martedì 8 novembre 2016

Le ragioni del No in un'intervista al quotidiano "la Provincia"

Pubblico di seguito l'intervista  che ho rilasciato al giornalista Cesidio Vano, del quotidiano locale "la Provincia" sulle ragioni per cui votare No al referendum costituzionale. Il pezzo è sull'edizione odierna del giornale.
Luciano Granieri.


Ritiene davvero che il Referendum possa essere un attacco alla nostra democrazia?

La riforma è un attacco alla democrazia . Alle  elezioni politiche,  se passerà la riforma,  riceveremo solo la scheda per eleggere i deputati . Viene eliminata la scheda per il Senato, ma non il Senato.  Non poter votare una camera con potere legislativo , per quanto ridotto , come il Nuovo Sanato è uno strappo a quella sovranità popolare che appartiene al popolo, come da art.1 della Costituzione. Ciò   determina  un depauperamento delle prerogative democratiche.  Ancora, l’istituto del “voto a data certa”, in base al quale    il governo,  su una legge di propria emanazione, concede alla camera 70 giorni per analizzarla , dopodiché,  trascorso questo periodo,   la  stessa  sarà licenziata comunque,  senza tener conto del giudizio espresso dai deputati, è una chiaro esproprio alla prerogativa democratica del Parlamento che è, evidentemente, succube dell’esecutivo e del premier che lo comanda. Infine, il principio di salvaguardia nazionale in base al quale il governo  centrale può  espropriare alle regioni e agli enti locali la prerogativa di decidere  su eventuali provvedimenti che dovessero interessare il territorio, è un altro sovvertimento delle dinamiche democratiche . Riepilogando . Non si vota più il Senato, il governo approva  leggi senza curarsi della deliberazione parlamentare, inoltre   può sottrarre agli enti locali il potere di decidere su provvedimenti che li riguardano. Non è questo un attacco alla democrazia?

Qual è la sua idea sul rapporto tra referendum e legge elettorale?

Legge elettorale e riforma sono intimamente connesse nel determinare l’assoluto potere di una minoranza. In base alla riforma   i poteri  legislativi ,di determinazione  degli organi di controllo (elezione del presidente della Repubblica, dei membri della Corte Costituzionale  e del CSM) , sono prerogativa  quasi esclusiva della Camera dei Deputati e del governo a cui questa da la fiducia .  La  nuova  legge elettorale riguarda, per l’appunto,  solo l’elezione dei deputati. Nell’Italicum è previsto un ballottaggio fra i due partiti che avranno ottenuto più voti. Chi vince  si prende il 54% dei seggi, e diventa padrone assoluto dell’assemblea. Facendo due conti ,in base alle ultime elezioni politiche, il 25% dei voti  potrebbe essere sufficiente per consentire ad un partito l’accesso al   ballottaggio e conseguire la vittoria. Considerato che quel 25%  è calcolato sul numero dei votanti e non degli aventi diritto, cioè solo sul 70% circa della popolazione elettorale, ecco che basterà ottenere l’esiguo consenso di poco più di dieci milioni di cittadini per prendersi tutto, Parlamento, Governo e organi di garanzia.  Ricordo che il  recente referendum abrogativo per le trivellazioni marine è stato votato da circa 15milioni di cittadini e non ha raggiunto il quorum. Lo stesso numero di elettori sarebbe invece  sufficiente per consentire ad un partito di prendere il potere assoluto , con buona pace del rispetto del principio della rappresentanza.


Il fronte del No oggi appare quanto mai frastagliato, un po' come il centrodestra. Il referendum poteva essere invece l'occasione per una riunificazione?

