Luciano Graneri
Non ci sono migliori parole di quelle di Peppino per ricordare Peppino.
Da Radio Aut Peppino Impastato.
sabato 9 maggio 2015
venerdì 8 maggio 2015
Il gestore idrico "della Nazione"
Luciano Granieri
I cittadini interdetti a partecipare all'assemblea dei sindaci |
Frosinone 7 maggio 2015 palazzo della Provincia. E’ prevista
l’assemblea dei sindaci dell’autorità d’ambito per approvare il piano di investimenti pianificato da Acea, finalizzato al
miglioramento del servizio idrico nel nostro territorio.
Quanto è avvenuto nelle stanze di Palazzo
Iacobucci non lo abbiamo potuto documentare perché l’assemblea si è tenuta in un’ambientazione da setta segreta degna
delle migliori tradizioni massoniche.
Leggendo i vari resoconti dei fortunati giornalisti ammessi grazie al
tesserino d’ordinanza e incrociando queste informazioni con riscontri dell’assemblea
degli azionisti di Acea, siamo giunti alle seguenti conclusioni.
Le continue
vessazioni che Acea ha perpetrato verso
i cittadini, con la connivenza della maggioranza dei sindaci dell’assemblea capitanati dal Presidente
della Provincia, hanno contribuito ad elevare le tariffe dell’acqua nel nostri
territorio fino a raggiungere un costo superiore al miglior champagne francese.
Grazie a questi incrementi, e per
effetto delle fatturazioni dei conguagli pregressi nell’area idrica , Acea ha messo da parte un cospicuo tesoretto. Da questa cuccagna
cento milioni di euro sono già finiti nelle tasche dei fortunati azionisti e 62 milioni, guarda caso
lo stesso importo ottenuto con gli aumenti tariffari, saranno destinati all’ammodernamento
del servizio idrico per il triennio 2014-2017.
Cioè cento milioni agli
azionisti subito, 62 milioni al territorio in tre anni... forse. Il forse è d’obbligo
perché originariamente il piano Acea prevedeva investimenti per 179 milioni di
euro. La domanda sorge spontanea, perché
,dei 56 sindaci presenti, la maggioranza,
38 primi cittadini fra cui i rappresentati dei comuni più numerosi, ha votato un piano d’investimenti inferiore di
117 milioni di euro rispetto a quanto previsto, considerato che gli utili hanno
consentito agli azionisti di spartirsi una torta di 100 milioni di euro? Questo quesito, e tante altri, relativi alle procedure di rescissione di contratto per
colpa con il gestore, cittadini e associazioni avrebbero voluto porre ai
sindaci e al loro presidente. Ma non è
stato possibile per la blindatura dell’assemblea interdetta al pubblico e agli
amministratori non allineati che non fossero sindaci.
E qui veniamo a quanto
avvenuto fuori le segrete stanze. Su questo tema siamo un po’ più ferrati perché
eravamo presenti. Giunti alle 16,00
presso la scalinata del Palazzo della Provincia, un abnorme schieramento di
forze dell’ordine occludeva l’accesso alla sala dell’assemblea. Digos, guardia
di finanza, polizia con tanto di dirigente, forse i servizi segreti,
presidiavano il sito neanche fosse la zona rossa del G8 di Genova. Ci aspettavamo da un momento all’altro l’arrivo dei reparti mobili, ma forse la recente
approvazione del reato di tortura ha scongiurato la presenza dei celerini .
Tutto sto’ casino per impedire ai cittadini
e alle associazioni di
partecipare ad un’assemblea che fino al giorno prima era qualificata come “Pubblica”
(vedi comunicazione agli organi di stampa). Ma il manovratore non poteva essere disturbato ,
dunque era necessaria una trovata che rendesse legittimo, a livello formale la
blindatura delle porte di un edificio pubblico, come il Palazzo della Provincia,
senza suscitare un eccessivo malcontento.
Da questo punto di vista non possiamo
che rilevare come il presidente provinciale, Antonio Pompeo, possa a buon diritto ambire ad
una borsa di studio per come è in grado di interpretare le norme renziane tese
all’esclusione di ogni afflato democratico disturbatore delle dinamiche di
potere. Il buon Pompeo decide di
espletare le noiose pratiche partecipative inviando fra la serata del 6 maggio
e la mattinata del 7 inviti vie E.Mail ad associazioni di consumatori, non troppo urticanti, per un audizione illustrativa del piano di
investimenti di Acea da tenersi alle 12,00.
Contestualmente lo stesso Presidente
invia, sempre nella mattinata del 7, alle stampa l’informazione per cui, visto il coinvolgimento delle associazioni
alle 12,00 la successiva assemblea delle 16,00 previo un suo provvedimento scritto, per ragioni di ordine
pubblico avverrà a porte chiuse, di qui il presidio delle forze dell’ordine. Per la precisione
questo documento scritto, nonostante le richieste ad essere visionato da parte dei cittadini, non è stato mai esibito.
Il cambio di strategia non può essere divulgato in tempo utile alla cittadinanza ,
considerato che la comunicazione viene inviata alla stampa quando ormai i menabò sono pronti per le rotative . Per cui molti di noi si sono trovati davanti al palazzo della Provincia, credendo di
partecipare ad un’assemblea pubblica, ed essere invece
respinti da Digos e polizia.
