giovedì 27 aprile 2017

ROMA: UN BILANCIO SUI SERVIZI privatizzazioni, appalti e lavoro precario...a chi conviene?"

Deliberiamo Roma



Da anni il Comune di Roma, come tanti comuni del nostro Paese, procede a suon di esternalizzazioni, tendenza confermata anche dall'attuale Giunta capitolina. Così, mentre la spesa per il personale interno è progressivamente diminuita, il risultato è che oggi circa il 60% del bilancio della spesa corrente comunale è impegnato nell'acquisto di prestazioni di servizi all'esterno.


Intere funzioni un tempo svolte dagli uffici comunali sono state passate a società partecipate del Comune o a cooperative e società private, spintI dal “mito” della privatizzazione e dai vincoli del patto di stabilità e della spending review. Ma si è trattati di un risparmio fittizio: quello che non si è speso in personale pubblico e più tutelato si è tradotto in appalti regalati a cooperative e soggetti privati o del privato sociale in convenzione (come i servizi alla persona, l'accoglienza, i servizi all’infanzia, il verde pubblico, le pulizie, i cimiteri, etc).


In questo mare di bandi legati ai servizi esternalizzati o in subappalto si è alimentato il pesce tossico di mafia capital. Si sono puniti spettacolarmente i suoi esponenti ma il meccanismo che l’ha generata è rimasto in piedi. A detrimento di lavoratori e utenti dei servizi. Perché nella giungla degli appalti da una parte regna la logica del “massimo ribasso” che non bada alla qualità del servizio ed elimina le poche garanzie, come la clausola sociale di salvaguardia, che tutelano le lavoratrici e i lavoratori nei cambi di appalto in un dilagare di nero e precarietà. Si pensi, ad esempio, alla gestione degli asili nido dove, secondo la stessa “Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma”, i minori costi di gestione per le casse comunali degli asili convenzionati, dipendono esclusivamente dal minor costo del personale. Dall'altra dilagano i favori agli amici degli amici e i profitti dei privati in grado di condizionare la vita politica cittadina.

Insomma, le esternalizzazioni non sono un risparmio e l’unica cosa su cui si risparmia sono le retribuzioni dei lavoratori e la qualità dei servizi.


La nuova amministrazione, apparentemente nata sotto il segno della “discontinuità”, non sembra voler porre un freno a questa situazione. Dalla mancata ripubblicizzazione di Acea e della Roma Multiservizi allo scontro con i lavoratori del Canile di Muratella che chiedevano l’internalizzazione, fino all’abbandono dei lavoratori della Roma TPL che continuano a soffrire pesanti ritardi nel pagamento degli stipendi.

Ma è anche sul terreno della politica economica che non si vede un cambio di rotta: nel 2017 si prevede un taglio complessivo della spesa per investimenti pari al 17%, mentre, solo per fare un esempio, la spesa corrente per i servizi sociali calerà di oltre il 9%, e quella per i trasporti diminuirà del 7%.

Tutto questo per rispettare quelle compatibilità imposte dalla logica dell’austerità e del risanamento del debito. Lo stesso debito contro cui in campagna elettorale l’amministrazione aveva promesso un Audit pubblico. Quel debito che ci è costato, tra il 2008 e il 2014, 2 mld di € di interessi, pagati ad un tasso medio superiore al 5% annuo, molto al di sopra del tasso medio pagato da altre grandi città italiane.


Per questo la battaglia è una e si gioca su più fronti: da una parte la ricontrattazione del debito, il taglio delle poste illegittime e il superamento del commissariamento. Dall’altra la ripubblicizzazione dei servizi privatizzati, dall'acqua ai trasporti ai rifiuti, nel rispetto dei referendum del 2011, e la reinternalizzazione di quelli esternalizzati, senza dimenticare la necessità di lottare per il rispetto della clausola sociale, della responsabilità da parte del committente pubblico per le infrazioni e gli illeciti di cooperative e ditte appaltatrici e per l'affermazione di un semplice principio che mai viene rispettato: a parità di mansioni parità di tutele, diritti e salario!

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