sabato 4 marzo 2017

Gli arrabbiati se ne vanno gli dei restano

Luciano Granieri




Gli arrabbiati se ne vanno gli dei restano”. In realtà questa è un’inversione del titolo dell’ultimo disco degli Area  in cui cantò Demetrio Stratos. Il titolo dell’LP, registrato nel 1978,  a dieci anni dalla mitica stagione sessantottina,  è  gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano. “Mo', questo ci vuole ammorbare con le suo solite elucubrazioni di critica musicale”, potrebbe  osservare chi si accinge a leggere questo intervento. Niente di più sbagliato. 

Infatti, gli arrabbiati se ne vanno gli dei restano, potrebbe essere il titolo delle vicende che hanno contraddistinto le lotte di un gruppo di arrabbiati politicamente attivo nella città di Frosinone. Ve lo posso assicurare costoro erano molto arrabbiati. Hanno sempre denunciato lo scempio perpetrato sulla nostra città da vent’anni di giunte di centro destra e centro sinistra. Le politiche di asservimento al potere speculativo-fondiario, vero dominus del Capoluogo, sono state sempre  fortemente contrastate dagli arrabbiati. Le dinamiche d’impoverimento della popolazione frusinate, espropriata puntualmente e costantemente di servizi  sociali, luoghi di aggregazione, diritto alla salute e all’istruzione,  sono state inesorabilmente denunciate , imputando alle varie consiluature l’asservimento ai padroni muratori. 

Non è mancato il coraggio agli arrabbiati nell’ indicare con nomi e cognomi gli amministratori responsabili di tale sfascio: Domenico Marzi, Michele Marini  e alleanze varie  (centro sinistra) Nicola Ottaviani (centro destra). Come non è mancato il coraggio agli arrabbiati di denunciare la sciagurata gestione finanziaria della città gestita dal centrosinistra che, per regalare gli oneri concessori ai palazzinari, ha prodotto un debito tale da consegnare la cittadinanza al giogo del piano di riequilibrio economico e finanziario. Un piano lacrime e sangue  che ha consentito ad Ottaviani, sotto il ricatto della denuncia alla Corte dei Conti degli artefici del debito, di silenziare l’opposizione. Gli arrabbiati  sono riusciti ad aggregare un minimo di consenso proprio perché si sono mostrati senza peli sulla lingua, individuando i burattinai che dietro le quinte gestivano gli affari della città e del territorio  sulla pelle dei cittadini e anche in questo caso sono stati fatti nomi e cognomi: Abruzzese (centro destra), De Angelis, Buschini, Scalia(Pd) , Schietroma  (Psi). 

Le lotte degli arrabbiati, ovviamente, hanno avuto un risvolto elettorale e sempre compatti si sono battuti, sia contro il centro destra che con il centro sinistra, con esiti elettoralmente scarsi, ma con l’orgoglio di approfittare del clamore di una campagna elettorale per denunciare ancora più efficacemente il marcio . 

Cinque anni fa però all’alba del ballottaggio, cui erano giunti il sindaco uscente Michele  Marini e Nicola Ottaviani, era il 6 maggio del 2012,  gli arrabbiati diventarono dei. Non tutti evidentemente.  Alcuni di loro, dopo aver sbandierato  in campagna elettorale l'astensione al ballottaggio, perché l’uno e l’altro pari erano, dopo aver  detto peste e corna di Michele Marini accusato di essersi alleato con movimenti teodem, ed aver lasciato un debito mostruoso, gli dei  si convertirono , folgorati sulla via di Damasco,  alla  realpolitik,  e  spinsero per l’endorsement al candidato del Pd con l’obbiettivo di ottenere almeno un posto in consiglio comunale , per fare cosa  non è dato sapere.  Dopo una notte di contrasti, gli  dei cacciarono gli arrabbiati, ma la mossa non fu sufficiente a decretare la vittoria di Marini. 

