L’evasione fiscale in Italia ammonta a circa 122 miliardi l’anno
circa. La lotta a questa piaga è terreno
su cui si sono cimentati e si cimentano i governi fin qui succedutisi negli ultimi decenni alla guida
del Paese, ma mai nessuno è riuscito nell’impresa di sconfiggere tale
conclamata ruberia ed ingiustizia.
La difficoltà maggiore è individuare gli
evasori, soggetti smaliziati e sfuggenti. Ebbene noi di Aut, siamo riusciti finalmente a smascherare questi
maramaldi. Potrà sorprendervi ma gli evasori più incalliti non sono gli
speculatori finanziari, né coloro i quali redigono dichiarazioni dei redditi
smaccatamente false. Non sono i mega imprenditori che denunciano dei guadagni
nettamente inferiori ai propri dipendenti, né coloro i quali allocano le loro
ingenti accumulazioni nei paradisi fiscali.
Udite udite! I veri evasori fiscali, i più spietati sono i
disoccupati. O meglio i licenziati che hanno percepito il sussidio di
disoccupazione. Questi sciamannati non si preoccupano se le prestazioni
contributive loro erogate dall’Inps, siano sufficienti a completare il recupero
delle ritenute fiscali. Se ne fregano, incuranti del fatto che, a causa di tale imperdonabile e colpevole
manchevolezza l’evasione fiscale è arrivata al 7,5% del Pil.
Fortunatamente l’istituto
guidato da Boeri ha l’occhio vigile, meglio della pur scrupolosa guardia di
finanza, per cui questi delinquenti sono stati smascherati. Siamo in grado di
produrre la documentazione per cui uno spietato contribuente, sconosciuto al mondo
del lavoro, ma non al fisco, per l’anno
2014 è riuscito ad evadere somme stratosferiche esattamente: 0,08
euro di Irpef, 0,01 euro di addizionale
regionale. Ancora il gaglioffo ha evaso 29,62 euro di saldo per l’addizionale
comunale e 23,69 euro relative all’acconto
addizionale comunale per il 2015. Anche
se il fellone nel 2015 non ha percepito più il sussidio di disoccupazione, e
dunque non era materialmente in possesso di un reddito per versare qualsivoglia
acconto, il dovere di contribuente doveva essere assolto, magari andando a
chiedere l’elemosina, rilasciando la fattura all’occasionale benefattore, s’intende. Si sa l’elemosina a nero è reato.
Sembra una
boutade ma quanto descritto non è uno
scherzo, è crudelmente vero e la
documentazione che segue lo dimostra. Questa vergognosa vicenda fa emergere la
spietatezza, la cattiveria con cui la classe dominante, composta dagli
speculatori e dai loro fedeli scudieri politici, tratta i più poveri e i più
deboli. E’ profondamente immorale contare i peli sul culo ai disoccupati che
stanno percependo un misero sussidio di disoccupazione, raschiando il barile per ricavarne pochi spiccioli,
e nel contempo, aumentare la quota d’uso del denaro contante da 1.000 a 3.000,
non considerare punibile penalmente chi commette reati fiscali per un importo
inferiore al 3% dell’imponibile. In realtà questa è la legge del più forte. La
legge dei paladini dell’accumulazione finanziaria , vincitori della lotta di
classe, i quali non fanno prigionieri, ma vogliono umiliare e sterminare defintivamente
l’orrendo nemico.
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