Sabato scorso 16 aprile, è iniziata la nostra battaglia
referendaria. Il Comitato locale democrazia Costituzionale, insieme con gli
altri comitati per i referendum sociali, fra cui i Cobas scuola, ha organizzato
un banchetto di raccolta firme in via Aldo Moro. L’impresa è stata titanica,
infatti si chiamava la distratta movida
pomeridiana a firmare contro le due norme dell’Italicum (candidature bloccate e
premio di maggioranza), le quattro disposizioni sulla “Cattiva” scuola, il piano sugli inceneritori, e la petizione
popolare, affinchè il decreto attuativo della legge Madia, non vanifichi quanto
il referendum del 2011 sull’acqua ha sancito, ossia il principio che questo
bene non deve costituire fonte di profitto per le multinazionali private.
Lo
diciamo subito il risultato non è stato esaltante. Siamo riusciti a raccogliere
35 firme per tutti i quesiti, ben nove. Ricordiamo che per l’indizione dei
referendum servono almeno 500mila firme. In realtà anche il Governo, strumento
in mano alle lobby finanziarie, sta
giocando la sua battaglia per sancire il modello di società che più sta a cuore
ai suoi mandanti. La prima trappola da disinnescare è stata quella messa sulla
nostra strada dal Ministero dell’Interno e dalla Questura di Roma. I due enti,
attraverso un provvedimento ad hoc, avevano imposto il divieto della raccolta
firme il 16 e il 17 aprile perché ritenevano
che ciò potesse costituire momento di
campagna referendaria, in un periodo vietato, a favore del SI nel referendum contro le
trivelle.
La trappola pretestuosa,
quanto fuori luogo è stata disinnescata attraverso l’accettazione da parte del TAR di
Roma del ricorso presentato dal Comitato Nazionale per il SI nei referendum
abrogativi sull’Italicum, contro il
provvedimento ministeriale . La raccolta firme ha potuto avere luogo, pur
avendo cura di tenere a disposizione le carte del ricorso, ove mai alla Digos
fosse venuto in mente di venire a controllare e reclamare il rispetto di un
provvedimento annullato.
Altro ostacolo da superare è
la totale mancanza di informazione da parte della gente su quanto si sta abbattendo sulle loro
teste. E’ vero che ogni cittadino dovrebbe essere informato, sull’Italicum,
sulla cattiva scuola, sull’acqua pubblica, sugli inceneritori, ma certamente quelle
poche informazioni che i media asserviti al potere riportano sono quanto meno fuorvianti. In effetti
l’utilità di questo primo appuntamento, oltre che per l’ottenimento di 35 firme
si è rivelata per l’opportunità di dare maggiori informazioni a spiegare le dinamiche
dello scippo democratico e sociale che si sta preparando. Fortunatamente è iniziato un passa parola, per cui ai
prossimi banchetti, molti che hanno firmato, spingeranno loro conoscenti a fare
altrettanto. Speriamo dunque che la
partecipazione ai prossimi appuntamenti sia più numerosa.
Per rimanere alla stretta attualità vorremmo fare una riflessione sui risultati del referendum
contro le trivelle. Come è noto il quorum non è stato raggiunto, anche perché le
scorrettezze messe in campo dalla banda di quaquaraquà asserviti alle lobby del petrolio sono state
vergognose, e su questo infido campo noi
referendari dovremmo abituarci a muoverci.
Facendo due conti risulta che sia andato a votare il 32% degli aventi diritto. Di questi l’82% ha votato SI. In pratica 12
milioni circa di cittadini si è espresso contro le trivelle. E’
istituzionalmente giusto che l’orientamento
di 12 milioni di persone non possa determinare la cancellazione di una norma
che interessa tutta la popolazione.
Ebbene
nel combinato disposto fra legge elettorale “Italicum” e la riforma costituzionale
approvata la settimana scorsa, saranno sufficienti meno votanti di quelli sul
referendum contro le trivelle per permettere ad un unico Partito, che esprimerà il premier, di conquistare la Camera, e quindi il Governo del Paese. Saranno
sufficienti 6-7 milioni di consensi per
consentire di fatto ad un monarca e alla sua schiera di accoliti di comandare senza
coinvolgere i cittadini, o meglio sudditi, e i loro rappresentanti. Questi potranno asservire
alla loro volontà anche gli organi di garanzia, come La
Corte Costituzionale, Il Consiglio Superiore della Magistratura.
12 milioni di
cittadini non sono stati sufficienti a rendere valida la consultazione referendaria
contro le trivelle. Ne basteranno molti meno per sancire la dittatura dei poteri
speculativi e finanziari, se non si abolisce l’Italicum e se passa la riforma
costituzionale. E’ uno spunto che lasciamo alla vostra riflessione e speriamo
che possa convincere un maggior numero di persone venire presso i nostri banchetti e firmare per la democrazia.
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