Si sprecano le analisi, fra gli osservatori politici, sulle cause dell’ascesa di Trump alla presidenza degli Sati Uniti d’America.
Il populismo, il voto di pancia, la sordità delle èlite verso l’impoverimento
della classe media bianca, queste sono alcune delle cause individuate per
giustificare l’esito elettorale americano
del tutto inaspettato.
Ma in realtà l’America e tutto l’occidente si
portano dietro un pesante fardello di
vecchi ripugnanti arnesi. Il razzismo, l’intolleranza, sono orrori atavici . Il
Klu Klux Klan, che oggi gioisce alla vittoria del miliardario newyorkese, esiste
dal 1865. Nel 1932 imperversava nel Middlewest la Black Legion. Un
organizzazione che vessava sindacalisti
e comunisti così come il KKK perseguitava i neri. Il predominio del Wasp (White
Anglo Saxon Protestant) è stata una costante storica nella società americana , anche durante la presidenza
Obama.
Personaggi intrisi di odio come
il senatore Mc Carthy , presidente delle commissione per le attività anti-americane , che agli inizi degli anni ’50
perseguitava chiunque fosse "diverso" (nero, povero, comunista) oppure il governatore dell’Arkansas Orval Faubus, che nel ’55 chiuse le scuole pubbliche del suo Stato ai neri,
rifiutandosi di applicare le leggi per l’integrazione razziale, hanno scritto pagine importanti quanto
desolanti della storia americana . Per non parlare di movimenti come la John Birch Society un’organizzazione razzista, antisemita,
omofoba, nata nel 1958 in Indiana che non esitava a perseguitare chiunque non
corrispondesse all’archetipo Wasp.
Con questi vecchi arnesi, i cui eredi oggi inneggiano alla vittoria di Trump, l’altra società americana, quella dei “non
conformi”, ha dovuto sempre fare i conti. Sono carabattole vecchie ma fondamentali, perchè costituiscono le basi di un’architrave chiamata imperialismo. Le fondamenta su cui poggia non solo l’eletta società americana, ma tutto l’occidente .
Però oggi parlare di antimperialismo è fuori dal tempo. Si citano categorie ormai storicamente stantie. Sono gli anticapitalisti e antimperialisti ad
essere fuori dalla storia. Reduci di un mondo ormai disperso nei meandri del passato. E allora c’è poco da stupirsi
dell’affermazione di Trump, del resto anche con la vittoria della Clinton non è che le cose sarebbero molto cambiate. Giustizia sociale, diritti
umani e civili , non si esercitano in una società imperialista e liberista,
dunque sono anch’esse categorie vecchie, antistoriche. Allora sarebbe necessario
per il futuro scrivere un’altra storia. Ne avremo le forze?
Di seguito pubblico due frammenti tratti da un recital di Stefano Benni, che attraverso il
racconto della vita di Thelonius Monk
descrive come meglio non si potrebbe l’anima razzista dell’America
Imperialista. Accompagna Benni Umberto
Petrin al pianoforte.
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