Complimenti a Pompeo, un’azione formalmente ineccepibile. Ma sul fronte dell'ottemperanza delle prerogative costituzionali, della sensibilità democratica
e del rispetto di quei cittadini che, pagando di tasca propria le bollette di Acea, avrebbero avuto il diritto di partecipare e contribuire a
quanto veniva deciso, la figura del neo
Presidente è stata infima e alla sua pochezza istituzionale associamo anche l’atteggiamento
di quei sindaci, a cominciare da quello del Capoluogo, da sempre succubi di
Acea .
C’è poco da stupirsi comunque
perché il nuovo corso del Pd prevede in prima istanza l’obiettivo di escludere il coinvolgimento dei
cittadini e dei loro rappresentanti
dalle dinamiche decisionali. La
sostituzione dei membri "democrat" all’interno della commissione affari costituzionali alla camera ostili all’Italicum, l’imposizione
del voto di fiducia allo stesso Italicum per evitare un ulteriore passaggio
letale al Senato, fanno il paio con la strategia locale di Pompeo ordita per
evitare la partecipazione dei cittadini ad un’assemblea in cui non erano
graditi, semplicemente perché avrebbero esercitato il loro diritto di
difendersi dagli abusi di Acea, prerogativa non assicurata dai loro
rappresentati sindaci. L’atteggiamento
ironico e di sberleffo verso i manifestanti, che le indirizzavano cori
di protesta, della Presidente del Pd
Provinciale Sara Battisti, uscita dal Palazzo Iacobucci, sono un’ulteriore dimostrazione di come il
partito della Nazione consideri i cittadini sudditi da prendere in giro.
Per dovere di cronaca indichiamo gli esiti della
votazione con i sindaci favorevoli e quelli contrari.
Favorevoli al Piano di investimenti – Acuto, Alatri, Anagni, Arce,
Arpino, Ausonia, Campoli Appennino, Castelnuovo Parano, Castro dei Volsci,
Castrocielo, Colfelice, Coreno Ausonio, Esperia, Ferentino, Fontana Liri,
Fontechiari, Frosinone, Fumone, Gallinaro, Isola Liri, Monte San Giovanni
Campano, Posta Fibreno, Ripi, Rocca D’Arce, Roccasecca, San Donato, Sant’Elia,
Serrone, Settefrati, Sgurgola, Sora, Trivigliano, Vallemaio, Veroli, Vico,
Villa Latina, Villa Santa Lucia, Viticuso.
Contrari: Aquino, Broccostella,
Cassino, Castelliri, Ceprano, Cervaro, Falvaterra, Fiuggi, Guarcino,
Pescosolido, Piglio, Pignataro, Pofi, San Giovanni Incarico, Strangolagalli,
Torre Cajetani, Torrice . Astenuto: Boville Ernica. Tutti gli altri
assenti.
giovedì 7 maggio 2015
La dittatura dell'acqua
Luciano Granieri
Che lo strapotere delle multinazionali fosse stratosferico era noto, ma ciò che è accaduto all’assemblea dei sindaci di Acea Ato5 del 7
maggio puzza di regime lontano un miglio. Il regime dei Caltagirone, della
multinazionale Gdf Suez , che hanno messo in un angolo l’azionista pubblico di
maggioranza di Acea , il Comune di Roma.
La conferenza dei sindaci, presieduta dal Presidente della Provincia,
nonché sindaco di Ferentino Antonio
Pompeo, era chiamata all’approvazione del piano di investimenti proposto da
Acea per la gestione del servizio idrico. Un piano nettamente insufficiente a
fronte anche dell’esosità delle bollette richieste. Un passaggio delicato, il
cui esito è stato già fortemente messo in dubbio da una parte dei sindaci nel
corso della conferenza tenutasi nel mese
di marzo.
Oggi non si dovevano correre rischi perché il padrone vuole
essere servito senza se e senza ma. Per cui l’assemblea pubblica è stata
interdetta non solo ai cittadini, ma anche a quegli amministratori in disaccordo con i soprusi di Acea e gli
atteggiamenti servili dei controllori.
Emblematico il caso del consigliere comunale Marco Maddalena, oppositore
di Antonio Pompeo in veste di sindaco di Ferentino e del consigliere provinciale Gianni
Bernardini, oppositore di Antonio Pompeo in veste di Presidente della Provincia
e presidente dell’autorità d’ambito, i quali non riuscivano ad entrare in un luogo, la sede della Provincia, dove
soprattutto Bernardini, esercita il suo mandato di consigliere.
Dopo estenuanti
trattative i due amministratori hanno
avuto accesso al Palazzo, e non poteva essere diversamente perché in caso
contrario l’amministrazione Provinciale avrebbe rischiato un bell’esposto. Ma
come ricordato il manovratore non doveva essere disturbato, per cui i due
consiglieri sono stati segregati, nella stanza di Bernardini, guardati a
vista, perché mai e poi mai avrebbero dovuto accedere nella sala dove l’assemblea
dei sindaci stava discutendo e approvando i piani di Acea.
E’ stato riferito
che l’emissione di un’ordinanza del Presidente Pompeo, peraltro resa nota all’ultimo
momento, interdiva la presenza ad altre figure che non fossero i sindaci.
