Le dichiarazioni del Ministro Beatrice Lorenzin sullo stato di salute della Valle del Sacco, sono state a dir poco infelici, purtroppo avallate dal direttore della ASL di Frosinone, Dott. Pizzutelli, con discutibili considerazioni di ordine epidemiologico e statistico che richiedono di essere puntualizzate per collocare i dati e le fonti nel giusto contesto. Nel frattempo pronte le repliche di alcuni parlamentari, sindaci del territorio, del Coordinamento Interprovinciale Ambiente e Salute, di rilievo e soprattutto d’obbligo quelle dei Medici di Famiglia per l’Ambiente della Provincia di Frosinone.
Questo nostro intervento non può supplire ad una esigenza da sempre disattesa, una capillare informazione dei cittadini della Valle del Sacco sulle condizioni sanitarie del territorio a partire dagli effetti della contaminazione. Una efficace azione preventiva sull’insorgere delle diverse patologie richiede un adeguata struttura sanitaria in grado di veicolare l’informazione e coinvolgere attivamente i cittadini.
Esiste abbondante letteratura sugli effetti degli inquinanti presenti nelle matrici ambientali del nostro territorio, aria, acqua e suolo, indagini come il rapporto ERAS, lo studio SENTIERI, gli studi epidemiologici per il Betaesaclorocicloesano e i sottostudi localizzati e/o differenziati come quello dei tumori infantili. Tuttavia il Ministro e il Direttore hanno affermato che il nostro territorio gode di ottima salute o meglio rientra nella “normalità” statistica con riferimento a rapporti epidemiologici del DEP Lazio.
A prescindere dalla mancata presa in considerazione dell’insieme dei dati e delle ricerche che da anni illustrano i rischi che corre la salute pubblica, la nostra salute, dobbiamo evidenziare l’uso scorretto di quelle informazioni. Riteniamo pertanto sia necessario disaggregare i dati, riferirli ad aree con specifiche condizioni ambientali e sociali.
Sulla nostra tesi ci viene in aiuto la Deliberazione regionale del 9 maggio 2017, n. 228
“Realizzazione di un Presidio Salute e Ambiente (PresSA) presso l'Ospedale di Anagni (FR) ed approvazione del "Programma di valutazione epidemiologica", relativamente ai requisiti tecnici, della popolazione residente nel Sito di Interesse Nazionale (S.I.N.) Valle del Sacco - D.M. n. 321/2016.”.
A dirla tutta il PresSA viene inserito in testa alla delibera, in verità l’essenza dell’atto è riferito alla valutazione epidemiologica. Ciò è evidente anche dagli impegnativi di spesa, 960.000 euro per la sorveglianza sanitaria, 136.000 euro per il PresSA. (Sull’origine dei fondi vedi la nota a fine comunicato[i], sul PresSA le nostre valutazioni a fine comunicato)
Il progetto epidemiologico a nostro parere è innovativo e inclusivo di tutto il territorio lungo l’asta fluviale per un totale di 19 Comuni, a differenza del passato in cui venivano a mancare i riscontri sanitaria nei Comuni più a sud.
Le attività previste sono molto interessanti e vanno dal bio-monitoraggio per 1.200 persone per l’incidenza del Betaesaclorocicloesano, allo studio epidemiologico per gli effetti da inquinamento atmosferico, allo studio epidemiologico sugli effetti sulla salute attraverso consumo di acque e alimenti, all’acquisizione dei dati a disposizione di ASL e ARPA delle acque per contaminanti quali pesticidi e metalli pesanti.
Nel progetto si afferma: “Le condizioni di salute, espresse in termini di tassi standardizzati di mortalità, prevalenza ed incidenza saranno valutate secondo i diversi livelli di disaggregazione territoriale ASL, Distretti e Comuni”.
E prosegue con: “Gli esiti sanitari (in primis mortalità, malattie cardiovascolari e respiratorie) potranno essere studiati in relazione all’esposizione alla residenza. Verrà ricostruita la storia residenziale e ogni indirizzo di residenza verrà georeferenziato”
Georeferenziare, cioè riferire la rilevazione del dato alla sua puntuale collocazione sulla mappa del territorio.
Quindi per avere un quadro corretto si deve georeferenziare e disaggregare, non generalizzare.
Questo impegno regionale, con queste dinamiche, mette in dubbio quanto reso pubblicamente dal Ministro della Salute e dal Dott. Pizzutelli, a meno che i due non vogliano sconfessare la Regione Lazio per quanto a livello di controlli sanitari sul territorio sta mettendo in campo.
Tornando infine al PresSA esso è configurabile come una compensazione al Comune di Anagni in rivolta da tempo per il ripristino dell’Ospedale, che non risolve il problema della drastica riduzione della presenza di strutture sanitarie adeguate sul territorio.
Rileviamo tuttavia un aspetto positivo, il coinvolgimento di tutti gli interlocutori locali: le ASL, i medici di base e pediatria di libera scelta, i Comuni, le Associazioni.
Uno sportello di ascolto e di informazione per la popolazione sui temi e rischi ambientali ha però senso ed è funzionale solo come dispositivo interno ad una azione sistematica di prevenzione e cura, di informazione e mobilitazione della popolazione entro il contesto di una infrastruttura sanitaria adeguata. Il tutto tanto più necessario quanto più si concretizzeranno gli interventi di caratterizzazione e bonifica delle aree contaminate iscritte nel perimetro di Sito di Interesse Nazionale.
Allo stato attuale non ci troviamo affatto in questa situazione, quindi buoni gli studi epidemiologici sul territorio, inadeguata al momento la semplice creazione del PresSA alle esigenze di controllo sanitario del territorio.
Valle del Sacco, 25.05.2017
Fondi prelevati dal capitolo di spesa E32525 nell’ultimo bilancio di previsione regionale denominato “Bonifica dei Terreni Inquinati nella Valle del Sacco”, su un totale nel biennio 2017-2019 di 16,5 milioni di euro.
Da tenere presente che per la bonifica della Valle del Sacco al momento, oltre a questi fondi regionali, sono a disposizione 10.701.885,94 euro nella contabilità speciale avanzata dalla precedente gestione di bonifica commissariale (fondi spostati dalla contabilità speciale nel capitolo E32109 – Utilizzazione dell’assegnazione delle somme in contabilità speciale per gli interventi cui all’ex-emergenza della Valle del fiume Sacco, vincolati per le attività programmate tipo le MISE e la bonifica di Arpa2 su Colleferro) e ulteriori 10 milioni di euro stanziati dal Ministero dell’Ambiente per il biennio 2016-2017 ancora non utilizzati.
Un totale di circa 37 milioni di euro, cifra insufficiente, ma considerevole come approccio al nuovo SIN.
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