venerdì 29 gennaio 2016

Ai cittadini di Frosinone serve un sindaco non un avvocato.

Luciano Granieri



Che l’avvocato Nicola Ottaviani sia un abile e stimato professionista, principe del foro, è fatto assodato. Peraltro  lo stimato professionista  è anche sindaco di Frosinone. Ciò di per se non sarebbe un problema, se non si verificasse una faccenda assai anomala. Il professionista Nicola Ottaviani, non riesce a scindere la figura di avvocato da quella di sindaco. Egli anche nella mansione  di “primo cittadino” continua ad esercitare la funzioni di avvocato .  

E’ avvocato difensore di Acea, continuando a rimandare ad ulteriore valutazione delle inadempienze del 2014-2015, peraltro già accertate dalla segreteria tecnico-operativa (STO),  la soluzione della rescissione contrattuale, previa messa in mora del gestore. Tale procedura, dopo il consiglio comunale di ieri pare  essersi attivata, ma campa cavallo.... e l’esito in sede di consulta dei sindaci è tutt’altro che scontato.  Bisogna rilevare che la  stessa STO  aveva  già  accertato  per il 2013 inadempienze tali, da imporre immediatamente la rescissione per colpa del contratto di servizio,  senza tanti indugi, saltando la fase della messa in mora, evitando   così che l’imminente  fusione fra Acea Ato 2 e Acea Ato5 possa far rientrare dalla finestra ciò che si vuole cacciare  dalla porta. 

Altra efficace arringa difensiva è stata spesa per le decisioni  prese in merito all’inquinamento ambientale. Con la spregiudicatezza che si deve ai più abili principi del foro, Ottaviani ha spacciato per  eccellente provvedimento antinquinamento, la delibera di moratoria  per sei mesi  sugli effetti operativi di un’autorizzazione, da lui stesso concessa, per la  realizzazione di un inceneritore alle soglie della città.  Stante il perdurare delle critiche situazioni ambientali, quell’autorizzazione non  si sarebbe mai dovuta concedere. Il procrastinare relativo  all’attuazione di quel provvedimento è l’abile escamotage che un eccellente avvocato avrebbe adottato per prendere tempo e far passare una contingenza sfavorevole al suo assistito in attesa di nuovi e più fausti sviluppi. 

Ed infine veniamo alla questione Multiservizi.  Se da un lato l’analisi delle competenze istituzionali sulla costituzione di una newco (nuova società), che avrebbe potuto  assorbire gli ex lavoratori della  Multiservizi,  è stata condotta in punta di codice , sostenendo l’impossibilità del Comune ad approvare la soluzione  già adottata dagli altri azionisti,  Regione, Comune di Alatri, e Provincia  di Frosinone,  in assenza di una specificazione delle competenze riguardanti proprio la  Provincia, dall’altro l’avvocato Ottaviani non si è fatto scrupolo ad affidare l’incarico dei servizi svolti dagli ex lavoratori della Multiservizi, a cooperative private, senza ottemperare alle corrette regole, sia di promulgazione del bando, sia delle condizioni  inserite nel bando stesso;    in particolare le postille relative all’obbligo da parte delle società vincitrici della gara  di assumere un certo numero di lavoratori ex Multiserizi.  Per questa inadempienza l’avvocato Ottaviani rischia di perdere la causa e di dover risarcire,  500 mila euro per   danni  ai lavoratori. 

Al netto di queste elucubrazioni, la strenua difesa  da parte dell’avvocato Ottaviani dei suoi assistiti (leggi poteri forti) ha rischiato di  finire in tragedia. Poche ore fa uno dei licenziati della Multiservizi - il quale proprio per le acrobazie azzeccagarbugliesche dell’avvocato Ottaviani, ha perso la speranza di riacquistare il proprio diritto al lavoro, magari nella newco - si è incatenato ad un palo in Piazza VI Dicembre, nei pressi della tenda degli ex lavoratori della Multiservizi, piazzata in  presidio di  protesa sotto il Comune. In una mano aveva  una tanica di benzina, nell’altra un accendino e minacciava  di darsi fuoco se la sua disperata situazione non avesse trovato soluzione  al più presto. Fortunatamente tutto si è risolto per il meglio , ma il sindaco non ha rinunciato all’ennesima brillante prestazione da principe del foro in spregio ai diritti e all’intelligenza dei  cittadini.  

Nel  consiglio comunale che era iniziato  subito dopo l’evolversi positivo  dei drammatici  eventi, sollecitato sulla questione dal consigliere Martini,   annunciava, dopo copioso sfoggio di latinorum,  di aver dato mandato per la  presentazione di una  denuncia nei confronti, cito testualmente  “delle persone che hanno procurato la critica  situazione esponendo un povero padre di famiglia al rischio della propria incolumità per fini politici che non hanno nulla a che fare con la tutela del posto di lavoro”. In buona sostanza  il    disoccupato che minacciava di darsi fuoco è stato talmente ingenuo e suggestionabile, da subire il   plagio  e l’invito a suicidarsi  da parte di  una fantomatica banda di arruffapopolo talmente spregiudicata da  non  farsi scrupolo, per i propri fini, a mettere a rischio la vita di un loro  compagno.    

La  spregiudicatezza  dell’ arringa  propria di un  brillante avvocato, può arrivare prima a provocare gesti inconsulti e poi insultare chi li ha compiuti,  ma  un sindaco, non può e non deve permettere che un cittadino arrivi alla determinazione di darsi fuoco,  a causa di una politica  comunale smaccatamente orientata alla protezione degli interessi dei più forti, e poi apostrofarlo come utile idiota.

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