Allora perché è entrato un’assessore insieme al sindaco di Cassino Petrarcone? Perché
è entrato il consigliere provinciale di maggioranza Danilo Magliocchetti ?
Al di là delle decisioni che
sono state prese, su cui riferiremo in altra parte del blog, oggi a Frosinone si
è consumata la devastazione di ogni principio democratico. L’interdizione di cittadini e amministratori
non allineati ad un assemblea pubblica
dove venivano decisi provvedimenti fondamentali per la vita della collettività ,
quali le modalità di gestione del servizio idrico, non è solo mancanza di rispetto verso i cittadini
stessi, ma anche un enorme vulnus democratico.
Da un lato non è il caso di stupirsi, siamo
nell’era buia del becero e cafone dispotismo renziano, fatto proprio da tutti
gli amministratori locali targati Pd, Pompeo ne è un formidabile esempio, dall’altro
questi fatti dovrebbero chiamare alla sollevazione tutti i cittadini
sinceramente democratici a cominciare da quegli elettori del Pd che hanno
creduto di votare un partito rispettoso del dettato Costituzionali e della
Repubblica nata dalle lotte Partigiane. Oggi è dittatura a tutti i livelli,
nazionale e locale. E’ quindi ora che inizi una nuova lotta di liberazione dal
dittatore lobbista e dai suoi ignobili servi che infestano le
istituzioni democratiche.
Il ponte proletario
Luciano Granieri
Alla locomotiva proletaria cantata da Francesco Guccini, oggi
si affianca una infrastruttura altrettanto proletaria. E' il pontile sul Canal
Grande installato a Ca’ Corner della Regina sede della fondazione Prada a
Venezia. Gli effetti dell’azione di questo ponte, manifestatisi ieri - lungi
dall’essere così cruenti rispetto al sacrificio del macchinista anarchico,
cantato da Guccini, lanciato con la
locomotiva verso il treno pieno di signori - hanno comunque fatto trionfare la giustizia proletaria. La passerella gravata di
velluti e ori si è ribellata e ha disarcionato, scaraventandoli in acqua, i
signori imbellettati, cravattai ed
incravattati, che si stavano recando all’esclusivo cocktail organizzato dalla
fondazione Prada. Sicuramente i proletari sono più buoni dei padroni, ogni tanto, raramente , si limitano a gettare i signori dal ponte ma dove sotto
c’è l’acqua. I padroni lobbisti e speculatori, invece sono molto più crudeli,
infatti quasi ogni giorno scaraventano interi pezzi di popolazione giù nel
burrone della disperazione. Uno strapiombo dove al fondo non c’è l’acqua ma la
dura roccia. Onore al ponte proletario dunque.
mercoledì 6 maggio 2015
Italicum: reazione governativa e risposta proletaria
Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
La legge elettorale è la legge più politica. La sua formulazione è una delle prerogative tipiche del Parlamento borghese. Matteo Renzi ponendo la fiducia sull’Italicum, come fece Mussolini sulla fascistissima Legge Acerbo, ha violato le norme e la pratica parlamentare borghese, ha vergognosamente calpestato la Costituzione antifascista nel 70° anniversario del 25 Aprile.
Il colpo di forza ha chiarito a milioni di lavoratori e di disoccupati la natura del governo di Renzi, una marionetta tanto arrogante e prepotente quanto al servizio esclusivo dei gruppi dominanti del capitale finanziario, che ieri lo hanno applaudito alla Borsa di Milano.
L’Italicum, ora approvato, serve a concentrare il potere nelle mani del premier del partito vincente. Con la sua approvazione le controriforme istituzionali e del lavoro accelereranno. Il ricatto di Renzi, l’erede di Gelli e Berlusconi, sulla vita politica sarà ancora più forte.
La nuova legge-truffa elettorale esprime la tendenza dei monopoli finanziari a rafforzare la loro dittatura. Grazie all’enorme premio di maggioranza, all’imposizione di capolista eletti “a prescindere”, alla soglia d’accesso, l’Italicum vanifica il concetto di rappresentanza nel sistema borghese e vorrebbe segnare la fine della partecipazione delle masse alla vita politica.
Con il nuovo sistema elettorale verranno formati governi oligarchici più stabili e feroci, che approveranno rapidamente leggi antoperaie, colpiranno duramente le nostre condizioni di vita e di lavoro, comprimeranno ancora le nostre libertà e diritti, avanzeranno nella repressione della protesta sociale e nella criminale politica di guerra.
Si prepara il passaggio da un regime democratico-borghese costituzionale a un regime assoluto presidenziale, guidato dalla volontà del leader di un unico partito. Un Parlamento di figuranti sarà l’appendice obbediente del comitato di affari di Palazzo Chigi.
Le “opposizioni” parlamentari non sono in grado di organizzare una lotta contro la trasformazione reazionaria dello Stato e non rappresentano nessuna alternativa. Il M5S non è disturbato più di tanto dall’Italicum. SEL balbetta e tira fiori a Boschi. La sbriciolata minoranza socialdemocratica del PD è sempre più marginalizzata e impotente. Nessuna di queste forze imbevute di pregiudizi borghesi e riformisti vuole mobilitare e organizzare le masse sfruttate e oppresse. Hanno più paura della lotta di queste masse che del governo Renzi, perciò le tengono passive e si propongono di utilizzarle solo per raccolte di firme e come massa di manovra elettorale.
