martedì 15 novembre 2016

La Svizzera paese arretrato e ingovernabile! (come gli italiani all'estero vedono il DDL Boschi)

Cesidio Celidonio



Lettera aperta agli amici del Partito Democratico in Svizzera


Cari amici,

domenica 13 novembre avete indetto a Zurigo una manifestazione per il Sì con la partecipazione di una esponente di spicco del vostro partito (nonché Ministro per i rapporti con il Parlamento) Maria Elena Boschi. Pur essendo schierato per il No alla proposta di riforma costituzionale avrei volentieri ascoltato le sue argomentazioni ma per impegni personali sarò impossibilitato a partecipare. Chissà, forse la tappa svizzera del suo tour per il Sì potrebbe suggerirle qualche dato comparativo tra il modello elvetico di parlamentarismo e di democrazia diretta e il modello italiano disegnato nella sua riforma. E poi forse potrebbe essere la prima occasione pubblica per spendere qualche parola autocritica sulla “lettera agli italiani all’estero” che tra qualche giorno, più o meno insieme al plico elettorale, intaserà la nostra posta di casa.  Se, come temo, lei si limiterà a ripetere anche a Zurigo i soliti slogan per il Sì, mi permetto di suggerire a voi di farvi interpreti di alcuni punti di riflessione che derivano anche dal nostro ormai pluridecennale radicamento nel sistema politico-istituzionale di questo paese.


Ad esempio vi suggerirei di farle presente che la Svizzera funziona –e direi bene- con un solido sistema bicamerale paritario. Quindi questi montanari alpini si attardano a tenere in piedi due Camere: il Consiglio Nazionale e il Consiglio degli Stati che svolgono esattamente la stessa funzione legislativa pur rappresentando, la prima, i cittadini nella loro totalità e con una composizione assolutamente proporzionale e, la seconda, gli interessi degli Stati che compongono la Confederazione cioè i cantoni.

Segnalandole poi, magari solo en passant, che in Svizzera l’iter legislativo è spesso “complicato” e allungato dai meccanismi della democrazia diretta! Però nessuno qui parla di pingpong e della lunghezza del processo di elaborazione e approvazione delle leggi, mentre è centrale la ricerca del massimo consenso che si costruisce con un paziente lavoro di consultazione e di passaggi parlamentari. Tutto ciò fa in modo che in genere le leggi approvate poi funzionano e vengano adeguatamente applicate.  Qualcuno informi poi Maria Elena Boschi che in Svizzera il Consiglio degli Stati viene votato dai cittadini dei vari cantoni e nessuno si sogna di abolire il voto popolare per questo ramo del Parlamento!

Qualcuno infine informi Maria Elena Boschi che in occasione dei referendum e delle iniziative, in un modello di democrazia diretta ampiamente consolidato, i cittadini svizzeri ricevono nel plico elettorale tutte le informazioni sull’oggetto della votazione, riportando in modo assolutamente paritetico gli argomenti dei fautori del Si e del No.

Quindi nulla a che vedere con la lettera agli italiani all’estero – di cui l’on. Garavini bruciando da prima della classe i tempi ci ha fatto avere un’anteprima: una lettera   firmata da Matteo Renzi, con l’intestazione del comitato Basta un Sì. Nell’impostazione di questa lettera si gioca volutamente e malignamente sull’ambiguità. Chi ci onora di questo gesto di attenzione e di affetto? Il cittadino Matteo Renzi? L’esponente massimo di un comitato per il Sì? Il capo del governo?

È evidente che agli occhi dei nostri connazionali Matteo Renzi è il Presidente del Consiglio, l’attuale “capo” del nostro Paese. Del resto la raccolta di foto che corredano lo scritto evidenziano esattamente l’idea che la lettera sia una iniziativa diretta di Matteo Renzi, nella sua veste di Presidente del consiglio. Altro che iniziativa del partito o del Comitato per il Sì!  Altro che informazione istituzionale!  

Nella lettera piena di belle parole e di immagini patriottiche (che comunque mal si conciliano con il massacro di servizi e risorse perpetrato negli ultimi anni per le nostre comunità all’estero) si omette per altro di dire che nella proposta di riforma è prevista anche una “fregatura” per gli italiani all’estero: la cancellazione della rappresentanza nel nuovo Senato! E si omette di ricordare che, se la legge elettorale resta l’Italicum così come approvato dal Parlamento, gli italiani all’estero verrebbero esclusi dal momento clou della democrazia italiana: il ballottaggio.

Ora è possibile che in qualche landa lontana o in contesti di comunità italiane non raggiunte da un’informazione più approfondita e completa sulla proposta di riforma costituzionale, la letterina del nostro Capo del governo produca qualche consenso. Del resto questo è l’obiettivo di questa iniziativa. Noi del NO ci impegneremo per respingerla al mittente e per contestarne i contenuti. Resta l’amarezza per il degrado della nostra democrazia, in cui il capo del governo è nello stesso tempo sostenitore-tifoso dello schieramento del Sì.
Alla luce di questa campagna epistolare, come possiamo essere tranquilli e fidarci sulla correttezza del voto all’estero, visto che, come ben sappiamo e come denuncia un’autorevole esponente dell’amministrazione del Ministero degli esteri, le carenze e le falle delle procedure del voto per corrispondenza continuano ad essere numerose e gravi ?

Cari amici del Pd in Svizzera, in un referendum come questo in cui è in gioco la qualità e la funzionalità della democrazia parlamentare in Italia, si può anche giocare duro, ma restando leali.  Tentare di vincere   giocando sporco e attaccandosi a mezzucci da repubblica delle banane proprio non va!

Ecco questo è quanto volevo comunicarvi e suggerirvi per il vostro incontro con l’on Boschi.

Con cordialità

Cesidio Celidonio
Coordinatore di Sinistra Ecologia Libertà –Sinistra Italiana in Svizzera
Membro del Comitato per il no -Svizzera
  


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