Finito il regolamento di conti post elettorale, gli dei tornarono ad essere arrabbiati e a riaggregarsi con colori i quali incazzati lo erano stati da sempre. Gli ultimi cinque anni hanno visto riemergere un nuovo e rinvigorito attivismo degli arrabbiati contro le politiche dispotiche di Nicola Ottaviani e contro l’ignavia della minoranza guidata dal Pd, mai in grado di portare avanti una reale opposizione. Anzi  Si disse che la vera opposizione era svolta dagli stessi  arrabbiati nelle piazze. 

Una gestione creativa della finanza cittadina da parte dell’amminstrazione Ottaviani -divisa fra la privatizzazione dei servizi, l’aumento delle tariffe per accontentare i giudici contabili, e il finanziamento di sbicchierate elettoralistiche - non ha visto, a parte poche grida, alcuna azione oppositiva degna di nota. La rabberciata armata Brancaleone a trazione Piddina, si è guardata bene perfino dal  chiedere le dimissioni del sindaco, a seguito della vicenda giudiziaria sulla questione dei rifiuti che coinvolse   il suo vice  Fulvio De Santis.  Gli arrabbiati, una parte dei quali perse il lavoro, a seguito del sacrificio sull’altare del piano di rientro della società Multiservizi, hanno continuato la loro lotta contro maggioranza e opposizione convinti che fino a quando a governare Frosinone sarebbero stati i soliti noti, dell’una e dell’altra fazione, nulla sarebbe cambiato. 

Ma inesorabilmente arriva il mese vicino all’aprile (cioè maggio)  tempo in cui si tengono  le elezioni. E puntualmente tornano gli dei. Fortunatamente, questa volta, gli dei si sono palesati prima che iniziasse la campagna elettorale. La  realpolitik ha colpito ancora, per cui il Pd tanto bistrattato - quello degli Scalia, dei De Angelis, dei Buschini, gente contro cui si è appena conclusa una vittoriosa battaglia referendaria e accusata di essere la rovina del territorio - è diventato partner ideale per sconfiggere Ottaviani. E’ bastato che alla guida della coalizione comprendente i Dem ciociari  si candidasse, Fabrizio Cristofari. Il cardiologo, presidente dell’ordine dei medici di Frosinone, per conquistare gli dei si presenta con una sua lista civica, schifando il Pd, che pure è nella sua coalizione e di   cui è stato dirigente in passato. Nel frattempo  stringe accordi con la nomenklatura  socialista. Tradotto: De Angelis, Scalia, Schietorma, avranno molta voce in capitolo sulle dinamiche gestionali di Frosinone qualora dovesse vincere Cristofari, checché ne dica il candidato presidente dell’ordine dei medici. 

Agli dei questo non preoccupa, convinti  di poter imporre le loro istanze nel programma della cosiddetta forza progressista. Fortunatamente tutto ciò si è consumato prima dell’inizio della campagna elettorale, e ha consentito agli arrabbiati di andarsene  e rimanere coerentemente arrabbiati.  Gli arrabbiati se ne vanno gli dei restano.

 Noi arrabbiati, non ce l’abbiamo con gli dei, anzi auguriamo loro che l’obbiettivo, unico e debole, di mandare a casa Ottaviani e di contare all’interno del consiglio senza essere stritolati dai pezzi da novanta, si realizzi. Però non ce la facciamo ad allearci con coloro che abbiamo sempre considerato complici dello sfascio cittadino, anche se guidati da una faccia nuova (si fa per dire). 

Certo è che ogni cinque anni, quando  incombe il mese vicino all’aprile, gli arrabbiati soffrono il protagonismo degli dei. “Guardati dal mese vicino all’aprile”, dicono i contadini del meridione d’Italia che hanno imparato a temere i rovesci improvvisi del mese di marzo. Noi arrabbiati invece, facendo nostra una frase riportata proprio sul disco degli Area gli dei se ne vanno gli arrabbiati restano, diciamo “Guardati, compagno, del mese di maggio, noi non siamo più gli eredi di nessuno, bisogna ricominciare tutto da capo!

Good vibrations!



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