mercoledì 13 aprile 2016

Ipocrisia del non voto

Luciano Granieri


Molti commentatori ed esponenti del Pd hanno accusato di ipocrisia i Deputati che ieri hanno lasciato l'aula rinunciando al voto sull'ultimo passaggio della riforma costituzionale, dopo aver accusato il Presidente del Consiglio di spendersi per esortare i cittadini a disertare le urne in occasione del referendum sulle trivelle. Chi accusa gli altri di esortare  a non votare poi rinuncia egli stesso a non esprimersi ? Questo il concetto in estrema sintesi. Purtroppo come tutte le conclusioni semplicistiche anche questa suscita approvazione e consensi, ma il discorso è ben diverso. La genesi della DEFORMA è essa stessa un inno all’ipocrisia e ai sotterfugi.  Come si ricorderà  nella commissione affari costituzionali del Senato  i membri piddini contrari al dispositivo (Marco Minniti, Luciano Pizzetti, Vannino Chiti)  sono stati proditoriamente sostituiti da membri favorevoli al decreto Renzi-Boschi (Luigi Zanda, Roberto Cociancich, Maurizio Migliavacca). Facile ottenere  il voto d'approvazione  in commissione dopo aver epurato i dissidenti. Non è un imbroglio questo? L’avesse fatto Berlusconi…..Ma torniamo al renziano Cociancich, che si intesta, da bravo servo, un emendamento omnicomprensivo il quale riassume e sostituisce tutti gli emendamenti dell’opposizione. Grasso lo ammette in aula   ignorando  (o forse no) che, secondo il regolamento  del Senato, una proposta di modifica  non può essere riassuntiva  di quelle già presentate, ma deve proporre elementi nuovi e originali. Pare, fra l’altro, che il provvedimento  in questione sia stato scritto da Paolo Aquilanti, ex capo di gabinetto  del ministro Boschi. I servi evidentemente,  se non avessero qualcuno che li imbeccasse,  resterebbero nel loro limbo di nullità. In sostanza il blitz di Cociancich fa saltare le trappole dei voti segreti e il dibattito al Senato su una riforma, quella costituzionale, che invece avrebbe bisogno di approfondimenti ed analisi, perché  determina le regole del gioco per tutti  e per le legislazioni future. Si  dirà che gli emendamenti erano troppi, che la discussione sarebbe andata per le lunghe. E da quando una riforma costituzionale è provvedimento di urgenza?  Proprio la stessa Costituzione sancisce che alle leggi  costituzionali  non si applicano le modalità di urgenza previste, ove sia necessario, per l’approvazione delle  altre norme.    E’ evidente che il pronunciamento di Palazzo Madama è stato “acchitattato”, per evitare che un regolare dibattito e successiva votazione parlamentare, in presenza di una maggioranza non certa  e di faide interne al Pd, affossassero il provvedimento . Il testo arrivato alla Camera quindi,  dove invece  la maggioranza  ha i numeri, è il risultato di una partita truccata. Allora vi chiedo  : Come vi comportereste se , seduti ad un tavolo di poker,  vi rendeste  conto che la partita che si sta  per giocare è truccata? Vi alzereste  e salutereste  la compagnia per evitare di essere presi in giro. E’ quello che hanno fatto le opposizioni ieri alla Camera. Fra l’altro mentono i pasdaran renziani, (sapendo di mentire, o perché ignoranti)  anche sul referendum contro le  trivelle. Le autorizzazioni cui si vuole togliere la scadenza, prevedono che per la durata della concessione, illimitata secondo  la nuova legge,  o comunque legata allo svuotamento completo dei pozzi, sia possibile effettuare prospezioni e sondaggi per la scoperta di altri giacimenti.  Ma ci prendete per il culo?  Quello che esce dalla porta della modifica della legge  di stabilità sulla possibilità di effettuare nuove ricerche  di idrocarburi in mare,  scongiurando uno dei  quesiti referendari , entra dalla finestra della durata illimitata delle autorizzazioni con prospezioni  già in previsione. Del resto sostenere l’interesse pubblico di certi provvedimenti, dopo la vergogna della vicenda Guidi, mi sembra quantomeno  penoso. Infine legare l’esito del referendum costituzionale alla permanenza  in carica del Presidente del Consiglio  è palesemente scorretto. Una riforma Costituzionale è di origine parlamentare, o almeno dovrebbe esserlo. Né il governo e men che meno il Presidente del Consiglio, secondo le regole istituzionali, dovrebbero esprimere giudizi in merito, perché l’Esecutivo non ha competenza su provvedimenti di origine parlamentare. Non conoscere e non  rispettare  questa etica è indice di indisciplina istituzionale per un  Presidente del Consiglio. Ricordo infatti  che l’art.54 della Costituzione recita al comma 2: I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge. Se si rispettasse questo articolo Renzi non dovrebbe aspettare l'esito eventualmente contrario del referendum per dimettersi, dovrebbe farlo subito.

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