E’ in sostanza la stessa posizione dei vertici sindacali riformisti che invece di proseguire e indurire la lotta operaia contro il Jobs Act l’hanno fermata. I risultati della resa li abbiamo visti: più sfruttamento, più precarietà e più attacchi alle organizzazioni sindacali.
Il bulletto fiorentino può fare il bello e il cattivo tempo, può forzare la mano proprio per l’assenza di una vera opposizione politica e sindacale. La relativa forza di Renzi sta nella debolezza e nell’inconcludenza dei partiti di “opposizione” rappresentanti delle classi medie, che non sanno nemmeno quello che vogliono; sta nel collaborazionismo palese e in quello mascherato degli “aventiniani” che illudono, disorganizzano e paralizzano le masse.
E nel campo proletario? L’opportunismo, la politica del “male minore”, il limitarsi alla lotta economica così come allo sfogo sui simboli del capitalismo, sono altrettanti modi per eludere i compiti e le responsabilità dell’oggi.
I nodi politici che abbiamo di fronte possono essere sciolti solo dalla classe operaia, la classe più rivoluzionaria della società. Nessuna illusione può essere nutrita sulle forze borghesi liberali e riformiste: alla reazione governativa deve opporsi il fronte unico di lotta del proletariato!
Per far saltare i piani reazionari e i propositi liberticidi del governo Renzi e di chi lo sostiene, per ribaltare i rapporti di forza, bisogna ampliare e radicare la lotta, con una direzione e chiari obiettivi di classe.
La chiave di volta sta nella costruzione e nella moltiplicazione degli organismi di massa operai e popolari, nelle fabbriche, nei quartieri, nei territori per rafforzare la resistenza di massa contro l’offensiva del capitale, la reazione politica e le minacce di guerra.
E’ anche necessaria un’ampia coalizione che veda la classe operaia come sua forza dirigente, per unire le forze popolari, di sinistra, democratiche e antimperialiste, che subiscono la stessa politica reazionaria.
Questa forza anticapitalista non può essere costruita “a porte chiuse”. Bisogna rompere con un approccio che alimenta la dispersione, il disfattismo e il pessimismo sulle capacità della classe lavoratrice. Bisogna farla finita con i calcoli opportunisti e elettoralisti e far progredire rapidamente l’unità di azione dal basso, sulla base degli interessi economici e politici del proletariato.
Nell’immediato serve una Conferenza nazionale volta a unificare politicamente tutte le forze sindacali, politiche, sociali che negli ultimi mesi sono scesi in piazza, su un programma su cui fondare l’alleanza tra il proletariato e la piccola borghesia impoverita, i giovani senza futuro nel capitalismo, le donne degli strati popolari, i migranti, etc.
Ma tutto ciò ancora non è sufficiente per affrontare e vincere le battaglie di classe che ci attendono.
Finchè i settori di avanguardia del proletariato non si saranno liberati dalle concezioni, dalle pratiche, dall’influenza borghese e piccolo borghese sulla questione del Partito, finchè gli operai combattivi e avanzati non faranno proprio il concetto di “partito indipendente e rivoluzionario della classe operaia” sarà impossibile avanzare sul terreno della lotta politica per il potere.
Ci vuole un autentico Partito comunista del proletariato che sorga dall’unione dei settori avanzati del movimento operaio e del movimento comunista (marxista-leninista).
Perciò chiamiamo gli operai avanzati e combattivi a distaccarsi decisamente, nettamente e definitivamente dal revisionismo e dall’opportunismo, ad abbandonare le residue illusioni democratico borghesi e riformiste.
Che i migliori elementi del proletariato, i lavoratori, i disoccupati, i delegati che resistono all’offensiva capitalista si uniscano alla nostra attività per costruire il Partito comunista, strumento indispensabile per sviluppare la coscienza politica di classe e affrettare la fine inevitabile dello sfruttamento capitalistico.
Solo con la guida del Partito potremo liberarci dalle marce e corrotte istituzioni borghesi, costruire una società in cui vi sarà una democrazia mille volte più completa, più piena e più conseguente della sempre più limitata, ipocrita e decadente democrazia parlamentare borghese.
Acea ato5. Domani 7 maggio conferenza dei sindaci
Luisa Montoni Comitato provinciale Acqua Pubblica Frosinone
Da anni cerchiamo l'interlocuzione con la parte pubblica che dovrebbe controllare gestione e gestore e che in 11 anni di gestione acea non ci ha di certo tutelato e garantito il servizio impeccabile che vorrebbero farci pagare con le bollette. Da anni partecipiamo alle loro assemblee (in verità sono state poche in passato visto che fino all'anno scorso non hanno mai deciso niente). Nel dicembre 2009 in via del tutto straordinaria, Severo,(Lutrario del comitato provinciale ndr) ebbe modo di intervenire durante la Conferenza dei sindaci e a seguito di quell'intervento i sindaci deliberarono la revoca delle tariffe illegittime che stavano applicando fino ad allora e la restituzione ai cittadini di quanto indebitamente fatturato (soldi mai restituiti) e dove già decisero la risoluzione del contratto per colpa del gestore!
nell'ultima assemblea non volevano nemmeno farci entrare...in quella di domani l'unico punto all'ordine del giorno sarà l'approvazione del piano degli investimenti!
ma noi siamo sempre lì per ricordare a chi amministra la cosa pubblica e il bene di tutti per eccellenza che l'interesse delle loro decisioni deve essere quello collettivo, che il gestore inadempiente deve andare via e che la legge di iniziativa popolare regionale orientata verso una gestione pubblica ed efficiente, approvata all'unanimità dal consiglio regionale, stabilisce i nuovi ambiti di bacino idrografico e la nuova convenzione che riporta le decisioni ai consigli comunali.
