Che 25 aprile è stato questo del 2017? Per me un 25 aprile
di rabbia. Dai giornali, dal web, dalle
televisioni si è riversato un vomitare di immagine ributtanti. Il corteo diviso
a Roma, sfregiato dalle paturnie del
governo israeliano e dalla squallida ipocrisia del presidente del Pd Orfini, la
sfilata di Milano dove il partito di maggioranza sfilava con icone simil Eurospin, dove i nuovi
partigiani diventavano i paladini dell’Europa delle banche. Maria Elena Boschi,
già attentatrice di quella Costituzione, lascito della resistenza si permette
di attribuire patenti di verità storica
a destra e a manca, denunciando come antistorici coloro i quali hanno urtato la
sensibilità della Brigata Ebraica solo perché hanno sfilato a
fianco dei Palestinesi.
Ci è toccato
ingoiare le amenità leghiste sul diritto a sparare a chiunque varchi i confini nazionali, di quartiere, di cortile, di casa . Per non parlare dell’odiosa e
ritrita teoria sull’eguaglianza fra le
vittime, di qua e quelle di la. L’abbiamo sentito dal sindaco di Frosinone Ottaviani, il quale sottolineava come
il 25 aprile dovesse diventare una commemorazione destinata a unire la condanna delle stragi nazifasciste e delle Foibe, tutti insieme appassionatamente . Desolanti
i canti patriottici trasmessi durante la commemorazione davanti alla
prefettura. La storia nel Capoluogo si è
fermata al Piave, quello del “non passa lo straniero” . Queste le reminiscenze
storiche del sindaco latinorum, il quale solo per tale insulto alla resistenza
meriterebbe di non essere rieletto. Meno male che almeno davanti al ceppo
dedicato ai Martitri Toscani a Frosinone
due bandiere rosse messe in croce, insieme a quelle dell’Anpi c’erano. Pochi
vessilli utili almeno in questa occasione a tenere unita la processione di
candidati alle elezioni comunali presenti in numero sicuramente superiore rispetto agli elettori semplici. Certo che una
“Bella Ciao”, al posto di” Va Pensiero” non avrebbe sfigurato. Stavamo a Frosinone, mica a Pontida.
E poi chiamiamo le cose con il loro nome, per
piacere! Martedì era festa di liberazione non di libertà. Chissà forse il prossimo primo maggio
sarà la festa dell’”operosità” e non del lavoro. Tutte queste ipocrisie e
capriole nella narrazione storica, servono per rimuovere la scomoda verità che identifica i partigiani comunisti quali maggiori protagonisti della resistenza. I comunisti si, proprio quelli con la falce e
martello sulle bandiere. Come ricordava la mia amica Marina (la “Rosa” di Rosa-X per chi segue i nostri blog) non tutti i partigiani
erano comunisti ma tutti i comunisti
erano partigiani. E’ un fatto incontrovertibile anche se risulta divisivo per i solerti
campioni della post verità storica, presenti anche nel Pd.
Quei campioni che prima della rimozione
iconica del rosso, sostituta dagli
striscioni giallazzurri dei
sedicenti patrioti europei, avevano provveduto
a violentare lo spirito della resistenza
inscritto nella Costituzione, inserendo
nella Carta l’art.81, quello su pareggio di bilancio. Un corpo estraneo posto
dalla dittatura speculativa e finanziaria
come un macigno ad ostacolare il pieno sviluppo
della persona umana. Gli stessi campioni
che con il Jobs Act hanno ratificato la definitiva trasformazione del lavoro,
da diritto teso a nobilitare il cittadino quale soggetto attivo nel progresso
sociale della collettività, a merce da acquistare al minor costo possibile. I medesimi campioni
che hanno tradito lo spirito costituzionale dell’istruzione pubblica di
qualità per tutti , trasformando la scuola in un’istituzione che sostituisce il nobile concetto di conoscenza con l’utilitaristica formazione aziendale e fornisce braccia fresche e gratuite per la
grandi industrie.
Fortunatamente, il 4 dicembre scorso un
rinnovato vento resistenziale ha
mobilitato il popolo italiano contro la riforma costituzionale scritta da Renzi
e dalla Boschi sotto dettatura della banca Morgan. Il mio auspicio è che quel vento non si fermi
e porti la consapevolezza di quanto la resistenza debba continuare e diventare nuova lotta di librazione. La liberazione da una dittatura più infida del nazifascismo, la dittatura
del finanz-capitalismo.
una foto clip del corteo di Roma con le immagini di Eugenio Oi
una foto clip del corteo di Roma con le immagini di Eugenio Oi
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