Cosa avrà mai combinato la candidata a sindaco di Roma del M5S per far adombrare (detto eufemisticamente) così tanta gente che conta nella città eterna, dentro
e fuori le mura? Semplice Virginia Raggi
ha dichiarato che, qualora dovesse essere eletta Primo Cittadino stravolgerebbe il management di Acea, in qualità di rappresentante del Comune
di Roma azionista di maggioranza dell'azienda . La Raggi ha infatti osservato che i conti non tornano se la società incaricata di
erogare un bene comune, come l’acqua può distribuire 175 milioni di euro in dividendi ai propri azionisti.
Soprattutto dopo che un referendum ha abrogato la
remunerazione del capitale nella gestione del servizio idrico.
Apriti cielo! I
primi a sbraitare sono stati i Caltagirone, privilegiati azionisti di Acea, dopo il Comune di Roma. Dal loro
house organ il “Messaggero” hanno mitragliato la malcapitata avvocatessa con l’hobby
di fare il sindaco. Anche il Sole 24 ore, giornale di classe, cioè di quella
classe che ha stravinto la lotta, è inorridito di fronte
a cotanta bestemmia. Come osa questa improvvida giovine disturbare il manovratore Acea? Ignazio Marino è stato cacciato in malo modo,
per aver solo provato a mettere il becco negli affari della multiutility, e adesso qualcun’altra ha l’ardire di riprovarci? Così non si offende solo Caltagirone ma
tanti altri compagni di merende GDF Suez su tutti.
E poi si informi, la Raggi, è falso che Acea abbia
distribuito dividendi per 175 milioni, i
suoi azionisti sono molto più poveri e derelitti,
si sono spartiti solo la miseria di 50
milioni di euro, un’inezia, non c'arrivano neanche a fine mese. La cifra
astronomica di 175 milioni riguarda gli utili. Come osa, una persona tanto disinformata
da confondere gli utili con i dividendi, mettere in discussione il cda della grande multiutility romana?
L’indignazione
è prontamente arrivata anche dagli altri candidati a sindaco, non solo il burattino di Renzi, Giachietti, anche l’insospettabile
difensore dei deboli, Fassina, ha sostenuto che non sta bene rivoltare Acea come un calzino.
Però i più indignati di tutti sono compresi in un manipolo
di Senatrici e Senatori. Questi ,
attraverso un’interrogazione parlamentare giunta l'altro ieri in aula, hanno chiesto
conto ai Ministri, dell’economia e dello
sviluppo , rispettivamente, Padoan e
Guidi su:” «Quali siano le valutazioni del governo sulla vicenda
Raggi-Acea, quali iniziative intenda l’Esecutivo adottare per tutelare gli
azionisti di una delle principali multitutility italiane quotate in Borsa e se
non ritenga opportuno un intervento di Consob e dell’Autorithy per la
concorrenza per valutare i danni causati dalla candidata del Movimento 5 stelle
all’Acea, ai cittadini romani e al tessuto produttivo della Capitale».
Nel manipolo di offesi ed indignati , figurano i Senatori Dem: Raffaele Ranucci, Astorre,
Cirinnà, Lucherini, Maturani, Parente, Sposetti
, Valentini, e due noti romani
purosangue, veri paladini del popolo capitolino come Francesco Scalia e Maria Spilabotte. Uno è di Picinisco: ridente cittadina in provincia di Roma?
Sbagliato è in provincia di Frosinone, e
l’altra? E’ del quartiere Garbatella? No
è di Frosinone city.
Entrambi sono stati
eletti dai cittadini (not in my name)
della nostra Provincia. Ma siccome la loro provenienza gli fa talmente schifo
non si curano delle bollette stratosferiche e illegittime con cui Acea vessa i
loro concittadini, né del fatto che il servizio in Ciociaria sia pessimo con condotte colabrodo, e depuratori non funzionanti. Sotto sotto si sono pure incazzati per l’inevitabile
messa in mora che i sindaci della consulta Ato5 (molti del
loro partito) hanno fatto pervenire ad Acea. Un preavviso per la successiva rescissione
del contratto a causa di inadempienze puntualmente accertate dalla segreteria tecnico operativa .
“Semo romani” sembrano rivendicare la Spilabotte e Scalia. Ma a pensarci bene
anche la storia inerente la difesa del "cives romanus" è una cazzata ben più pesante della topica presa dalla Raggi nel confondere utile e dividendi. La cittadinanza capitolina, anch’essa
perseguitata dalle bollette pazze di Acea e dall’ingresso nell’agone della
riscossione coatta di Equitalia, farebbe salti di gioia nell’apprendere che il
loro sindaco mostrasse l’intenzione di tenere a bada quei pescecani che, all’interno
del cda di Acea, si spartiscono i lauti
proventi della gestione dell’acqua e non solo. Un servizio che, da referendum, dovrebbe rimanere avulso dal profitto privato.
In realtà alla Spilabotte e a Scalia, non gliene importa un fico secco del popolo romano e men che meno dei propri sfigati concittadini
ciociari. A lor signori sta a cuore il solo interesse di azionisti, lobbisti, eminenze
grigie della finanza. Tutta quella schiera di rapaci predatori della ricchezza
pubblica e della dignità umana, che hanno messo sul ponte di comando Matteo
Renzi per avere garantiti i loro sporchi affari.
Se i vari Spilabotte, Scalia,
Pilozzi, valenti commilitoni ciociari delle cammellate truppe d’assalto renziane, si mostreranno fedeli al Padrone di Rignano ,
anche sfregiando la dignità del territorio che li ha eletti, la nomina a deputato nella prossima legislatura sarà
assicurata. Con l’Italicum poi ci
sarebbero ancora meno problemi. I servi più fedeli saranno certamente ricompensati.
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