sabato 17 giugno 2017

Proteste riuscite e proteste di frustrazione

Luciano Granieri




E’ un maledetto venerdì di un maledetto e bollente pomeriggio di giugno. Mi trovo bloccato sul raccordo anulare.  Mezz’ora per fare due chilometri e ne devo percorrere altri venti, tanta la distanza che mi separa dallo svincolo della Roma-Napoli. L’aria è rovente  ci saranno 50 gradi, ogni tanto qualche automobilista accosta con il motore in surriscaldamento. Una situazione da girone infernale. 

Dalla radio arriva la notizia che Roma e il raccordo anulare sono congestionati perché lo sciopero degli addetti al trasporto pubblico e del personale di Alitalia ha costretto molti utenti a prendere la macchina intasando la città. Chiamo casa, per avvisare di non avere la più pallida idea di quanto ci metterò a tornare. Mia moglie mi dice che anche mio figlio tornerà dall’università in serata perché non ha trovato la metro che l’avrebbe portato in stazione. 

Comincio a bestemmiare. Ma  anche se il caldo è  incessante, non riesce  bloccare i mie neuroni e inizio a riflettere che se si vuole avere la minima possibilità di spuntarla su una vertenza bisogna fare come i lavoratori del trasporto pubblico, di Alitalia e della logistica. Stanno scioperando per ottenere lo sblocco del contratto riguardante le loro categorie, fermo dal  2014, contro le privatizzazione dei servizi pubblici, per un piano industriale diverso di Alitalia e per la triste vicenda dei voucher.  

Lo sciopero indetto da Cub Trasporti, Adl e Si Cobas, Usi, evidentemente sta riuscendo se anche il sottoscritto ne sta rimanendo vittima. Ricomincio a bestemmiare, ma non contro i lavoratori che stanno scioperando, ma contro quella  masnada di servi del potere finanziario che occupano il parlamento. Burocrati reazionari  artefici del crudele sfruttamento dei lavoratori  della logistica , privi di qualsiasi diritto, vite eternamente precarie  che rischiano la vita non solo quando faticano ma anche quando protestano. Uno di loro  è morto sotto le ruote di un TIR mentre partecipava ad un presidio di protesta . 

Continuo a bestemmiare contro quei manager privati  illuminati, che distruggono aziende fondamentali, come l’Alitalia, con piani industriali fantasiosi, e poi a pagare le conseguenze delle loro scempiaggini lautamente retribuite  sono i lavoratori.  Tutto ciò non accadrebbe se si potessero nazionalizzare le compagnie  strategiche per il Paese. Le invocazioni proseguono verso quella accozzaglia di personaggi del governo che continuano a tagliare i fondi agli  enti locali i quali non sanno come gestire i servizi pubblici a cominciare dai trasporti urbani. 

Penso anche, non con una punta di sollievo, che se tutte le persone rimasti vittime dello sciopero rivolgessero le loro bestemmie alla stessa gente contro cui sto inveendo io ,  la protesta indetta dai sindacati di base otterrebbe un successo superiore alla aspettative. 

Una conferma che l’agitazione ha colpito nel segno  mi arriva la mattina seguente sfogliando i giornali. I più incazzati di tutti sono i dirigenti piddini, dal segretario Matteo Renzi, al ministro dei trasporti Graziano Del Rio. Tutti invocano un ulteriore giro di vite sulla regolamentazione del diritto di sciopero, additano i sindacati di base e gli scioperanti come degli irresponsabili, ed  emettono altre  rabbiose lamentazioni . 

Un'affermazione del segretario Pd mi colpisce più di altre. Renzi afferma che va regolata la rappresentanza sindacale partendo dall’accordo firmato dalla “triplce” e confindustria nel 2014.Cioè  quell’accordo per cui i sindacati    minoritari nelle aziende non possono svolgere attività sindacale di nessun tipo men  che meno d’opposizione. Firmò quel ricatto vergognoso  anche la CGIL. Pensare che proprio   da li vuole ripartire Renzi.  Da un accordo fatto con la CGIL.  Quella stessa CGIL che si è vista sonoramente bocciare dai lavoratori Alitalia il piano da macelleria sociale concertato insieme alla peggiore   consorteria predatoria  ultra liberista. 

Oggi quella CGIL, piccata, ha chiamato in piazza la sua gente, compreso l’indotto partitico associato, perché il governo ha dato un colpo mortale, quasi definitivo, all’annosa vicenda referendaria.   Alla  bocciatura della Corte Costituzionale del quesito sull’art.18 ,perché scritto male, non si sa quanto consapevolmente,  è seguito lo smacco  del voucher tolto per evitare il referendum e poi rimesso. Una presa in giro umiliante per la democrazia, ma ancora di più per chi ha voluto sostituire una tortuosa e infruttuosa strategia referendaria a quella della protesta.

 Il rito della gita “entro porta” si è consumato oggi a Roma. La Camusso dal palco ha assicurato che i giuristi consulenti della CGIL stanno predisponendo il ricorso alla Corte Costituzionale  per chiedere il rispetto dell’art.75 e l’eliminazione dei voucher. Se la redazione del ricorso avrà la stessa efficacia del quesito referendario proposto sull’art.18, ci terremo i voucher per sempre. 

Una manifestazione, indetta da un sindacato - che ha firmato di tutto contro i lavoratori, legge vergogna sulla rappresentanza compresa, che propone piani industriali lacrime e sangue insieme ai padroni, fortunatamente bocciati dai lavoratori stessi , che accoglie  nel corteo parlamentari i quali in aula non si sono espressi in modo avverso alla legge oggetto della protesta - diventa un specie di burlesque o al meglio una manifestazione di frustrazione. 

Sarei disposto a passere molti altri pomeriggi dentro una macchina fermo sul raccordo anulare  con 50 gradi di temperatura, se ciò potesse significare che il maggiore sindacato italiano si è finalmente deciso  a passare dalla parte giusta nella lotta di classe.



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