Dichiarazione della Lit-Quarta Internazionale
Macron, ex banchiere ed ex ministro di Hollande, ha ottenuto una esigua vittoria nel primo turno delle elezioni presidenziali francesi, passando così al secondo turno che disputerà con Marine Le Pen, leader dell'estrema destra xenofoba del Front National.
Queste elezioni presidenziali aprono una nuova fase nella politica francese. La sconfitta al primo turno dei gollisti e del Partito socialista (Ps), cioè delle due forze che hanno retto il regime per più di 50 anni e sono stati l'asse delle controriforme del grande padronato e della Unione europea (Ue), segna un punto di non ritorno nella crisi della V Repubblica.
La sconfitta è stata in particolare pesantissima per il Ps, che ha ottenuto un misero 6,3% dei voti e che soffre un processo di scomposizione rapida, in parallelo con la crisi generalizzata dei vecchi partiti socialdemocratici europei.
Tuttavia anche i due vincitori del primo turno, Macron e la Le Pen, hanno ottenuto un numero assoluto di voti molto basso, dato che la somma dei due non supera il 34% degli aventi diritto al voto. C'è da aggiungere, inoltre, che c'è stata una massiccia astensione, di oltre 10 milioni e mezzo di persone, con particolare incidenza tra gli operai e i giovani di età compresa tra 18 e 25 anni. Nel caso della colonia francese della Guyana, l'astensione e il voto nullo hanno superato l'80% dell'elettorato.
Il voto per l'estrema destra alla Le Pen e il voto a Mélenchon, identificato come "estrema sinistra" dai mass media, riflette una forte e crescente polarizzazione della società francese.
Chiunque vincerà il secondo turno, Macron o la Le Pen, godrà di una base di appoggio debole e anche le prossime elezioni politiche di giugno non daranno nessuna maggioranza stabile e la crisi politica crescerà, al calore della risposta sociale all'offensiva anti-operaia che il prossimo governo, insieme all'Unione europea, sarà obbligato a sferrare su richiesta del grande capitale francese.
La crisi della V Repubblica francese è anche la crisi dell'Unione europea
I risultati, per quanto deformati dal velo elettorale, mostrano anche il processo irreversibile di discredito della Ue tra i lavoratori europei, in questo caso quelli francesi. La Ue appare in forma sempre più chiara per quello che è: una macchina da guerra contro i lavoratori e le masse popolari d'Europa.
La legge sul lavoro di Hollande e Macron mostra come l'offensiva della Ue, lungi dal limitarsi ai Paesi periferici, sta colpendo con forza anche i Paesi centrali e, in particolare, la Francia, la cui decadenza in relazione alla Germania continua ad approfondirsi da quando è nato l'euro.
La crisi del capitalismo francese e del suo regime riguarda il nucleo della Ue, il futuro del progetto strategico del capitalismo europeo avviato dopo la Seconda guerra mondiale.
La legge sul lavoro di Hollande e Macron mostra come l'offensiva della Ue, lungi dal limitarsi ai Paesi periferici, sta colpendo con forza anche i Paesi centrali e, in particolare, la Francia, la cui decadenza in relazione alla Germania continua ad approfondirsi da quando è nato l'euro.
La crisi del capitalismo francese e del suo regime riguarda il nucleo della Ue, il futuro del progetto strategico del capitalismo europeo avviato dopo la Seconda guerra mondiale.
L'estrema destra del Front National
Il Front National di Marine Le Pen (21,53% di voti) è arrivato al secondo turno approfittando della crisi acuta del capitalismo francese e del suo regime politico, esibendo un programma nazional-imperialista e xenofobo, ammantato di demagogia sociale. Il Fn ha approfittato del discredito della Ue contrapponendo a essa la "patria francese" e promettendo anche di organizzare un referendum per l'uscita dall'euro.
