domenica 26 giugno 2016

Dalle vicende del SIN riemerge a tinte fosche l’irrisolta contaminazione dell’area ex Agip Petroli, oggi Viscolube.

Rete per la Tutela della Valle del Sacco


Dai verbali della Conferenza dei Servizi del SIN Bacino del Fiume Sacco (sui cui esiti non certo esaltanti avremo modo di ritornare, ampiamente, in un successivo comunicato stampa) tenutasi in data 26.05.16, indetta dal Ministero dell’Ambiente, Direzione Generale per la Salvaguardia del Territorio e delle Acque, riemerge la questione dello stato di contaminazione dell’area ex AGIP Petroli, oggi Viscolube spa, sita nel Comune di Ceccano, vicina al confine con il Comune di Frosinone.

Nel corso della Conferenza (presenti: Viscolube spa, Ecotherm, Comune di Ceccano, Unione Petrolifera, ISPRA, ARPA Lazio Dipartimento Frosinone; assenti: Prefettura Frosinone, Provincia Frosinone, Regione Lazio, Istituto Superiore Sanità, ASL Frosinone), tale questione, oggetto di cronaca nei mesi scorsi, si ripropone con nuovo spessore, visti i rilievi di Arpa Lazio e dello stesso Ministero dell’Ambiente.

In estrema sintesi, questi i punti salienti:

la bonifica dell’area è lontanissima dal conoscere la conclusione, nonostante il suo iter sia cominciato alla fine del 2002;

dei 4 cicli previsti di bonifica con tecnica di landfarming (semplificando non poco, depurazione che catalizza l’azione dei microorganismi presenti nel terreno), non è stato completato neppure il secondo, pressoché fermo dal 2009;

mentre la Viscolube spa sostiene, con nota del 31.03.16, che non vi sono fenomeni di migrazione della contaminazione verso l’esterno, ARPA Lazio comunica in data 22.04.16 al Ministero dell’Ambiente che «ancora persiste una rilevante contaminazione di inquinanti nelle acque sotterranee, sia all’interno del sito», sia in 8 piezometri «posti a valle idrogeologica della barriera idraulica» che dovrebbe impedire la diffusione della contaminazione; da tali piezometri «si evidenzia che la contaminazione è presente nelle acque di falda in concentrazioni rilevanti con particolare riferimento» a composti molto nocivi, ovvero in particolare solventi organoclorurati e metalli pesanti;

il Comune di Ceccano, in data 08.04.16 ha emesso ordinanza di divieto di consumo di acqua entro i 500 metri dal sito contaminato;

Viscolube difende energicamente la propria azione di bonifica, con argomentazioni che saranno vagliate dai tecnici competenti (i quali al momento, come si è visto, sembrano smentirne categoricamente la bontà).

Il Ministero ha dunque predisposto un tavolo tecnico per risolvere il problema della diffusione della contaminazione, che coinvolge, a differenti livelli e con specifici compiti, ARPA Lazio, ISPRA, Comune di Ceccano e Viscolube spa. Le relative azioni di tale organo sono in corso, ed entro il 20 luglio la Viscolube spa è tenuta a presentare un’Analisi di Rischio e conseguentemente una Variante del progetto di Messa in Sicurezza dei suoli contaminati.

Oltre a sottolineare la paradossalità della vicenda in questione relativamente ai tempi dell’incompiuta (o meglio in alto mare) bonifica, ai gravissimi rischi che ne derivano per l’ambiente e per la salute della cittadinanza, vogliamo rilevare qualche elemento positivo.

In primis, l’operato di ARPA Lazio Dipartimento Frosinone, o meglio dei tecnici e dei dirigenti direttamente responsabili di tale lavoro.

In secundis, l’operato del Ministero dell’Ambiente, che nel caso specifico si fa carico del problema. Con che esiti, valuteremo più avanti.

È importante infine rilevare come la contaminazione da solventi organoclorurati non interessi solo l’area oggi Viscolube spa, ma anche l’area Klopman International srl e l’area ex Schlumberger nel Comune di Frosinone, vicino alla discarica Le Lame. Ci chiediamo come mai vi sia interesse, da parte dei politici e della maggior parte degli organi di controllo, solo per la contaminazione provocata dalla discarica, posto che le due aree precedentemente citate presentano profili di rischio, nonché già alcuni riscontri, molto più preoccupanti.

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