Risolutamente irrisoluti
All'Assemblea dei sindaci di ieri 13 ottobre è mancato il classico soldo per fare una lira.
Ma come? Per stabilire 3 o 6 mesi di tempo da concedere ad Acea per eliminare le inadempienze, per definire la tariffa del 2016, il fronte dei sindaci anti - Acea si è premunito della necessaria mozione per far prevalere il proprio punto di vista mentre quando si è dovuto decidere se procedere o meno alla risoluzione se ne sono dimenticati?
Sgomberiamo immediatamente il campo alle cialtronate con cui gli uomini di Renzi e Scalia tentano di giustificare l'ingiustificabile.
E' la STO che ha formulato contestazioni parzialissime e nonostante il Comitato provinciale acqua pubblica abbia a più riprese sollecitato l'integrazione delle stesse, questa STO, vero e proprio cavallo di Troia di Acea in seno all'ATO, se ne è guardata bene provvedendo solo a redigere il compitino di comodo che chiunque, non completamente ingenuo, si aspettava.
Per quanto riguarda, invece, il parere legale: è mai possibile che in Italia non esistesse un altro avvocato a cui rivolgersi che non svolgesse il proprio compito per l'Autorità idrica toscana, dove i sindaci e le comunità locali non contano praticamente nulla e a dettare legge è Acea S.p.a che controlla tutte le società meno una della regione? Un avvocato di quella Firenze di Renzi e di quella Publiacqua (controllata di Acea) deputata alla gestione del S.I.I. su tutto il territorio controllato da Acea S.p.a?
Quello che conta è, però, che la risoluzione per colpa del contratto non sia stata archiviata ed ora senza ulteriore indugio deve essere formalmente disposta.
Siamo stanchi di sentire i lamenti sui possibili rischi legali, e crediamo che la soluzione di questa vicenda sia tutta politica.
Per questo il 27 ottobre saremo a Roma, insieme agli altri territori, per partecipare al primo Consiglio popolare dell'acqua per chiedere all'amministrazione Raggi di tener fede agli impegni elettorali assunti che prevedono la ripubblicizzazione di Acea S.p.a. Questo significa che il Comune di Roma che detiene il 51% di Acea S.p.a. deve liberare i territori occupati dai soci privati di Acea, Caltagirone e Suez, e, quindi, impedire ad Acea di opporsi alla risoluzione contrattuale dell' Ato 5!
In queste settimane chiederemo conto alla Regione Lazio della Legge n. 5 "Tutela, governo e gestione pubblica delle acque", strumento indispensabile perché a decidere di un bene indispensabile come l'acqua tornino ad essere i consigli comunali e i cittadini.
Saremo di fronte al Parlamento perché il decreto Madia che obbliga alla privatizzazione dei servizi pubblici sia ritirato e non ci accontenteremo di quanto già annunciato sull'esclusione da esso della sola gestione dell'acqua.
Ci aspettiamo che anche gli amministratori che a parole dichiarano di essere preoccupati e di agire nell'interesse dei cittadini siano al nostro fianco ed assicuriamo che questo sarà l'unico riconoscimento da tenere in considerazione anche sul piano elettorale.
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