Sicuramente anche questa volta saremo presenti alla loro assemblea.
Nel tempo che abbiamo e che mettiamo a disposizione stiamo creando un sito dove tutti potranno accedere alle informazioni.
Ricordo che per la comunicazione stiamo usando questo gruppo aperto fb: Comitato provinciale Acqua Pubblica Frosinone
a domani
video di Luciano Granieri
No war 9 maggio
Segr. prov. PCdI Oreste
della Posta
Il Partito comunista d'Italia è tra i
promotori del Tavolo provinciale NO WAR. Vogliamo ricostruire anche nella
nostra Provincia, un movimento contro la guerra, un luogo di analisi e iniziativa politica,
culturale, aperto. Il nostro primo evento pubblico si svolgerà nel capoluogo
per ricordare le giornate dell'8-9 maggio 1945, in cui si spense la Seconda
Guerra mondiale sia in Europa occidentale che in Unione sovietica, dopo che
a Reims e Berlino i nazisti firmarono la resa incondizionata. E' quest'anno il
70° anniversario. Dire NO alle guerre per noi significa anche trovare nella
memoria del nostro passato dei simboli,
ovvero analizzare i fatti, leggere le storie e tornare nei luoghi. La
provincia di Frosinone e' stato teatro insuperabile di battaglie che tutto il
mondo ricorda: bombardamenti sulla citta', Montecassino sfregiata e abbattuta,
violenze e stupri di massa su donne, uomini e bambini, fame e scempio ovunque.
Cosi' forti quelle emozioni da rivivere nel libro e nel film "La
ciociara" che resta il documento piu' rappresentativo di quell'epoca. I
comunisti in Italia hanno dato durante la Seconda Guerra mondiale tutto quello
che potevano: organizzazione, uomini e donne, resistenti, politici, grandi
intellettuali mai piegati neanche di fronte alla galeria e all'inedia,
scienziati, e sopratutto la vita. Abbiamo bisogno di ricordare oggi e per
sempre chi ci ha dato la libertà e dobbiamo essere sentinelle contro i grandi pericoli che vediamo avanzare: Paesi
in guerra fratricida per le risorse, ondate xenofobe e razziste, movimenti politici
dichiaratamente nazisti e fascisti in Italia, in Europa e oggi anche tra il baltico e l'Ucraina. Il
Partito comunista d'Italia dice NO a
guerra fascismo e barbarie. Dedichiamo i nostri sforzi per una società
realmente organizzata in lavoro, solidarietà, pace e antifascismo. Vi invitiamo ad
intervenire numerosi il giorno 9 maggio 2015 a Frosinone in Largo
Turriziani dale ore 17.30. Si
alterneranno al microfono movimenti, partiti e associazioni che in questi mesi
hanno discusso sui temi della memoria, del pacifismo e del NO a nuove
guerre, su quanto i conflitti ci
impoveriscono quotidianamente; spese militari per le quali anche il nostro
governo manda in fumo ogni giorno decine di milioni di euro. Per questo sintetizziamo
le nostre parole d'ordine come segue: "Guerra civile, guerra economica,
guerra ai migranti, guerra per le risorse, guerra di religione... le guerre
utili al capitale".
martedì 5 maggio 2015
Milano | 1° maggio No Expo - “Un po’ di possibile, altrimenti soffochiamo…
Riceviamo e diffondiamo una lettera aperta ai compagni e alle compagne: fonte http://informa-azione.info/
“Un po’ di possibile, altrimenti soffochiamo…”
Milano, corteo no-expo del 1 maggio.