Volendo attenerci al merito, il rifiuto dell’attuale riforma è comune a forze che hanno idee diverse sul come debba riformularsi la Carta. C’è chi rifiuta la riforma perché troppo antisociale e di deriva autoritaria , chi la boccia per l’esatto contrario,  ossia preferirebbe la declinazione di una Repubblica Presidenziale tout court. Un quadro così conformato   potrebbe stare nell’alveo di una corretta discussione su un dispositivo comune a tutti, unitario,  teso a determinare  le regole di una convivenza civile e democratica. I costituenti erano di estrazione ideologica ampia, diversa , su alcune tematiche antitetica,    eppure sono riusciti a formulare un documento estremamente efficace, unitario  in grado di tutelare quasi  tutte le sensibilità ideologiche. Oggi, vuoi per la natura dei contendenti, lontani anni luce dalla sensibilità  dei   costituenti, vuoi per meri interessi di parte, il referendum difficilmente sarà un elemento unificante,  salvo che per l’acredine e il sentimento di rivalsa verso il presidente del consiglio. Sentimento che alberga soprattutto  nella minoranza del Pd.

Cosa pensa dei messaggi pubblicitari, dei talk show, i tg... non le sembra che abbiano creato grande confusione?

Più che confusione  la comunicazione sulla materia referendaria ha creato noia e disaffezione. I  cittadini non vivono le vicende costituzionali come prioritarie. Su  una popolazione  che continua ad impoverirsi sempre più, che ha grandi difficoltà ad accedere  agli elementi  primari necessari  alla   sopravvivenza, come  lavoro, sanità, istruzione, poco fanno presa le vicende referendarie . La comunicazione a favore del Si è vissuta  come la solita pletora di promesse renziane che mai si realizzeranno , quella per il No, si divide fra  la percezione di un’avversione conclamata, ma poco attrattiva,  a Renzi, e un’analisi necessaria, ma forse troppo tecnica delle ragioni del No. Eppure le nefaste  ripercussioni pratiche dell’affermazione della riforma Renzi-Boschi andrebbero comunicate chiaramente. Un esempio. Nella  nostra città, la più inquinata d’Italia,  è in previsione la  realizzazione  di  un impianto a biomasse nei pressi dell’aeroporto. La ditta che  lo avrebbe  dovuto realizzare, dopo aver ricevuto da Asi, Arpa, Provincia e Comune di Frosinone le necessarie autorizzazioni ha dovuto fermare il progetto per un ripensamento del sindaco di Frosinone che, nel pieno dell’emergenza inquinamento, e  in presenza di una forte pressione popolare,   ha dovuto sospendere le autorizzazioni concesse. Ricordo  che un impianto a biomasse è  insediamento ad altissimo impatto ambientale.  Se fosse stata in vigore la riforma Renzi-Boschi, il governo avrebbe potuto far valere il principio di salvaguardia nazionale, autorizzando la costruzione dell’impianto sulla testa e la salute dei  cittadini  senza che nessun ente avrebbe potuto mettere bocca. Considerando  il massimo’interesse che multinazionali e potentati finanziari hanno verso queste strutture, grazie alla loro estrema redditività,  l’imposizione del principio di salvaguardia nazionale  sarebbe stato più che probabile , con buona pace della salute dei cittadini. Non è un caso che la comunità finanziaria, JP Morgan in testa,  è strenua fautrice di questa riforma.


Dopo il referendum secondo lei che quadro politico ci ritroveremo davanti?

Sicuramente  entrambi gli esiti avrebbero la conseguenza di attivare una stagione di vendette fra vincitori e vinti. Ciò in conseguenza del fatto che tutta le vicenda sulla riforma costituzionale è stata costruita come elemento divisivo fra i tifosi e i detrattori di Renzi. Un’impostazione distorsiva e  malsana  per una materia che dovrebbe essere il più possibile condivisa ed unificante. Considero però quello appena descritto un  quadro  proprio delle dinamiche tutte interne ai comitati elettorali nati  sulle ceneri  dei vecchi partiti. La politica c’entra poco. Lo scenario politico, sociale cambierà in modo diverso. Se vincerà  il Si  le rivendicazioni sociali saranno estremamente più difficili,  le imposizioni che la comunità finanziaria, le lobby e le multinazionali opereranno contro i diritti della collettività saranno costituzionalmente giustificate . Se vincerà il No rimarrà la lotta dura, ma meno ardua, per il rispetto della Costituzione vigente .  Perché, giova ricordarlo, in molti aspetti la Carta non è mai stata applicata. In conclusione sarebbe molto più salutare per la popolazione impegnarsi a far rispettare la Costituzione piuttosto che cambiarla.



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