logistica del pezzo di tribuna da sempre cuore del tifo capitolino, è orientata, secondo l’ordinanza prefettizia,  ad evitare l’esposizione di striscioni molto lunghi, spesso, forieri di messaggi ritenuti offensivi. L’ultimo,   forse causa del provvedimento,   quello esposto in occasione dell’incontro Roma-Napoli, del campionato scorso,  nel quale si prendeva di mira la madre di Ciro Esposito. Esposito era  il tifoso Napoletano ucciso da un ex ultrà  romanista, esponente accanito  della becera destra romana,    FUORI DALLO STADIO , in occasione della finale di Coppa Italia, disputata all’Olimpico  due stagioni fa  fra Fiorentina  e Napoli.  

Se è vero che il provvedimento di Gabrielli, spacciato per  tutela dell’ordine pubblico, è in realtà  il sordido attacco a dinamiche di condivisione e aggregazione sociale- e la passione calcistica non fa eccezione-  invise al   potere che costruisce la sua prevaricazione  sulla frantumazione dei blocchi sociali e la formazione di disperate solitudini,  se è vero che l’unico spazio consentito ai supporter calcistici , inconsapevoli o  meno, è quello funzionale a definire una cornice asettica del tifo, utile idiota per le  narrazioni buoniste  necessarie al grande business televisivo,  la presa di posizione di tifosi della curva sud  è del tutto fuori luogo.  Non  andare allo stadio  è quello che Gabirelli e il potere che a lui  si affida auspicano.

 Le rivoluzioni,  si sono sempre costruite sui luoghi. Disertare i luoghi  significa consegnarsi  al  fallimento. A questo dunque è destinata la protesta dei molti dei curvaroli romanisti che hanno ripudiato la “Sud” come luogo di aggregazione.  Il problema è  stato causato da Gabrielli?  L’obbiettivo ha da essere Gabrielli.  Anziché  svuotare lo stadio, che si vada in massa , con striscioni, bandiere, fumoni e trombe, davanti all’ufficio del super prefetto, e non ci si muova da li fino a che la questione “parcellizzazione della sud” non sarà risolta. Non riempire la curva , significa  semplicemente dargliela vinta,  fare il gioco  cioè di chi vuole, per diversi motivi, disgregare  il tifo organizzato. 

Altre campane, invece, riferiscono che, oltre alla questione delle barriere all’interno della Sud , la diserzione dello stadio sarebbe dovuta ad una contestazione verso la Società, giudicata poco presente a fianco dei tifosi e incapace di governare le vicende tecniche, causa di risultati notevolmente inferiori alle aspettative.  Personalmente ho frequentato l’Olimpico, con una certa costanza, dall’inizio dagli anni ‘70 fino allo scudetto del 2001. Anche in quei periodi  c’erano opinioni contrarie  verso l’As Roma , ma lo stadio era comunque pieno,  si discuteva, anche animatamente, sulle scelte del presidente, dell’allenatore, spesso  si era in totale disaccordo sulla formazione, sul mercato, ma quando  gli undici giallorossi entravano in campo, esisteva solo il tifo per la Roma.  

A conclusione di queste riflessioni l’evidenza dei fatti dimostra, che andare allo stadio, per coloro i quali  lo stanno disertando, non ha  lo scopo di supportare la Roma, ma è funzionale a mettere in mostra i propri disvalori di violenza, razzismo e intolleranza,    guarda caso l’immondizia celebrale che anima tutti gli adepti di CasaPound e dintorni.  A questo servivano e avrebbero dovuto servire gli ampi spazi necessari ad esporre certi beceri striscioni.   Se l’invettiva razzista, violenta, non può essere ripresa delle telecamere,  fotografata e postata sui social, perché ne è inibita la sua esibizione, allora è meglio non occupare quel palcoscenico dannatamente preso in ostaggio dalla destra più becera e violenta.  Quella che esige dai calciatori, l’umiliazione dello spogliarello in diretta TV in  caso di prestazioni, non ritenute degne della maglia che si indossa.  

Qui si inserisce un discorso sulla sincerità del tifo: si va allo stadio per tifare Roma, o per sfogare le proprie frustrazioni attraverso l’ostentamento di atteggiamenti fascisti e razzisti, inculcati da una marmaglia impegnata ad assoldare manovalanza all’interno della frangia più ignorante della tifoseria?  Ma noi della Roma non siamo  diversi   in tutto da quegli altri che stanno dall’altra parte dello stadio e che storicamente sono stati e  saranno sempre fascisti?  Riprendiamoci allora la dignità e l’orgoglio di essere romanisti e non fascisti. Fascisti sono, da sempre pure i laziali (salvo rare eccezioni.)


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