Lettera aperta agli amici del Partito Democratico
in Svizzera
Cari amici,
domenica 13 novembre avete indetto a Zurigo una
manifestazione per il Sì con la partecipazione di una esponente di spicco del
vostro partito (nonché Ministro per i rapporti con il Parlamento) Maria Elena
Boschi. Pur essendo schierato per il No alla proposta di riforma costituzionale
avrei volentieri ascoltato le sue argomentazioni ma per impegni personali sarò
impossibilitato a partecipare. Chissà, forse la tappa svizzera del suo tour per
il Sì potrebbe suggerirle qualche dato comparativo tra il modello elvetico di
parlamentarismo e di democrazia diretta e il modello italiano disegnato nella
sua riforma. E poi forse potrebbe essere la prima occasione pubblica per spendere
qualche parola autocritica sulla “lettera agli italiani all’estero” che tra
qualche giorno, più o meno insieme al plico elettorale, intaserà la nostra
posta di casa. Se, come temo, lei si
limiterà a ripetere anche a Zurigo i soliti slogan per il Sì, mi permetto di suggerire
a voi di farvi interpreti di alcuni punti di riflessione che derivano anche dal
nostro ormai pluridecennale radicamento nel sistema politico-istituzionale di
questo paese.
Ad esempio vi suggerirei di farle presente che la
Svizzera funziona –e direi bene- con un solido sistema bicamerale paritario. Quindi questi montanari
alpini si attardano a tenere in piedi due Camere: il Consiglio Nazionale e il
Consiglio degli Stati che svolgono esattamente la stessa funzione legislativa pur
rappresentando, la prima, i cittadini nella loro totalità e con una
composizione assolutamente proporzionale e, la seconda, gli interessi degli
Stati che compongono la Confederazione cioè i cantoni.
Segnalandole poi, magari solo en passant, che in Svizzera l’iter legislativo è spesso “complicato”
e allungato dai meccanismi della democrazia diretta! Però nessuno qui parla di pingpong
e della lunghezza del processo di elaborazione e approvazione delle leggi,
mentre è centrale la ricerca del massimo consenso che si costruisce con un
paziente lavoro di consultazione e di passaggi parlamentari. Tutto ciò fa in
modo che in genere le leggi approvate poi funzionano e vengano adeguatamente applicate. Qualcuno informi poi Maria Elena Boschi che
in Svizzera il Consiglio degli Stati viene votato dai cittadini dei vari
cantoni e nessuno si sogna di abolire il voto popolare per questo ramo del Parlamento!
Qualcuno infine informi Maria Elena Boschi che in
occasione dei referendum e delle iniziative, in un modello di democrazia diretta
ampiamente consolidato, i cittadini svizzeri ricevono nel plico elettorale
tutte le informazioni sull’oggetto della votazione, riportando in modo
assolutamente paritetico gli argomenti dei fautori del Si e del No.
Quindi nulla a che vedere con la lettera agli
italiani all’estero – di cui l’on. Garavini bruciando da prima della classe i
tempi ci ha fatto avere un’anteprima: una lettera firmata da Matteo Renzi, con l’intestazione
del comitato Basta un Sì. Nell’impostazione di questa lettera si gioca
volutamente e malignamente sull’ambiguità. Chi ci onora di questo gesto di
attenzione e di affetto? Il cittadino Matteo Renzi? L’esponente massimo di un
comitato per il Sì? Il capo del governo?
È evidente che agli occhi dei nostri connazionali
Matteo Renzi è il Presidente del Consiglio, l’attuale “capo” del nostro Paese. Del
resto la raccolta di foto che corredano lo scritto evidenziano esattamente
l’idea che la lettera sia una iniziativa diretta di Matteo Renzi, nella sua
veste di Presidente del consiglio. Altro che iniziativa del partito o del
Comitato per il Sì! Altro che
informazione istituzionale!
Nella lettera piena di belle parole e di immagini
patriottiche (che comunque mal si conciliano con il massacro di servizi e
risorse perpetrato negli ultimi anni per le nostre comunità all’estero) si
omette per altro di dire che nella proposta di riforma è prevista anche una
“fregatura” per gli italiani all’estero: la cancellazione della rappresentanza
nel nuovo Senato! E si omette di ricordare che, se la legge elettorale resta
l’Italicum così come approvato dal Parlamento, gli italiani all’estero
verrebbero esclusi dal momento clou
della democrazia italiana: il ballottaggio.
Ora è possibile che in qualche landa lontana o in
contesti di comunità italiane non raggiunte da un’informazione più approfondita
e completa sulla proposta di riforma costituzionale, la letterina del nostro
Capo del governo produca qualche consenso. Del resto questo è l’obiettivo di
questa iniziativa. Noi del NO ci impegneremo per respingerla al mittente e per
contestarne i contenuti. Resta l’amarezza per il degrado della nostra
democrazia, in cui il capo del governo è nello stesso tempo sostenitore-tifoso dello
schieramento del Sì.
Alla luce di questa campagna epistolare, come
possiamo essere tranquilli e fidarci sulla correttezza del voto all’estero,
visto che, come ben sappiamo e come denuncia un’autorevole esponente
dell’amministrazione del Ministero degli esteri, le carenze e le falle delle
procedure del voto per corrispondenza continuano ad essere numerose e gravi ?
Cari amici del Pd in Svizzera, in un referendum come
questo in cui è in gioco la qualità e la funzionalità della democrazia parlamentare
in Italia, si può anche giocare duro, ma restando leali. Tentare di vincere giocando sporco e attaccandosi a mezzucci da
repubblica delle banane proprio non va!
Con cordialità
Cesidio Celidonio
Coordinatore di Sinistra Ecologia Libertà
–Sinistra Italiana in Svizzera
Membro del Comitato per il no -Svizzera
Nessun commento:
Posta un commento