Per i comitati del No alla riforma Costituzionale è
veramente complicato mettere a
punto e divulgare i messaggi in difesa della Costituzione, minacciata dalla
deforma Renzi-Boschi-Verdini .
Oltre alle difficoltà costituite dal limitato
spazio concesso dai media, è stato necessario modificare continuamente il contenuto dei messaggi. Nella
scorsa primavera, subito dopo l’approvazione definitiva della riforma in
Senato, Renzi affermò che se avesse
perso il referendum avrebbe lasciato, non solo il governo, ma la politica. Tale
posizione fu subito contestata dai comitati del No e dagli altri movimenti contrari alla riforma. Fiumi di inchiostro
e dichiarazioni denunciavano la personalizzazione del referendum sul Presidente
del Consiglio, il quale, concentrava l’attenzione sulla sua persona piuttosto che sui temi riformatori. Dopo un
po’ lo stesso Renzi sostenne che era sbagliato trasformare il quesito
referendario in un giudizio sul premier
e sul suo governo. Una giravolta non da poco.
Iniziò un lavoro titanico per i responsabili della comunicazione dei comitati del No,
impegnati a cambiare il tono dei messaggi, cancellando il tema della
personalizzazione, con gli annessi e i connessi.
Quando sembrava che si fosse
raggiunta una certa stabilità e chiarezza sul “cosa” e “come” comunicare per
contrastare la deforma Renzi-Boschi, et voilà , altra giravolta. Quell’Italicum
considerato da Renzi, come la migliore legge elettorale possibile, un dispositivo
approvato a colpi di fiducia, norma intoccabile e indiscutibile, all’improvviso
diventava modificabile. A detta dello stesso
Premier l’Italicum si poteva cambiare. Apriti cielo! Tutti i
discorsi, i dibattiti e le disquisizioni
sull’antidemocratico “combinato disposto” fra legge elettorale e riforma costituzionale, andavano
a farsi friggere. Pensare che su quel famoso
“combinato disposto” ci siamo stati per l’intera estate. Niente da fare, tutta
la comunicazione da riscrivere un’altra volta.
Per la data del referendum,
fortunatamente non ci siamo cascati. In ogni comunicazione dei comitati del No
non era indicata alcuna data, anzi si denunciava il fatto che il Governo la
tirasse per le lunghe nel decidere la giornata della votazione. La definizione del 4 dicembre come data
definitiva per la consultazione referendaria dovrebbe aver messo fine a tutte le
giravolte.
Forse.
Non è che dopo tanto casino i novelli costituenti si
renderanno conto che, così come la
personalizzazione del referendum, l’Italicum, anche la riforma in toto è una grande
vaccata? C’è da attendersi l’ennesimo dietro front? Non è dato sapere.
Una fatto è certo, ormai è troppo tardi per un ripensamento pre- referendum, quindi
se qualcuno dirà: scusate ci siamo sbagliati, sarà difficile cambiare una riforma, che modifica 47 articoli della Costituzione, una votata dai cittadini . Sarà
necessario attivare la procedura
prevista dall’art.138, per cui campa cavallo! Se fino ad ora porre
rimedio alle vaccate governative potrebbe essere relativamente semplice,
rimediare alla vaccata più grossa sarà difficile se non impossibile. Per cui
vediamo di non farla passare la “grande vaccata” , di bocciarla, senza se e senza ma, votando No il 4 dicembre
prossimo.
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