lunedì 16 gennaio 2017

Operazione Colomba : nostri volontari e attivisti israeliani aggrediti da coloni

La denuncia del Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII si riferisce a quanto è accaduto lo scorso 7 gennaio. L’aggressione documentata da un VIDEO


Operazione Colomba, Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, presente dal 2004 nell’area a sud di Hebron, denuncia che lo scorso 7 gennaio alcuni suoi volontari e gli attivisti dell’organizzazione pacifista israeliana Ta’ayush, sono stati aggrediti da coloni israeliani (vedi filmato, in basso) mentre accompagnavano un contadino palestinese ad arare la propria terra, vicino all’avamposto coloniale israeliano di Havat Ma’on.
Sulla strada del ritorno, riferisce Operazione Colomba in un suo comunicato, “il gruppo di volontari e attivisti è stato avvicinato da alcuni coloni israeliani, provenienti da quell’avamposto. I coloni, mascherandosi il volto, hanno iniziato a spintonare e provocare alcuni degli attivisti”. Dopo qualche minuto, prosegue il comunicato, “il livello di violenza si è alzato: i coloni, per lo più ragazzi, hanno iniziato a lanciare pietre verso il gruppo e hanno poi spinto a terra uno degli attivisti israeliani e una volontaria italiana, rubandole la fotocamera”.
Attacchi e intimidazioni, sottolinea Operazione Colomba, “sono la norma per i palestinesi che vivono nelle colline a sud di Hebron. Oltre all’occupazione militare, in questa zona sorgono numerose colonie e avamposti coloniali israeliani. Quotidianamente i coloni ostacolano il lavoro della terra dei contadini e la loro libertà di movimento, attaccando e provocando la popolazione palestinese”.
Gli avamposti coloniali sono illegali anche per la legge israeliana oltre che per quella internazionale che vieta l’insediamento e il trasferimento di popolazione civile da parte di uno Stato nei territori di un altro popolo che ha conquistato militarmente. Gli avamposti ebraici nella Cisgiordania occupata sono almeno 100 (le colonie vere e proprie sono circa 150) e malgrado le assicurazioni date nel corso degli anni dalle autorità israeliane, solo in casi rari sono stati rimossi dall’esercito. L’ultimo caso è quello del’avamposto di Amona, nei pressi di Ramallah. Nonostante la Corte Suprema israeliana abbia sentenziato la sua rimozione, perchè, tra le altre cose, costruito su terreni privati palestinesi, il governo israeliano ha garantito ai coloni che vi abitano una nuova “sistemazione” ma sempre in Cisgiordania.
Nel 2016 i volontari di Operazione Colomba hanno registrato 80 casi di aggressione, abuso o intimidazione solamente da parte dei coloni dell’avamposto di Havat Ma’on. “Vittime di questi attacchi sono gli abitanti dei villaggi palestinesi circostanti, a cui i coloni rendono la vita quotidiana impossibile – denuncia l’associazione italiana – “Spesso a dover scappare dai coloni sono donne o bambini: anche semplicemente passare vicino all’avamposto per andare a scuola è molto pericoloso”. Operazione Colomba evidenzia che “In tutti gli attacchi registrati nel 2016 non ci sono mai state conseguenze per i coloni autori dell’aggressione: le forze militari occupanti lavorano a stretto contatto con gli abitanti delle colonie”. La legge, aggiunge il comunicato, “viene applicata rigorosamente per i palestinesi, mentre all’interno dell’avamposto, illegale anche per la legge israeliana, i lavori procedono pressoché indisturbati. Nel 2016 Operazione Colomba ha registrato 16 lavori di espansione (nuove case, strade, vitigni, espansione di edifici già esistenti) nell’avamposto di Havat Ma’on. Nello stesso periodo di tempo le forze israeliane hanno demolito 65 strutture palestinesi e consegnato 64 ordini di demolizione o di stop dei lavori nella zona delle colline a sud di Hebron”.
Operazione Colomba è presente dal 1992 in zone di conflitto proteggendo i civili attraverso la presenza neutrale e internazionale e promuovendo il dialogo e la riconciliazione tra le parti. In Palestina i suoi volontari vivono nel villaggio di At-Tuwani. Ogni giorno accompagnano i palestinesi nella loro vita quotidiana, proteggendoli da attacchi e abusi e documentando le violazioni dei diritti umani.

Fonte: NenaNews

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