martedì 25 ottobre 2016

La Renzi-Boschi è una riforma che non c'entra nulla con la Costituzione.

Luciano Granieri



Votare No al referendum  costituzionale è una necessità democratica,  e di convivenza civile ,ineludibile. Le ragioni inerenti il merito della riforma sono state analizzate e dibattute.  E’ un testo scritto in modo pasticciato e confuso, attenta alla sovranità popolare, togliendo alla cittadinanza la possibilità di votare una camera legiferante, seppur in tono minore, come il Senato, conferisce al governo e al suo presidente potere di vita o di morte sulla popolazione. Ma c’è un aspetto più generale che obbliga a votare No. 

La riforma Renzi-Boschi non c’entra nulla con la Costituzione, è un corpo estraneo che cerca di violentare e infettare come un virus la Carta del ’48. La Costituzione  Repubblicana è un dispositivo che identifica un sistema di convivenza civile, basato su rapporti sociali definiti e condivisi. E’ altresì un elemento identificativo dell’appartenenza  ad una comunità ,  è l’enunciazione  degli elementi che identificano un cittadino come parte integrante della Repubblica Democratica fondata sul lavoro.  

Il nostro edificio comune ci rende cittadini perché assicura il diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione gratuita per tutti. Ma soprattutto nella casa comune è stabilito che ogni abitante non debba subire impedimenti di carattere economico e sociale che, limitando  la libertà e l’eguaglianza,   impediscano  il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica economica e sociale del  Paese.  

La riforma Renzi-Boschi è altra cosa.   Si tratta molto semplicemente di uno strumento finalizzato all'esercizio  del  potere.  Il principio della velocizzazione dei processi legislativi, della sburocratizzazione (sotto cui si cela la  devastazione dei sistemi democratici),  della stabilità di governo,  non hanno niente a che vedere con la condivisione sociale, con il rafforzamento del principio di comunità, sono altro. Si tratta di un dispositivo  che aborrisce la partecipazione alla vita politica e sociale, perché la catena di comando prevede la semplice investitura dal parte del  popolo, non l’esercizio della sovranità popolare.

 La riforma Renzi –Boschi  non è condivisa. E’ stata imposta a colpi di "canguro" ed  esautoramenti di membri  contrari nelle commissioni parlamentari. Alcune regole sono figlie della peggiore correntizzazione  all’interno del partito di Renzi.   L’art.57 sull’elezione dei Senatori ne è un esempio.  All’inizio del testo è stabilito   che i senatori sono  eletti dai consigli regionali  e dai consigli delle Province autonome di  Trento e Bolzano.  Andando avanti nella formulazione del medesimo articolo si legge anche che i senatori sono eletti  dagli organi istituzionali territoriali (i consigli regionali di cui sopra) in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del loro rinnovo.  Una palese contraddizione.  

Delle due l’una. O i senatori sono eletti dal popolo, o dai consiglieri regionali. Entrambe le cose insieme, come appare evidente anche ai più sciocchi, non sono realizzabili. In realtà la seconda parte dell’art.57  è stata aggiunta per dare un contentino alla minoranza del Pd che mal digeriva il Senato non elettivo e che per questo non avrebbe votato la riforma in Parlamento.  Che poi la stessa minoranza  si sia accontentata di un principio malamente  enunciato e  irrealizzabile, è un vero e proprio mistero, ma tant’è. 

Sta di fatto che è stato partorito un articolo fortemente contradditorio, in parte non attuabile ,   solo per accontentare una propria corrente di partito. Un atteggiamento lontano anni luce dallo spirito dei Costituenti. 

Dunque occorre respingere la riforma costituzionale Renzi-Boschi perché  di costituzionale non ha nulla. E’ un'altra cosa, completamente aliena dallo spirito della Costituzione del ’48.  E’ un vero e proprio attentato ai principi di convivenza civile e condivisione sociale scritti nella Carta. Quindi urge disinnescare questo ordigno . Il 4 dicembre votiamo No

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