foto tratta da "l'inchiesta quotidiano" |
Ieri sera la consulta d’ambito di Acea Ato5 ha respinto la proposta della
segreteria tecnica operativa, nella quale si evidenziava che le inadempienze del
gestore, pur accertate, non erano tali da attivare la rescissione contrattuale
per colpa.
Dopo l’avvio dell’iter di interruzione del contratto di servizio
idrico sancito dalla delibera n.2 del 18 febbraio 2016, i sindaci della
consulta erano chiamati a votare la proposta della Sto, redatta in base alle
controdeduzioni avanzate da Acea, in riposta alle contestazioni espresse dai sindaci medesimi . Le
inadempienze denunciate comprendevano un’approssimativa
gestione del servizio con tariffe spropositate, interventi strutturali addebitati
in bolletta e mai realizzati, ma soprattutto spiccava il reclamo per la mancata
corresponsione ai Comuni di 21 milioni di euro a saldo degli oneri concessori .
Quarantadue primi cittadini, sui 57 presenti, hanno respinto la proposta della segreteria
tecnica operativa, i favorevoli sono stati 14, uno astenuto. Tanto per buttarla
in politica possiamo dire che l’appartenenza
ai diversi schieramenti, dei sindaci contrari alla proposta della Sto, è
stata trasversale. Era compresa fra Ornella Carnevale, sindaca di Pico, decisamente
posizionata a sinistra, il sindaco
Morini di Alatri piddino atipico, che pure aveva proposto una mediazione prima di
votare no, fino a tutta la pattuglia dei
primi cittadini di centro destra guidata
da Ottaviani.
Dunque ancora una volta la votazione di ieri ha segnato la Caporetto degli amministratori di
stretta osservanza renziana. Sindaci che in linea con i diktat del capo, strenuo
difensore del capitale finanziario, giammai avrebbero potuto permettersi di
esprimersi contro Acea. La difesa degli Ascari democrat è stata come al solito
patetica. Il sindaco di Ceprano , Marco Galli , ha riproposto la solfa dell’irresponsabilità
di una posizione contraria alla multinazionale romana. Non è saggio, secondo il primo cittadino
cepranese, votare contro un parere tecnico espresso da un ufficio di consulenza,
come la segreteria tecnica operativa, la cui funzione è quella di supportare la
consulta d’ambito nelle proprie decisioni. In secondo luogo, secondo Galli,
andare contro il colosso Acea con motivazioni deboli, significherebbe esporsi a
rovesci legali i cui oneri ricadrebbero sui cittadini. Della serie: “conviene
pagare la tangente ad Acea, altrimenti si rischia che questa ci bruci la casa”.
A proposito della segretaria tecnica operativa! E’ vero che questo organo dovrebbe supportare
tecnicamente i sindaci e di conseguenza
tutelare gli interessi dei cittadini nei confronti del gestore privato, ma ciò
accade veramente? Nelle ultime due
assemblee le proposte avanzata dalla Sto, quella sull’aumento tariffario, e quella di ieri sull’inconsistenza delle
motivazioni per la rescissione contrattuale, sono state sonoramente bocciate da
sindaci perché palesemente contrarie agli interessi della cittadinanza. Ci
possiamo dunque fidare dello Sto? Parrebbe di no.
Altrettanto risibile è l’obiezione
avanzata dal sindaco di Veroli, Simone
Cretaro, secondo cui, chi ha votato contro la proposta di archiviazione del
procedimento di rescissione avanzata dalla Sto, deve anche prendersi la responsabilità
di deliberare l’interruzione del rapporto con Acea. E’ facile rispondere che la votazione di ieri
riguardava esclusivamente la proposta dell'organo tecnico operativo e non la cacciata di Acea. Ovviamente la deliberazione di rescissione
contrattuale andrà presentata al più presto in una prossima consultazione e godrà di un supporto giuridico potente, rappresentato dalla bocciatura di ieri delle controdeduzioni di Acea .
Dunque la macchina
sembra procedere, ma non basta. Perché a difendere Acea c’è anche il decreto
sblocca Italia di Renzi del 2014. In base a tale norma si incentivano esplicitamente le dismissioni
delle quote che i Comuni eventualmente possedessero all’interno degli assetti
azionari di un gestore terzo e si favoriscono economicamente i soggetti
privati. In particolare un territorio è di fatto obbligato a scegliere un ente privato per il servizio idrico, non solo, tale
gestore deve essere unico e avere come requisito
quello di avere già operato in quello stesso ambito. E’ evidente dunque come
Acea, qualora fosse cacciata dalla porta da parte dei primi cittadini , rientrerebbe dalla finestra, per il decreto
sblocca Italia.
E’ dunque necessario che i sindaci uniscano alla loro battaglia per la cacciata di Acea
una presa di posizione forte per un ritorno alla gestione partecipata del
servizio idrico come sancito dal referendum del 2011. La questione non è se
disfarsi o meno di Acea, ma riguarda la riappropriazione da parte dei cittadini
di un bene necessario alla vita come l’acqua che mai dovrebbe essere fonte di
profitto. Senza questa decisa presa di
posizione la consulta d’ambito potrà bocciare tutte le controdeduzioni possibili immaginabili,
ma mai riuscirà a liberarsi definitivamente dal giogo della multiutiliy romana.
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