giovedì 13 ottobre 2016

Acea Ato5: con chi sta la Sto?

Luciano Granieri
foto tratta da "l'inchiesta quotidiano"


Ieri sera la consulta  d’ambito  di Acea Ato5 ha respinto la proposta della segreteria tecnica operativa, nella quale si evidenziava che le inadempienze del gestore, pur accertate, non erano tali da attivare la rescissione contrattuale per colpa. 

Dopo l’avvio dell’iter di interruzione del contratto di servizio idrico sancito dalla delibera n.2 del 18 febbraio 2016, i sindaci della consulta erano chiamati a votare la proposta della Sto, redatta in base alle controdeduzioni avanzate da Acea, in riposta alle contestazioni  espresse dai sindaci medesimi . Le inadempienze denunciate comprendevano  un’approssimativa gestione del servizio  con tariffe  spropositate, interventi strutturali addebitati in bolletta e  mai realizzati, ma  soprattutto spiccava il reclamo  per  la mancata corresponsione ai Comuni di 21 milioni di euro a saldo degli oneri  concessori . 

Quarantadue  primi cittadini, sui 57 presenti,  hanno respinto la proposta della segreteria tecnica operativa, i favorevoli sono stati 14, uno astenuto. Tanto per buttarla in politica possiamo dire che l’appartenenza  ai diversi  schieramenti,  dei sindaci contrari alla proposta della Sto, è stata trasversale.  Era  compresa fra  Ornella Carnevale, sindaca di Pico, decisamente posizionata a sinistra, il sindaco  Morini di Alatri  piddino atipico, che pure aveva proposto una mediazione prima di votare no, fino  a tutta la pattuglia dei primi cittadini  di centro destra guidata da Ottaviani. 

Dunque ancora una volta la votazione di ieri ha segnato la Caporetto degli amministratori  di stretta osservanza renziana.  Sindaci  che in linea con i diktat del capo, strenuo difensore del capitale finanziario,  giammai avrebbero potuto permettersi di esprimersi contro Acea. La difesa degli Ascari democrat è stata come al solito patetica. Il sindaco di Ceprano , Marco Galli , ha riproposto la solfa dell’irresponsabilità di una posizione contraria alla multinazionale romana.  Non è saggio, secondo il primo cittadino cepranese, votare contro un parere tecnico espresso da un ufficio di consulenza, come la segreteria tecnica operativa, la cui funzione è quella di supportare la consulta d’ambito nelle proprie decisioni. In secondo luogo, secondo Galli, andare contro il colosso Acea con motivazioni deboli, significherebbe esporsi a rovesci legali i cui oneri ricadrebbero  sui cittadini. Della serie: “conviene pagare la tangente ad Acea, altrimenti si rischia che questa ci bruci la casa”. 

A proposito della segretaria tecnica operativa!  E’ vero che questo organo dovrebbe supportare tecnicamente i sindaci  e di conseguenza tutelare gli interessi dei cittadini nei confronti del gestore privato, ma ciò accade veramente?  Nelle ultime due assemblee le proposte avanzata dalla Sto, quella sull’aumento tariffario,  e quella di ieri sull’inconsistenza delle motivazioni per la rescissione contrattuale, sono state sonoramente bocciate da sindaci perché palesemente contrarie agli interessi della cittadinanza. Ci possiamo dunque fidare dello Sto? Parrebbe di no. 

Altrettanto risibile è l’obiezione  avanzata dal sindaco di Veroli, Simone Cretaro, secondo cui, chi ha votato contro la proposta di archiviazione del procedimento di rescissione avanzata dalla Sto, deve anche prendersi la responsabilità di deliberare l’interruzione del rapporto con Acea.  E’ facile rispondere che la votazione di ieri riguardava esclusivamente la proposta dell'organo tecnico operativo e non la cacciata di Acea.  Ovviamente la deliberazione di rescissione contrattuale andrà presentata al più presto in una prossima consultazione  e godrà di un supporto giuridico potente,  rappresentato dalla bocciatura di ieri  delle controdeduzioni di  Acea .  

Dunque la macchina sembra procedere, ma non basta. Perché a difendere Acea c’è anche il decreto sblocca Italia di Renzi del 2014. In base a tale norma si incentivano esplicitamente le dismissioni delle quote che i Comuni eventualmente possedessero all’interno degli assetti azionari di un gestore terzo e si favoriscono economicamente i soggetti privati. In particolare un territorio   è di fatto  obbligato a scegliere un ente  privato per il servizio idrico, non solo, tale gestore deve essere unico  e avere come requisito quello di avere già operato in quello stesso ambito. E’ evidente dunque come Acea, qualora fosse cacciata dalla porta da parte dei primi cittadini ,  rientrerebbe dalla finestra, per il decreto sblocca Italia. 

E’ dunque necessario che i sindaci uniscano  alla loro battaglia per la cacciata di Acea una presa di posizione forte per un ritorno alla gestione partecipata del servizio idrico come sancito dal referendum del 2011. La questione non è se disfarsi o meno di Acea, ma riguarda la riappropriazione da parte dei cittadini di un bene necessario alla vita come l’acqua che mai dovrebbe essere fonte di profitto.  Senza questa decisa presa di posizione la consulta d’ambito potrà bocciare tutte le controdeduzioni possibili immaginabili, ma mai riuscirà a liberarsi definitivamente dal giogo della multiutiliy romana. 

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