sabato 8 luglio 2017

No al revamping, soprattutto quando il sole picchia forte.

Luciano Granieri




Colleferro, sabato 8 luglio, ore 16,30, 45 gradi al sole (lo so si dice all’ombra, ma l’ombra non c’è). 

Quanti pazzi scatenati si metterebbero a sfilare, rischiando l’insolazione, per protestare contro la riattivazione degli inceneritori di Colle Sughero? Eppure eravamo in molti, bambini compresi. Forse perché è più folle consentire l’incenerimento dei  rifiuti, e  l’aumento incontrollato delle malattie respiratorie, piuttosto che rischiare di prendersi un coccolone. 

Comunque sia una fiume di persone equipaggiata con cappellini, ombrellini e bottigliette d’acqua, si mette in cammino  da P.zza della Repubblica per arrivare a piazzale dello scalo, proprio davanti ai due enormi e malsani caminetti. Le ragioni che hanno chiamato in corteo così tanti cittadini non vertono solo sulla contrarietà al  revamping di due impianti devastanti per la già martoriata Valle del Sacco, ma sul rigetto dell’intera politica dei rifiuti oggi in atto,  sia in Regione che a livello nazionale.  
Anziché  adottare un sistema integrato comprendente la raccolta differenziata, il riciclo e il riuso del rifiuto, come prevedono i regolamenti  europei, si   percorre ancora la strada delle discariche e degli inceneritori. Ma si sa il “ce lo chiede l’Europa” conta solo quando bisogna “sderenare” i cittadini con le politiche di austerità. 

Eppure conversando con Rossano Ercolini,  dell’associazione Zero Wast Italy, presente alla manifestazione,  si ragionava  sul fatto che proprio in un territorio come quello della Valle del Sacco, pieno di insediamenti industriali dismessi e di aziende in via di liquidazione sarebbe opportuno progettare  complessi industriali finalizzati al trattamento dei rifiuti utili a  ricavare molte di quelle materie prime che il processo di riciclo mette a disposizione della filiera produttiva. Sarebbe un’opportunità enorme per la creazione di  nuovi buoni posti di lavoro senza arrecare  danni al territorio,  alimentando una nuova economia estremamente remunerativa per tutti . 

Ma, come detto, le Istituzioni, vanno da tutt’altra parte. Il governo, guidato da Renzi, nel famoso decreto sblocca Italia del 2014, ha sbloccato anche gli inceneritori, classificandoli come impianti di primario interesse economico e quindi immuni da ogni valutazione sull’impatto ambientale. Ciò ha decretato la riattivazione degli impianti di Colle Sughero. 

Inoltre la Regione, capitanata dal Presidente Zingaretti, coadiuvato dall’assessore Buschini, non ha mai reso operativo il piano  regionale dei rifiuti. Un programma in cui si punta esclusivamente   sulla raccolta differenziata e mai si sarebbe potuto attivare un impianto a biomasse. 

Ma se il vantaggio economico dell’incenerimento è di molto inferiore al processo circolare dello smaltimento, perché continuare con una pratica vecchia e anti economica? Semplice perché Lazio Ambiente Spa, di proprietà della Regione Lazio  - che gestisce gli inceneritori e per il quale ha stanziato i fondi necessari alla loro riattivazione, insieme all’Ama, controllata  dal Comune di Roma - alla fine del 2017 dovrà essere ceduta a privati. E’ chiaro che gli impianti di incenerimento  sono i gioielli di famiglia per invogliare  l’acquisto dello speculatore di turno. Siamo alla solita  vecchia logica di favorire la speculazione privata ai danni delle collettività, danni che in questo caso investono la salute e la qualità della vita. 

Mentre si comincia maledire i vertici regionali, e il Pd in generale, dal corteo spunta la consigliera regionale di maggioranza  Daniela Bianchi, poi di seguito si materializzano altri sindaci in quota Pd.  Allora non capisco. Ma questi che fanno si manifestano contro da soli? Oppure in vista delle prossime tornate elettorali  (regionali e politiche) cominciano gli smarcamenti del renzismo in putrefazione? 

Con queste riflessioni in testa, mi avvio alla macchina. La manifestazione è finita. Mentre sorseggio una birra (è la seconda per la cronaca) da uno dei palazzi stile ventennio che caratterizzano Colleferro, escono una ragazzina e un ragazzino. Hanno una pila di giornali in mano. Il titolo delle pubblicazioni  è “lotta comunista” Stanno  vendendo il giornale porta a porta, suonando il campanello ad ogni appartamento.   Si avvicinano e mi spiegano, ciò che io so bene. 

Gli compro il giornale, ci fermiamo a ragionare sulla ineluttabilità della lotta al capitalismo, sulla necessità delle dittatura del proletariato. Sono pieni di entusiasmo. Non tutto è perduto, dunque, ci sono ancora giovani consapevoli, gagliardi e tosti, pronti a lottare per una società più giusta, anticapitalista e antiliberista. Con questa felice constatazione mi avvio verso casa. Non c’è che dire un pomeriggio con 45 gradi al sole, iniziato bene e finito meglio.

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