Luciano Granieri.
Ritiene davvero che il Referendum possa essere un attacco alla nostra
democrazia?
La riforma è un attacco alla democrazia . Alle elezioni politiche, se passerà la riforma, riceveremo solo la scheda per eleggere i
deputati . Viene eliminata la scheda per il Senato, ma non il Senato. Non poter votare una camera con potere
legislativo , per quanto ridotto , come il Nuovo Sanato è uno strappo a quella
sovranità popolare che appartiene al popolo, come da art.1 della Costituzione. Ciò
determina
un depauperamento delle prerogative democratiche. Ancora, l’istituto del “voto a data certa”,
in base al quale il governo, su una legge di propria emanazione, concede
alla camera 70 giorni per analizzarla , dopodiché, trascorso questo periodo, la stessa
sarà licenziata comunque, senza
tener conto del giudizio espresso dai deputati, è una chiaro esproprio alla
prerogativa democratica del Parlamento che è, evidentemente, succube
dell’esecutivo e del premier che lo comanda. Infine, il principio di salvaguardia
nazionale in base al quale il governo
centrale può espropriare alle
regioni e agli enti locali la prerogativa di decidere su eventuali provvedimenti che dovessero
interessare il territorio, è un altro sovvertimento delle dinamiche
democratiche . Riepilogando . Non si vota più il Senato, il governo
approva leggi senza curarsi della
deliberazione parlamentare, inoltre può sottrarre agli enti locali il potere di
decidere su provvedimenti che li riguardano. Non è questo un attacco alla
democrazia?
Qual è la sua idea sul rapporto tra referendum e legge elettorale?
Legge elettorale e riforma sono intimamente connesse
nel determinare l’assoluto potere di una minoranza. In base alla riforma i poteri legislativi ,di determinazione degli organi di controllo (elezione del
presidente della Repubblica, dei membri della Corte Costituzionale e del CSM) , sono prerogativa quasi esclusiva della Camera dei Deputati e
del governo a cui questa da la fiducia .
La nuova legge elettorale riguarda, per
l’appunto, solo l’elezione dei deputati.
Nell’Italicum è previsto un ballottaggio fra i due partiti che avranno ottenuto
più voti. Chi vince si prende il 54% dei
seggi, e diventa padrone assoluto dell’assemblea. Facendo due conti ,in base
alle ultime elezioni politiche, il 25% dei voti
potrebbe essere sufficiente per consentire ad un partito l’accesso
al ballottaggio e conseguire la
vittoria. Considerato che quel 25% è
calcolato sul numero dei votanti e non degli aventi diritto, cioè solo sul 70%
circa della popolazione elettorale, ecco che basterà ottenere l’esiguo consenso
di poco più di dieci milioni di cittadini per prendersi tutto, Parlamento,
Governo e organi di garanzia. Ricordo
che il recente referendum abrogativo per
le trivellazioni marine è stato votato da circa 15milioni di cittadini e non ha
raggiunto il quorum. Lo stesso numero di elettori sarebbe invece sufficiente per consentire ad un partito di
prendere il potere assoluto , con buona pace del rispetto del principio della
rappresentanza.
Il fronte del No oggi appare quanto mai frastagliato, un po' come il
centrodestra. Il referendum poteva essere invece l'occasione per una
riunificazione?
Volendo attenerci al merito, il rifiuto dell’attuale riforma è comune a
forze che hanno idee diverse sul come debba riformularsi la Carta. C’è chi
rifiuta la riforma perché troppo antisociale e di deriva autoritaria , chi la boccia
per l’esatto contrario, ossia
preferirebbe la declinazione di una Repubblica Presidenziale tout court. Un
quadro così conformato potrebbe stare nell’alveo di una corretta
discussione su un dispositivo comune a tutti, unitario, teso a determinare le regole di una convivenza civile e
democratica. I costituenti erano di estrazione ideologica ampia, diversa , su
alcune tematiche antitetica, eppure
sono riusciti a formulare un documento estremamente efficace, unitario in grado di tutelare quasi tutte le sensibilità ideologiche. Oggi, vuoi
per la natura dei contendenti, lontani anni luce dalla sensibilità dei
costituenti, vuoi per meri interessi di parte, il referendum
difficilmente sarà un elemento unificante, salvo che per l’acredine e il sentimento di
rivalsa verso il presidente del consiglio. Sentimento che alberga
soprattutto nella minoranza del Pd.
