lunedì 2 maggio 2016

Di causa in causa

Comitato di Lotta per il lavoro


Aggiornata al 9/11/16 la prossima udienza contro coloro che salirono sul tetto del comune, ecco che il 4 maggio si torna di nuovo in tribunale al piano terra però per l'ennesima causa giuslavoristica.
Con la sentenza del giugno 2015 29 lavoratori ex multiservizi videro riconosciuto il loro diritto al passaggio alle cooperative, a cui l’Amministrazione entrante aveva regalato gli spacchettati servizi licenziando centinaia di persone, “Per l’effetto, va dichiarata l’avvenuta costituzione tra ciascuno dei ricorrenti e la convenuta di un  rapporto  di  lavoro  subordinato  a  tempo  indeterminato  dal  26/4/2013  e  va  ordinato  alla Cooperativa resistente di ricevere  le prestazioni di  lavoro dei ricorrenti. La convenuta va altresì condannata,  a  titolo  risarcitorio,  al  pagamento  in  favore  di  ciascun  attore  di  una  somma equivalente  a  tutte  le  retribuzioni  maturate  dal  26/4/2013,  oltre  interessi  legali  sul  capitale annualmente rivalutato dalle scadenze al saldo e con regolarizzazione contributiva” (dalla sentenza).
Dopo tale batosta – il Sindaco disertò per la prima volta il successivo consiglio comunale per non essere subissato dalle proteste, che comunque avvennero con conseguente interruzione dello stesso - ci si aspettava una onesta riconsiderazione dei fatti accaduti due anni prima e una iniziativa volta a ripristinare le condizioni precedenti per tutti i lavoratori, anche per quelli ricorrenti delle altre cooperative. Qualsiasi amministratore di buon senso, e moralmente responsabile, non avrebbe atteso un giorno di più per recuperare politicamente e socialmente ciò che giuridicamente era emerso, cioè un danno arrecato a centinaia di lavoratori.
Ciò non accadde e, nonostante tutto continua, a non accadere. Ciò è sintomo della incurante sicurezza  della amministrazione che evidentemente pesa diversamente interessi privati e quelli pubblici e morali.
Ci si sarebbe aspettato che la stessa cooperativa soccombente, impigliata nelle indagini di mafia-capitale, procedesse più avvedutamente cercando di limitare i danni dando seguito alla sentenza sfavorevole. Mal consigliati in tal senso, dopo tre incontri, nei quali evidentemente credevano di avere a che fare con i burini ciociari, i responsabili della Solco, si eclissavano e optavano per la costruzione di una difesa tesa ad ostacolare e a rinviare le indicazioni della sentenza. Unico segnale positivo è che dall’inizio dell’anno 5 componenti della segnaletica, ricorrenti, venivano improvvisamente assunti.
 La settimana scorsa, nell’udienza davanti alla corte d’appello di Roma,  la Solco aveva invano richiesto la sospensione della sentenza in attesa dell’appello (fissato per il gennaio 2018) …….
Negli stessi giorni, un’altra richiesta di impugnare i decreti ingiuntivi davanti ai giudici frusinati non solo non ha trovato soddisfazione ma ha ottenuto che il giudice convocasse i vertici aziendali per cercare di capire quali sono gli ostacoli per la reintegrazione dei lavoratori ai loro originari posti di lavoro e al pagamento delle spettanze a quasi un anno dalla sentenza!   
 I lavoratori, stremati da anni di lotta, sono sempre più consapevoli del torto subito: dal punto di vista politico-sindacale è chiaro anche ai più scettici il disegno del regalo alle coop che affidatarie  dei servizi per cinque mesi sono ancora lì dopo 36. Dal punto di vista giuslavoristico i tentativi di ostacolo frapposti dalla Solco sono demoliti udienza dopo udienza e se non si andrà in conciliazione si dovrà mettere mano a €.800 mila.
 Da questo punto di vista i lavoratori hanno imparato a non aver fretta: attendono fiduciosi che tutti paghino secondo le loro responsabilità. Il prossimo anno si vota alle amministrative e chissà se questa battaglia non veda aprirsi un nuovo fronte…


video di Luciano Granieri

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