Benvenuti nel deserto del reale... o meglio, benvenuti nella desertica realtà che viviamo ogni giorno. Qualche tempo fa in giro per l'Europa, e ieri a Milano vi abbiamo fatto assaggiare un po’ di quella devastazione con cui la maggior parte di noi è costretta a convivere ogni giorno. Vi abbiamo fatto vedere un po’ di quella rabbia che molto probabilmente anche molti e molte di voi covano sotto la coltre di una vita da miseria. Vi abbiamo sbattuto in faccia quella guerra in cui siamo ingaggiati ogni giorno nei nostri quartieri e nelle città in cui viviamo. Quella guerra che vi ostinate a non voler vedere, quella guerra nascosta sotto i veli mediatici della pace occidentale, minacciata, a quanto ci dicono, solo dai cataclismi e dai cosiddetti terrorismi…
E ora di nuovo riascolteremo il coro dell’indignazione civica: la violenza degli antagonisti, la cieca follia dei devastatori. Ma siete davvero così rincoglioniti? Fermatevi un secondo e provate a guardare con più attenzione tutto quello che la stampa e la tv hanno prodotto in questi giorni... poi scendete in strada e confrontatelo con quello che vedono i vostri occhi, con quello che sentono le vostre orecchie e la vostra pancia, con la paura che avete di perdere tutto, con quella voglia di farvi gli affari vostri che vi assale perché vi sentite ridotti all’impotenza e pensate che qualsiasi cosa facciate tanto tutto resta uguale. Provate a mettervi in gioco e all’ascolto e forse riuscirete a capire…
Riuscirete a capire che vivete davvero una vita di merda. E che molto spesso dite che non c'è niente da fare. Ma così parlano solo i cadaveri. E forse visto che intorno a voi c'è solo morte parlate proprio come dei vecchi che stanno per morire. E questo è il paese di merda in cui vivete, un paese di vecchi. Vecchio nella mente, vecchio nelle ossa. Qui da noi i “giovani politicizzati” sono più vecchi dei vecchi e la politica è l'abitudine più vecchia di sempre. Ecco perché non ci stupiremo nell’ascoltare, ancora una volta, le litanie di “movimento”: si dirà che giornate come queste possono dividerlo, il “movimento”, che i riot fini a se stessi non sono valorizzabili su un piano politico, e che gli obiettivi colpiti erano casuali e “capisco la banca ma le macchine non bisognava toccarle”… Chi utilizza questi argomenti come critica forse dovrebbe cominciare a chiedersi veramente cosa vogliono dire giornate come queste.
Cominciamo dal “movimento”...quella strana cosa che collega l'impolitico del popolo con il politico dello stato. Quella malattia tutta italiana che spesso affossa e ha affossato la spinta rivoluzionaria. E forse risentiremo anche i suoi teorici avventurarsi in complesse analisi politiche, parlare del ’77, dell'autonomia, diffusa, operaia e stronzate varie. Vi siete mai chiesti perché la figlia di uno dei peggiori partiti comunisti d’Europa abbia fallito così miseramente? Perché la grande spinta rivoluzionaria degli anni ‘70 si sia frammentata in cosi tante sigle e siglette, lasciandoci in eredità tante teorie e troppa rassegnazione? Ecco, questa “internazionale” di compagni e compagne che lottano quotidianamente sui territori, che si incontrano in giro per l’Europa e sulle barricate, vuole sbarazzarsi proprio di tutta questa melma politica. E speriamo dunque che la giornata di Milano metta a tacere anche tutti quegli scazzi che finché restano su questioni di principio e non si misurano con la lotta nelle strade, con il respiro del compagno e della compagna che ti è accanto e rischia con te, fa il gioco di tutti quei politicanti che si nascondono più o meno dietro le loro pre-confezionate identità.
E così, tutti quelli che erano in piazza a Milano, determinati ad abbellire un degradato arredo urbano e pronti a scontrarsi con la polizia (autonomi o anarchici che siano) dovrebbero aver capito di essere in questo momento l'unica forza reale, radicale e dirompente in questo paese di fascisti, infami, delatori e democristiani. E non parliamo delle aree, quelle resteranno sempre separate, ma dei compagni e delle compagne che per l'ennesima volta si sono ritrovati insieme per le strade. E le relazioni, che in questa “internazionale” sono tutto, condensano anni e anni di lotte comuni. Lotte in cui la posta in gioco è la vita, lotte che combattano quel capitalismo che ha devastato e saccheggiato il pianeta e i suoi abitanti umani e non umani.
E così quello che è successo ieri a Milano era davvero l'unica opzione possibile. Di fronte ai salamelecchi dei soliti noti, di fronte alla paura dei soliti gruppetti e di fronte alla clamorosa ed evidente presa per il culo che rappresenta l'expo non si poteva fare diversamente. Anzi non si poteva non fare. Sarebbe disonesto dire che non ci piace infierire su un mondo di vetro e acciaio ma questa volta l'occasione richiedeva proprio una bella spallata distruttiva. E a chi cercherà di dare un significato politico al corteo no expo risponderemo con un ghigno. La verità è che giornate così non possono essere capitalizzate politicamente, non esprimono la rabbia dei precari o della plebe (o come la si voglia chiamare), non esibiscono nessuna potenza, non producono e non vengono da un preciso soggetto politico. Per noi, giornate come queste esprimono solo un possibile, sono, per chi combatte tutti i giorni e in diverse forme una guerra sotterranea al capitalismo, una boccata d’aria fresca.
E chi ci verrà a parlare dei motivi della protesta contro expo diciamo solo una cosa: a noi di expo ce ne frega poco o niente. Dovremmo davvero interessarci ad una pagliacciata di tali dimensioni? Una esposizione universale del nulla, che parla di fame nel mondo, di capitalismo verde dal volto umano? Il corteo no expo era un’occasione, domani sarà un'altra. Ma solo se sapremo o proveremo a ritentare la magia. Perché è vero, anche con tutta l'organizzazione del mondo ci sono troppe varianti impossibili da prevedere e solo insieme, tutti e tutte insieme si può tentare, ogni volta, l'impossibile. Quella magica alchimia di coraggio, determinazione e, perché no, di incoscienza che ci fa sentire vivi. Proprio così, come si leggeva sui muri di Roma il 15 Ottobre 2011, a Milano “abbiamo vissuto”.