Cosa pensa dei messaggi pubblicitari, dei talk show, i tg... non le sembra
che abbiano creato grande confusione?
Più che confusione la comunicazione
sulla materia referendaria ha creato noia e disaffezione. I cittadini non vivono le vicende costituzionali
come prioritarie. Su una
popolazione che continua ad impoverirsi
sempre più, che ha grandi difficoltà ad accedere agli elementi primari necessari alla sopravvivenza, come lavoro, sanità, istruzione, poco fanno presa
le vicende referendarie . La comunicazione a favore del Si è vissuta come la solita pletora di promesse renziane
che mai si realizzeranno , quella per il No, si divide fra la percezione di un’avversione conclamata, ma
poco attrattiva, a Renzi, e un’analisi
necessaria, ma forse troppo tecnica delle ragioni del No. Eppure le nefaste ripercussioni pratiche dell’affermazione della
riforma Renzi-Boschi andrebbero comunicate chiaramente. Un esempio. Nella nostra città, la più inquinata d’Italia, è in previsione la realizzazione
di un impianto a biomasse nei
pressi dell’aeroporto. La ditta che lo
avrebbe dovuto realizzare, dopo aver
ricevuto da Asi, Arpa, Provincia e Comune di Frosinone le necessarie
autorizzazioni ha dovuto fermare il progetto per un ripensamento del sindaco di
Frosinone che, nel pieno dell’emergenza inquinamento, e in presenza di una forte pressione popolare, ha dovuto
sospendere le autorizzazioni concesse. Ricordo
che un impianto a biomasse è insediamento ad altissimo impatto
ambientale. Se fosse stata in vigore la
riforma Renzi-Boschi, il governo avrebbe potuto far valere il principio di
salvaguardia nazionale, autorizzando la costruzione dell’impianto sulla testa e
la salute dei cittadini senza che nessun ente avrebbe potuto mettere
bocca. Considerando il massimo’interesse
che multinazionali e potentati finanziari hanno verso queste strutture, grazie
alla loro estrema redditività,
l’imposizione del principio di salvaguardia nazionale sarebbe stato più che probabile , con buona
pace della salute dei cittadini. Non è un caso che la comunità finanziaria, JP
Morgan in testa, è strenua fautrice di
questa riforma.
Dopo il referendum secondo lei che quadro politico ci ritroveremo davanti?
Sicuramente entrambi gli esiti
avrebbero la conseguenza di attivare una stagione di vendette fra vincitori e
vinti. Ciò in conseguenza del fatto che tutta le vicenda sulla riforma
costituzionale è stata costruita come elemento divisivo fra i tifosi e i
detrattori di Renzi. Un’impostazione distorsiva e malsana
per una materia che dovrebbe essere il più possibile condivisa ed
unificante. Considero però quello appena descritto un quadro
proprio delle dinamiche tutte interne ai comitati elettorali nati sulle ceneri
dei vecchi partiti. La politica c’entra poco. Lo scenario politico,
sociale cambierà in modo diverso. Se vincerà
il Si le rivendicazioni sociali
saranno estremamente più difficili, le
imposizioni che la comunità finanziaria, le lobby e le multinazionali
opereranno contro i diritti della collettività saranno costituzionalmente giustificate
. Se vincerà il No rimarrà la lotta dura, ma meno ardua, per il rispetto della
Costituzione vigente . Perché, giova ricordarlo,
in molti aspetti la Carta non è mai stata applicata. In conclusione sarebbe
molto più salutare per la popolazione impegnarsi a far rispettare la
Costituzione piuttosto che cambiarla.
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