Però, a una settimana dal secondo turno, la Le Pen sta precisando le sue vere intenzioni quale partito del capitalismo francese. Ha annunciato che, se vince, metterà un gollista, Nicolas Dupont-Aignan (sesto classificato al sesto turno), come primo ministro. E ora già non parla più di abbandonare la Ue ma piuttosto di rinegoziare il patto con il capitalismo tedesco. Il suo programma economico ha così già finito di essere "incompatibile" con l'euro. Ora la Le Pen specifica che "ci sarà un grande dibattito di mesi, forse di anni, prima che si prenda una decisione sull'euro."
Però, a una settimana dal secondo turno, la Le Pen sta precisando le sue vere intenzioni quale partito del capitalismo francese. Ha annunciato che, se vince, metterà un gollista, Nicolas Dupont-Aignan (sesto classificato al sesto turno), come primo ministro. E ora già non parla più di abbandonare la Ue ma piuttosto di rinegoziare il patto con il capitalismo tedesco. Il suo programma economico ha così già finito di essere "incompatibile" con l'euro. Ora la Le Pen specifica che "ci sarà un grande dibattito di mesi, forse di anni, prima che si prenda una decisione sull'euro."
La "Francia indomita" di Mélenchon
Mélenchon, ex ministro del "socialista" Lionel Jospin, si è fermato sulla soglia del secondo turno con un 19,64%. Ha raccolto una buona parte del voto operaio e popolare. E' arrivato primo in città come Marsiglia, Tolosa, Lille, Montpellier, Grenoble o Le Havre e secondo in molte altre zone urbane.
Però il programma della "Francia indomita", dai tratti marcatamente nazionalisti, non mira a colpire la proprietà delle grandi imprese e le banche, né pone la rottura della Ue, piuttosto parla di negoziare "una modifica dei trattati". E nemmeno rompe con la politica imperialista francese. Propone una uscita dalla Nato e una assemblea costituente per rifondare la Repubblica.
Però il programma della "Francia indomita", dai tratti marcatamente nazionalisti, non mira a colpire la proprietà delle grandi imprese e le banche, né pone la rottura della Ue, piuttosto parla di negoziare "una modifica dei trattati". E nemmeno rompe con la politica imperialista francese. Propone una uscita dalla Nato e una assemblea costituente per rifondare la Repubblica.
Qual è l'alternativa?
Durante il primo semestre dello scorso anno, la classe lavoratrice francese ha animato un poderoso movimento di manifestazioni e scioperi contro la riforma del lavoro di Hollande (la legge El Khomri). La classe operaia ha dimostrato che può paralizzare la Francia, con i lavoratori delle raffinerie, i portuali, i ferroviari e i netturbini alla testa. Purtroppo, però, il movimento non è stato né unificato né centralizzato in uno sciopero generale che imponesse il ritiro della legge e sconfiggesse il governo: ciò a causa della strategia di "logoramento" sostenuta dalla direzione della Cgt. Hollande ha potuto così approvare per decreto la controriforma del lavoro, anche se non è riuscito a imporre una sconfitta al movimento, come prova il fatto che gli scioperi e le lotte continuano a svilupparsi anche adesso in varie parti del Paese.
Il discredito delle istituzioni e dei partiti della V Repubblica, e la sfiducia in altre vie che non siano quella di costruire una forza indipendente basata sulla mobilitazione, hanno dato spazio a una iniziativa inedita in una elezione presidenziale: il "primo turno sociale", che si è svolto il 22 di aprile riunendo migliaia di lavoratori e attivisti in place de la République, convocato da federazioni e sindacati di settore e da strutture locali della Cgt, da Sud-Solidaires, dalla Cnt, da studenti, disoccupati e movimenti sociali. Lì hanno avuto visibilità le lotte in corso e si è fatto appello a unificarle, si è rivendicata l'abrogazione della legge sul lavoro e la scarcerazione dei manifestanti arrestati, la fine delle violenze poliziesche. Si è gridato "a voce alta e forte che noi contiamo, noi decidiamo, saremo una forza ineludibile."