E cosi Milano è uguale a Francoforte, alla valle di Susa o alla Zad, le sue strade sono quelle di Barcellona come quelle di Atene o di Istanbul. E i riot inglesi, di Baltimora, di Stoccolma, del mediterraneo risuonano come melodie di una stessa musica. Una musica che dice senza mezzi termini che ci avete stufato. Che non smetteremo di disturbare i vostri sonni pieni di incubi, di sabotare le vostre misere vite piene di fragilissime sicurezze, di rovesciare le vostre paure da cittadino attivo. Siamo tanti e tante, e forse è il caso di iniziare a capire da che parte stare.
E poche cose in questo mondo ci fanno ridere così tanto come la scena di tutti quei cittadini milanesi che scendono in strada per ripulire, o come una ragazza che si fa un selfie con una macchina bruciata… ma ogni epoca ha il suo ridicolo, questo il nostro…
Insomma avete voluto la vostra festa? La vostra bella inaugurazione? Beh...anche noi.
Alla faccia di tutti quelli che si riempiono la bocca di democrazia, infiltrati e violenza. E qui non serve entrare nello specifico. Ancora credete che ci siano gli infiltrati? Ancora credete che questo mondo vada solo sistemato? La democrazia è questa, e prima o poi ci soffocherete dentro.
E chi crede che ce ne sia una migliore è ancora più sognatore di chi invece vuole l'insurrezione.
Ci vediamo sulle prossime barricate...
Ceccano: scoperto un altro insediamento archeologico di epoca romana
Antonio Nalli. Fonte https://antonionalli.wordpress.com
Anni fa, erano stati gli scavi per la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità, Roma – Napoli, a portare alla luce una straordinaria villa di epoca romana, sulla quale oggi pascolano tranquillamente i bufali, a testimonianza di come il patrimonio dei beni culturali a Ceccano sia oggetto di una scarsa, anzi, scarsissima attenzione e valorizzazione, frutto della cultura del disinteresse di chi da anni, ormai, amministra ininterrottamente l’ente comunale.
Oggi, sono gli scavi per la realizzazione del gasodotto a portare alla luce un altro insediamento archeologico di epoca romana.
Il fatto conferma come la cittadina di Ceccano sia un territorio ricco di insediamenti archeologici di questo tipo, eppure, nonostante gli studi e le pubblicazioni rese note, su tutte quella di Antonini Sabina, il piano regolatore di Ceccano non ha mai previsto alcuna zona archeologica, portando ad un’edificazione selvaggia su tutto il territorio, in spregio non soltanto alla sua storia, ma anche alla bellezza delle risorse naturali, come ad esempio le rocce di via Aldo Moro.
Il Ministero dei Beni Culturali ha inviato sul posto degli archeologi con il compito di effettuare uno studio, un sondaggio nell’area oggetto dei lavori da parte della SGI (Società Gasdotti Italia) ed un monitoraggio dei lavori stessi, per il prosieguo dei quali, è stato addirittura autorizzato, dal Ministero stesso, il taglio di una porzione di mura del fabbricato rinvenuto. Mura che sono state “schiumate” e che a detta degli stessi archeologi, saranno ricollocate dopo la messa in posa dei tubi.
Gli archeologi inviati dal Ministero hanno fornito anche qualche dettaglio importante, raccontando come la metanizzazione realizzata negli scorsi anni, ha già compromesso il sito archeologico oggi rinvenuto.
In pratica, quell’insediamento era già stato scoperto in passato, ma i lavori proseguirono in totale spregio al suo valore storico ed archeologico, comportandone, in parte, la sua distruzione, nel silenzio assordante di tutti!
Anche in questo caso, come per quello della villa romana, i reperti rinvenuti, saranno ricoperti dal terreno, una volta ultimata la collocazione dei tubi della linea del gasdotto e di raccordo a quella già esistente. L’ispezione, infatti, è limitata, per ora, soltanto all’area oggetto del cantiere.
Per scoprire la reale entità del sito rinvenuto, il Ministero, la Regione ed il Comune stesso, dovrebbero farsi promotori di un interesse volto alla valorizzazione di questa area, con un investimento, anche in termini economici, probabilmente troppo elevato o comunque ritenuto troppo importante vista l’ignoranza diffusa.
Nel frattempo, un gruppo di residenti della zona, riunitosi in Comitato di quartiere, ha indirizzato al Commissario prefettizio una specifica missiva, con la quale hanno posto precise domande circa gli intenti della pubblica amministrazione.
Queste alcune immagini che mettono in mostra una parte di quanto rinvenuto:
lunedì 4 maggio 2015
La buona scuola neusea anche i docenti di Frosinone
Luciano Granieri
Tra poche ore andrà
in scena una delle più grandi mobilitazioni che il mondo della scuola abbia mai
attuato. Sciopero generale con cortei previsti in diverse città, il più
importante a Roma. Non c’è che dire
Matteo Renzi riesce dove altri prima di lui hanno fallito.
Vedere insieme uniti
nella protesta, insegnanti, alunni e tutto il personale della scuola è fatto
abbastanza insolito, se non unico. Complimenti al buon Matteo che con la sua
banda di accoliti e servi è riuscito a produrre una legge sulla scuola che fa
schifo a tutti: dagli studenti agli
insegnanti, dai bidelli ai segretari, finanche ai presidi. Non solo, ma l’ex
sindaco di Firenze è riuscito nell’impresa di far
scendere in piazza persone che mai si sarebbero sognate di sfilare fra bandiere
e fischietti.
