domenica 26 giugno 2016

Proletari di tutto il mondo: ri-riuniamoci

Luciano Granieri




La colpa è sempre del popolo. Scagli la prima pietra chi non abbia scaricato sulla plebe la causa di un elezione o di un referendum perso. Anche dalle note di questo blog, spesso abbiamo accusato la pigrizia dei cittadini, in particolare Italiani e Ciociari, nel non voler impegnarsi in un percorso di cambiamento, di accontentarsi delle briciole che l’èlite ogni tanto fa scivolare dal  tavolo  per mantenere la pace sociale e continuare ad arricchirsi sulle spalle proprio di chi fedele aspetta l’elemosina. Qualche ammissione di colpa, per parte nostra,è stata anche espressa. Forse abbiamo peccato di comunicazione. Menarla con la storia dell’anticapitalismo, rimanere  confinati  troppo sul piano teorico verso chi non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena, è un errore madornale e velleitario. La risposta più comune, non a torto è: D’accordo, organizziamo la rivoluzione, ma intanto la bolletta come la pago?  

La novità della recentissima  stagione elettorale, comprendente le elezioni amministrative italiane, il referendum sulla  brexit,  è che a lamentarsi del popolo bue ed ignorante, non sono coloro i quali si sono spesi per il cambiamento sociale, ma i burocrati dell’establishment politico economico, a cui gli elettori, al netto di un astensionismo dilagante, comunque hanno fornito , fino a ieri una legittimazione democratica. Fa impressione ascoltare i soloni della finanza  e della politica  tuonare  contro l’opportunità di indire un referendum sulla permanenza di una Nazione nella UE!   Cosa ne sa il popolo bue delle dinamiche comunitarie,  dello spread, della BCE, di ciò che rischiano i mercati finanziari. Roba delicata da maneggiare con cura, anziché affidarla alle mani grossolane e callose di un operaio, o alla valutazione di un disperato disoccupato. Il referendum sulla brexit, infatti va ripetuto, perché al popolo bue va spiegato che non è in grado  di interessarsi a certe materie, che ha sbagliato ha decretare l’uscita del Regno Unito dall’Unione. Ora  gli Inglesi più poveri non potranno più raccattare  neanche la briciola che cadeva  dal tavolo delle èlite. 

Considerando, in modo grossolano,  ma indicativo,   i flussi elettorali delle ultime amministrative, e del referendum sulla brexit,  risulta che il voto anti establishment,  che da un lato ha determinato l’uscita del Regno Unito dall’UE e dall’altro ha punito il Partito della Nazione italiano, arriva in maggioranza dai ceti più poveri. Una classe che in tutto il mondo occidentale, e non solo, va inesorabilmente aumentando.  Si comincia a percepire  che  la briciole sono sempre di meno e sempre di più è la platea cui sono destinate. Una elargizione chiaramente insufficiente, per cui è chiaro che i tumulti  e le liti fra i disperati che aspettano sotto il tavolo sono sempre maggiori e aspre. Si percepisce altresì che rimanendo sotto al desco  , non solo non si arriverà mai al banchetto , ma spesso è necessario condividere la scomoda posizione con persone che scivolano dalla sedia andando ad aumentare la folla  di disperati in attesa di un magro privilegio. 

In buona sostanza, la narrazione in base alla quale  all’aumento della  ricchezza  di pochi, corrisponda   il giovamento della  condizione dei molti, comincia a mostrare la corda.  Cioè tutto lo story telling messo in piedi da Reagan e dalla Thatcher necessario a convincere i poveri a votare per i ricchi sta miseramente crollando. Volendo semplificare, il voto britannico contro la UE, il voto amministrativo contro il rappresentante delle lobby finanziarie identificato  nel Pd di Renzi, arriva da quei pezzi di popolo che non ce la fanno più ad andare avanti. Disoccupati, sottoccupati,  disperati confinati ai margini della società  gente che identifica la causa del proprio impoverimento esattamente  nelle istituzioni politiche e finanziarie variamente impersonificate  (UE,Governi Nazionali, Governi dei territori) colpevoli di aumentare a dismisura la diseguaglianza sociale. 

Questa nuova consapevolezza evidentemente porta a conclusioni diverse. C’è chi, ancora immerso nella  guerra fra poveri, alimentata dallo stesso establishment, accusa le Istituzioni di non essere in grado di difendere la cittadinanza nativa dall’invasione di flussi di stranieri, anch’essi disperati ,colpevoli, di voler rubare il cibo dalla stessa ciotola dei poveri indigeni ,    chi invece, ed ahimè  è la fazione minoritaria , accusa le medesime Istituzioni, di essere il braccio armato dei potentati finanziari, esecutrici  di quelle politiche di devastazione sociale, privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite che sta dissanguando una grande maggioranza popolare allocata in tutta Europa, in tutto il mondo occidentale e non solo.  

Il popolo bue  si  rivela improvvisamente ed inaspettatamente,   per le èlite, irresponsabile, ignorante, non degno di esercitare alcuna prerogativa democratica. Un entità, che avendo perso già la propria dignità sociale,  è destinata a scomparire definitivamente non essendo più in grado di assolvere alla funzione di certificazione plebiscitaria della criminale deriva neoliberista. 

In  questa nuova corrente rischia di confluire  l’esito del referendum sulle riforme costituzionali di ottobre. Qui   il voto per il NO potrebbe  identificare   il rifiuto, non tanto di una riforma insana, ma del Governo che l’ha concepita, ritenuto responsabile dell’inesorabile impoverimento delle classi subalterne. I vertici europei l’hanno capito, ecco perché improvvisamente Renzi è diventato un importante alleato, Hollande e la Merkel, dopo averlo ignorato, ora lo blandiscono, lo coinvolgono. Potrebbero essere disposti, prima del referendum di ottobre, ad allargare i cordoni della borsa, inviare ulteriori aiuti, magari giustificati con la necessità di finanziare la gestione dell’immigrazione, potrebbero aumentare  ulteriormente la flessibilità in modo di consentire al premier italiano di giocarsi una favorevole politica fiscale utile ad accrescere il consenso per il SI al referendum costituzionale. 

Un’elezione al buio anche in Italia susseguente al fallimento del referendum costituzionale, potrebbe rivelarsi letale per gli interessi delle lobby finanziarie. Su questi temi penso dovrebbero concentrarsi le forze comuniste variamente codificate.  Lasciare che un flebile segnale di condivisione e conseguente possibile  conflitto di classe possa essere disperso dai disvalori fascisti e razzisti, funzionali alla rivitalizzazione delle derive neoliberiste, oppure dilapidato da una forza tipicamente borghese,  come quella del M5S, sarebbe  delittuoso. Pensiamoci compagni.








Nessun commento:

Posta un commento