L'alternativa passa per l'organizzazione di questa forza sociale, perché possa imporre le sue rivendicazioni. Passa per il rafforzamento del sindacalismo combattivo e dell'autorganizzazione delle lotte, per porre fine alla V Repubblica e alla politica imperialista francese. Per aprire la via a un nuovo regime politico e sociale basato sulla democrazia operaia e sulla proprietà sociale dei grandi mezzi di produzione. Passa per la rottura con la Ue e con l'euro, per la costruzione, insieme alle masse popolari degli altri Paesi europei, di una Europa unita dei lavoratori, gli Stati uniti socialisti d'Europa. Tutto ciò richiede che si avanzi nella costruzione di una direzione rivoluzionaria in Francia e in Europa.
Il discredito delle istituzioni e dei partiti della V Repubblica, e la sfiducia in altre vie che non siano quella di costruire una forza indipendente basata sulla mobilitazione, hanno dato spazio a una iniziativa inedita in una elezione presidenziale: il "primo turno sociale", che si è svolto il 22 di aprile riunendo migliaia di lavoratori e attivisti in place de la République, convocato da federazioni e sindacati di settore e da strutture locali della Cgt, da Sud-Solidaires, dalla Cnt, da studenti, disoccupati e movimenti sociali. Lì hanno avuto visibilità le lotte in corso e si è fatto appello a unificarle, si è rivendicata l'abrogazione della legge sul lavoro e la scarcerazione dei manifestanti arrestati, la fine delle violenze poliziesche. Si è gridato "a voce alta e forte che noi contiamo, noi decidiamo, saremo una forza ineludibile."
L'alternativa passa per l'organizzazione di questa forza sociale, perché possa imporre le sue rivendicazioni. Passa per il rafforzamento del sindacalismo combattivo e dell'autorganizzazione delle lotte, per porre fine alla V Repubblica e alla politica imperialista francese. Per aprire la via a un nuovo regime politico e sociale basato sulla democrazia operaia e sulla proprietà sociale dei grandi mezzi di produzione. Passa per la rottura con la Ue e con l'euro, per la costruzione, insieme alle masse popolari degli altri Paesi europei, di una Europa unita dei lavoratori, gli Stati uniti socialisti d'Europa. Tutto ciò richiede che si avanzi nella costruzione di una direzione rivoluzionaria in Francia e in Europa.
Cosa votare il 7 maggio?
Al primo turno come Lit-Quarta Internazionale abbiamo fatto appello al voto per Poutou, operaio della Ford candidato dal Npa, convinti che fosse questo il voto più progressivo di fronte alle candidature borghesi e alla candidatura di Mélenchon.
A questo secondo turno facciamo nostra la frase scritta sulla statua di place de la République di Parigi: "Ni patrie, ni patron": né patria (Le Pen) né padroni (Macron).
Siamo dalla parte degli studenti che manifestano contro Macron e contro la Le Pen. Ci identifichiamo con i lavoratori della Whirlpool di Amiens che stanno lottando contro la delocalizzazione della fabbrica e che dicono: "non votare né Macron né la Le Pen, scheda bianca".
Operai e operaie e giovani non possono appoggiare Macron, candidato del grande capitale e favorito della Ue, né la Le Pen col suo programma sciovinista, razzista e xenofobo.
A questo secondo turno facciamo nostra la frase scritta sulla statua di place de la République di Parigi: "Ni patrie, ni patron": né patria (Le Pen) né padroni (Macron).
Siamo dalla parte degli studenti che manifestano contro Macron e contro la Le Pen. Ci identifichiamo con i lavoratori della Whirlpool di Amiens che stanno lottando contro la delocalizzazione della fabbrica e che dicono: "non votare né Macron né la Le Pen, scheda bianca".
Operai e operaie e giovani non possono appoggiare Macron, candidato del grande capitale e favorito della Ue, né la Le Pen col suo programma sciovinista, razzista e xenofobo.
"Ni patrie (Le Pen), ni patron (Macron)!"
Costruiamo le lotte sociali!
Costruiamo una alternativa dei lavoratori, indipendente e comunista!
Costruiamo le lotte sociali!
Costruiamo una alternativa dei lavoratori, indipendente e comunista!
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