Nella giornata di ieri, ad esempio, qui a
Frosinone davanti al semi deserto Palazzo Magnolia, in Via Aldo Moro si sono radunati un manipolo di insegnanti per
spiegare ai cittadini le nefandezze di questo ennesimo insulto renziano. Per
chi come noi in piazza ci va abbastanza spesso è stato sorprendente vedere
facce così nuove. Gente che mai e poi
mai ti saresti aspettato in strada a protestare.
Giustamente alcune professoresse facevano
notare che i docenti hanno cervello e non sono asserviti come le ancelle ministre del Presidente del Consiglio.
E certe prese in giro, tipo la
stabilizzazione di 150mila precari, poi diventati 100mila ed infine, per ora,
ridotti a 47mila, abbindolano solo i
servi sciocchi non certo il personale della scuola che chiede, rispetto, oltre che una legge decente.
Dopo l’Italicum,
la riforma del Senato, il Jobs Act, ecco l’ultimo atto del cambiamento. La
scuola pubblica era disastrata? Con il
colpo assestato da Renzi entra definitivamente in coma, in balia di presidi
sceriffi che esercitano potere di vita e di morte su insegnanti e studenti.
Questo
signore sostiene di avere il compito di
cambiare l’Italia. Ma di grazia chi gliel’ha dato questo incarico? Non certo
gli elettori neanche quelli del Pd che alle ultime elezioni hanno votato un
programma molto diverso rispetto alle nefandezze di Renzi. L’Italia con Renzi cambia verso? Non proprio
si accelera quel verso già esistente in cui ingenti profitti vengono realizzati da banchieri e uomini di finanza
sulla pelle di lavoratori, studenti e disoccupati.
Cambiamo verso? No cambiamo Renzi.
9 maggio festa dell'Europa, festa di legalità
Luciano Granieri
Art.4 Tutti i
lavoratori hanno diritto ad un’equa retribuzione che assicuri a loro e alle
loro famiglie un livello di vita
soddisfacente.
Art.7 I bambini e gli
adolescenti hanno diritto ad una
speciale tutela contro i pericoli fisici e morali cui sono esposti.
Art.11 Ogni persona ha diritto di usufruire di tutte le
misure che le consentano di godere del migliore
stato di salute ottenibile
Art. 12 Tutti i lavoratori e i loro aventi diritto hanno
diritto alla sicurezza sociale.
Art.13 Ogni persona sprovvista di risorse sufficienti ha diritto all’assistenza sociale e medica
Art. 23 Ogni persona anziana ha diritto ad una protezione
sociale
Art.24 Tutti i lavoratori hanno diritto ad una tutela in
caso di licenziamento.
Art.30 Ogni persona ha diritto alla protezione dalla
povertà e dall’emarginazione sociale.
Gli articoli sopra citati, sembrano una boutade, od
utopie di una mente malata di antiliberismo, ma sono , invece, legalmente
sanciti nella Carta Sociale Europea (versione riveduta nel 1996). Questo
trattato, come anche il Trattato Fondativo dell’Unione Europea ,ed altri che ribadiscono gli stessi dritti, sono stati firmati
delle istituzioni europee ed
internazionali (Commissione europea e Fmi). I tagli alla sanità, alle pensioni, agli
stipendi, l’annullamento dei diritti del lavoro, dell’istruzione e dei servizi pubblici, imposti da
Commissione Europea , Fmi e Bce a Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda, Italia, infliggono
privazioni a milioni di persone. Violano,
quindi, palesemente i trattati sopra richiamati. Il
nove maggio ricorrerà la festa dell’Europa. Quale migliore occasione
per provare a ristabilire un principio
di legalità. Denunciamo Commissione Europea, Bce, Fmi, innanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione
Europea o alla Corte Penale Internazionale per violazione dei diritti
umani? Già che ci siamo potremmo
denunciare anche qualche governo che con alcuni provvedimenti, leggi jobs act, sta violando gli stessi trattati. Siamo o non siamo cittadini europei? La televisione ce lo ricorda ad ogni
spot. Dunque come cittadini europei
gradiremmo vedere riconosciuti i nostri diritti, quelli sanciti nei trattati. E se questi
vengono considerati carta straccia dall’èlite internazionale che pure li
ha firmati, allora non è affatto delittuoso definire l’Unione Europea, con
tutti i suoi orpelli finanziario-monetari un solenne imbroglio. Sarebbe bene quindi evitare di continuare ad essere imbrogliati.
domenica 3 maggio 2015
Alcuni dubbi su black bloc e forze dell'ordine.
Giuliano Giuliani
Ho letto inaspettati commenti elogiativi sul comportamento delle FO a Milano (anche il Manifesto!) e allora provo a chiarire.
Quando parlo di infiltrati fra i bb non escludo affatto che la gran parte siano fuori di testa o delinquenti comuni. Ma mi pongo due domande:
1) Come mai le FO, da tempo, massacrano manifestanti pacifici e ai bb, quando va bene, si limitano a tirare qualche lacrimogeno, ininfluente perché prima gli hanno venduto sottocosto le maschere antigas?