Rosa-X is back. Era un po’ di tempo che
le gesta del connubio rivoluzionario mancavano dalle scene. Stavolta l’incursione
non era prettamente politica ma musicale. Obiettivo: La città del blues
Isola Liri, e come poteva essere diversamente, lì è nata Rosa-X.
Qui,
in un assolato sabato di primavera era in programma una clinic con successiva
meet and greet dell’eccezionale chitarrista Paul
Gilbert.
Niente di più allettante per Rosa-X e due valenti giovani chitarristi, ansiosi
di apprendere i segreti di uno straripante chitarrista rock e non solo.
Rosa
e X, pur apprezzando i talenti ma, non suonando la chitarra, hanno
giudicato superfluo assistere alla clinic anche perché il prezzo del biglietto
non era precisamente proletario. Quindi lasciati i giovani chitarristi in balia
di amplificatori, sustainer e della straordinaria Ibanez viola di Gilbert, la “12
bar mobile”
faceva rotta su Arpino, paese di Cicerone, distante solo
pochi chilometri dalla città del blues.
Precisamente
la meta era un colle situato a oriente della cittadina arpinate .
Qui, sulle rovine della Civita
Vetus, diventata
poi Civita
Ciceroniana,
sorge l’antico borgo di Civitavecchia. Lasciata la macchina in
prossimità dell’arco d’ingresso alle mura poligonali, abbiamo iniziato la passeggiata.
Subito
ci ha accolto l’arco
a sesto acuto. Un arco risalente al VII secolo
a.c. la cui particolarità è quella di stare in piedi tenendosi
semplicemente con l’interagire fisco delle pietre senza l’aiuto di
malta . Rosa ne è rimasta esterrefatta, a X è venuto di pensare che
all’epoca dei romani forse non c’erano ancora i palazzinari, oppure se c’erano
non avevano ancora imparato a speculare.
Il
sabato tiepido e lo straordinario panorama che si apprezzava dal
prato di margherite davanti alla Torre ciceroniana, cominciavano ad avere un
certo effetto su di noi. Abbiamo abbandonato la nostra intransigenza
rivoluzionaria per farci cullare da quello splendido scenario. La Ciociaria non è solo la Valle del Sacco, o l’omicidio della discoteca, è
soprattutto quella sconfinata bellezza di cui stavamo godendo molto
intensamente. Ma non avevamo visto ancora niente.
Il
borgo era, se possibile, ancora più affascinante. Percorrendo le viuzze
di pietra, contornate da edifici, anch’essi di pietra, avevamo la sensazione di
passeggiare in un luogo al di fuori del tempo. Un silenzio rilassato avvolgeva
tutto. Nel camminare percepivamo nettamente i nostri respiri, parlavamo
a voce bassa per non corrompere quell’aura incredibile. A guardia dei
vicoli, non minacciose ronde, ma cani e gatti sonnecchianti. Giunti
davanti alla chiesa
di Sant’Anna,
dopo aver cercato di fissare quella favola nella fotocamera del cellulare, ci
siamo resi conto che era arrivata l’ora di tornare ad Isola Liri dai
nostri valenti chitarristi. Abbiamo parlato molto in macchina. Di
rivoluzione? Non proprio. Ma l’argomento dei nostri discorsi non riguarda
i lettori, va bene che il personale è politico, ma a tutto c’e un limite.
Davanti
al teatro il silenzio di Arpino si trasformava in un’ aggressione acustica
metal. Fummo investiti dal riff di un brano dei ZZ Top. Abbiamo espropriato
“proletariamente” il concerto, siamo entrati senza pagare. Paul Gilbert era in piena trans da prestazione,
non solo musicale, ma soprattutto comunicativa.
Stava spiegando agli astanti che
tutto deriva dal blues, anche il rock, da qui l’importanza degli accordi di
settima. Ci ha svelato la ragione per cui spesso i chitarristi rock sono
fotografati con il braccio sollevato in aria sullo strumento. Il
buon rocker aggredisce la chitarra con forza partendo con il braccio alto
per poi abbattere perentoriamente il plettro sulle corde. Ci ha anche
spiegato come il ritmo debba pervadere il chitarrista, entrargli dentro, in
tutto il corpo, anche se l’utilizzo del metronomo è sempre bene accetto.
La
musica era da strappare le budella. Riff su riff si sono susseguiti lanciando
assoli al fulmicotone. E’ partita una jam con altri chitarristi del
luogo. Impressionante l’improvvisazione di Gilbert sviluppata su Little Wing di Jimi Hendrix, portata avanti su tre corde
solamente. E poi ancora , Back
in Black degli AC -DC, Purple Haze, sempre di Hendrix . L’ipnotica calma
della Civita
Vetus aveva
lasciato il posto al robusto e ribelle suono del rock. Silenzio e decibel
si erano manifestati, in quel tiepido sabato di primavera, nella loro
espressione migliore. I nostri due giovani chitarristi, erano entusiasti. Dopo
foto e autografi di rito con Paul , l’avventura di Rosa-X volgeva al
termine e la “12 bar mobile”, puntava verso casa.
Ma come non è uscito niente di
rivoluzionario potrà chiedersi qualcuno? A pensarci bene si. Il parcheggio dove
avevamo lasciato la macchina era delimitato da una sbarra che ad
una certa ora è stata chiuse lasciandoci intrappolati dentro lo spiazzo
. E per uscire? Nessun problema, abbiamo forzato la sbarra. Mica potevamo
rimanere ad Isola fino alla mattina dopo. Ecco identifichiamo la barriera con
il capitalismo ed abbattiamolo come noi abbiamo fatto per uscire .
Mi sembra abbastanza rivoluzionario, o no?
Nessun commento:
Posta un commento