sabato 22 luglio 2017

ATTENZIONE: ATTACCO ALLA PRIMA PARTE DELLA COSTITUZIONE

Franco Astengo





L´illustre professor Panebianco il , 21 luglio 2017, dalle colonne del Corriere della Sera sferra un duro attacco alla prima parte della Costituzione: un attacco molto serrato quasi da far pensare a una nuova stagione di tentativi di deformazione costituzionale come quella che abbiamo appena terminato di trascorrere con il voto vittorioso del 4 dicembre 2016. 
Nell´occasione si prende a pretesto la proposta della "flat tax"(aliquota fiscale unica al 25%) considerandola la panacea di tutti i mali anzi il provvedimento che, secondo l´autore "darebbe una frustata così vigorosa alla nostra economia da farla ripartire al galoppo dopo decenni di alternanza, tra stagnazione, recessione e bassa crescita". Ma c´è un però sulla strada dell´applicazione di questo possibile miracolo: ed è la Costituzione, retro gradatamente socialista secondo il giudizio JP Morgan, che indulge nel difendere un´antistorica progressività della tassazione (L´articolo 53 della Costituzione della Repubblica Italiana recita: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. E aggiunge: Il sistema tributario è informato a criteri di progressività). Un ostacolo messo lì da un testo costituzionale che prevede una "Repubblica fondata sul lavoro" : definizione frutto di un "compromesso fra alcune forze (democristiani, socialisti, comunisti) che all´epoca non brillavano per adesione ai principi liberali. Era una Costituzione adatta a qualsiasi uso. Servì ad ancorare l´Italia al mondo Occidentale dopo la vittoria democristiana sui social comunisti nelle elezioni del 1948 ma avrebbe potuto diventare – senza bisogno di revisioni - la carta fondamentale di una "democrazia popolare" se i social comunisti avessero vinto". Panebianco si è interrogato: "I risultati del referendum costituzionale hanno messo fuori gioco per chi sa quante generazioni la possibilità di riformare la seconda parte della Costituzione (essersi mossi su quel terreno è giudicato , da parte del professore,un grave errore da parte dei "riformisti"). Perché allora non cominciamo a discutere della prima? E´ sicuro, tanto per fare un esempio, che la nostra convivenza civile ci rimetterebbe se la nostra Repubblica, anziché essere fondata sul lavoro fosse fondata sulla libertà? E´ sicuro che se il diritto di proprietà, anziché essere relegato tra i cosiddetti "interessi legittimi" fosse riconosciuto fra i diritti fondamentali, quelli su cui poggia la libertà, ce la passeremmo peggio?". E conclude : "Magari, chissà? Sarà la discussione sulla flat tax che, finalmente, costringerà molti a trattare meno acriticamente i principi costituzionali su cui si regge la Repubblica. E in precedenza aveva scritto : "Forse è arrivato il momento di chiedersi se non sia il caso di intervenire col bisturi sulla prima parte della Costituzione, sui famosi principi". Mi pare inutile segnalare, verso chi si è battuto per la difesa della Costituzione nell´occasione dell´ultima tornata referendaria, la pericolosità di queste affermazioni, vero e proprio preludio a un attacco in grande stile attraverso il dibattito sulla flat tax (che qualcuno già pronostica come il vero e proprio "oggetto del contendere" della prossima tornata elettorale legislativa, assieme alla questione dell´Europa). In molti, nel corso dei tanti anni di lavoro in difesa del dettato Costituzionale (tre occasioni: Bicamerale D´Alema, progetto Berlusconi, deforma renziana) avevamo tentato di segnalare la delicatezza dell´intreccio tra seconda parte (che veniva messa in discussione nelle occasioni citate) e prima parte (fintamente, in quei casi, ritenuta intangibile). Adesso arriva, dalla prima pagina dell´antico "Corriere dello Zar" l´attacco diretto. Occorre avere consapevolezza di questo stato di cose, a partire dalla mancata risposta politica al voto del 4 Dicembre, e attrezzarsi all´evenienza senza ritardi, sottovalutazioni, tentennamenti. La lettura di quest´articolo di Panebianco non deve lasciare dubbi :la difesa integrale della Costituzione Repubblicana rimane l´imperativo prioritario per tutti i conseguenti democratici e per la sinistra italiana (che deve considerare questo punto "l´ubi consistam" della sua possibile ricostruzione come soggetto politico).
Una difesa che è necessario principi da un altro elemento messo in discussione nell´articolo citato: quello della coerenza tra ilsistema elettorale proporzionale e il testo Costituzionale.

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