lunedì 6 novembre 2017

Attualità della rivoluzione d'ottobre. Capire quel passato per ipotizzare un futuro migliore.

Luciano Granieri




Si è tenuta il 4 novembre scorso, presso l’associazione culturale “Oltre l’Occidente” di Frosinone un’assemblea pubblica sul tema “L’Attualità della Rivoluzione d’Ottobre”. Nel centenario della rivoluzione sovietica, il Fronte della Gioventù Comunista ha voluto organizzare questo incontro  proprio per sottolineare come  quegli  ideali, motore di un evento storico forse unico, siano oggi più che attuali. Non un orpello da libri di storia impolverati, ma principi che, secondo i giovani compagni del fronte della gioventù comunista, se applicati oggi,  consentirebbero una vita sociale più giusta e dignitosa. 

Lo sviluppo del dibattito   è andato in profondità cercando di confrontare la situazione sociale, politica ed economica dell’Unione Sovietica uscita dalla rivoluzione e  dei paesi governati da istituzioni socialiste, con l’attuale quadro delle Nazioni  a capitalismo avanzato. Dopo l’introduzione di Gianluca Evangelisti,  responsabile locale del Fronte della Gioventù Comunista, il quale ha rinnovato l’invito a partecipare al corteo nazionale celebrativo della rivoluzione che si terrà l’11 novembre prossimo a Roma, è intervenuto Fabio Massimo Vernillo, responsabile PC per la regione Lazio,  Paolo Spena  vice segretario nazionale della stessa formazione giovanile comunista e  Rita Di Fazio delegata FlmUniti  Cub presso la  Fiat di Cassino. 

 E’ la seconda volta che partecipo ad un’assemblea organizzata dal Fronte della Gioventù Comunista, e anche in questa occasione  sono rimasto favorevolmente impressionato dalla motivazione che anima i ragazzi . Una convinzione  basata   sullo studio e l’approfondimento degli avvenimenti che hanno caratterizzato lo sviluppo e l’evoluzione del pensiero comunista dal suo fiorire fino ad oggi. Per chi  si definisce comunista conoscere il “lontano”  storico filosofica  da cui si proviene è fondamentale per poter ambire  ancora ad andare  “lontano”.  

Paolo Spena, Gianluca Evangelisti, Fabio Massimo Vernillo.
foto di Marina Navarra
E’ un peccato ammetterlo, ma le sezioni giovanili degli altri partiti - ormai diventate non scuole di pensiero, ma formatrici  di quadri per la direzione di comitati elettorali - per lo più hanno ridotto, se non eliminato del tutto, la fase dell’approfondimento.  Per  vincere le elezioni, pare che la coscienza politica e la militanza, siano  del tutto inutili, forse è anche questo il motivo  della totale inadeguatezza dell’attuale dirigenza politica e probabilmente di quella futura. 

Il giovane Paolo Spena,   si è sobbarcato l’onere di confrontare i vari aspetti della vita sociale e politica della Russia post rivoluzionaria con le pari tematiche con  cui si snoda la convivenza di oggi. E’ storia, forse troppo spesso dimenticata, che nell’Unione Sovietica, molte conquiste sociali siano state ottenute già all’inizio del secolo breve.  Diritti fondamentali ,  all’istruzione gratuita, alla sanità pubblica, ad un avanzamento culturale elevato, erano acquisiti e consolidati. 

Curioso ed interessante il fatto che l’Unione Sovietica raggiunse la piena occupazione già negli anni ’30, mentre nel paese più capitalista di tutti,  gli USA,  imperversava una delle più grandi crisi  economiche che l’occidente abbia conosciuto. In quella Russia  furono chiusi gli uffici di collocamento pubblici, che riaprirono, guarda caso,  solo 50 anni più tardi durante la Perestroyka di Gorbaciov. Ed è proprio la prospettiva del lavoro a segnare una distanza abissale con i paesi a capitalismo avanzato. In quella Unione Sovietica, almeno fino alla presa del potere da parte di  Stalin,   (qui i ragazzi del Fronte della Gioventù non saranno d’accordo), si stava veramente realizzando, con i primi soviet, la collettivizzazione dei mezzi di produzione. 

Gli operai , ma anche i contadini, potevano ambire realmente al potere, perché erano in grado di organizzare autonomamente i processi produttivi senza rendere conto né al padrone privato né al padrone statale. Non solo, ma tali aspirazioni stavano realmente valicando i confini russi per estendersi ai Paesi incanalati verso il socialismo reale. Il riassorbimento dei mezzi di produzione da parte del governo centrale , la rigida statalizzazione dell’economia,   hanno progressivamente ridotto un fenomeno straordinario in un'asfissiante forma di  capitalismo di Stato. 

Ma a raccontare in modo  aspro e drammatico il completo distacco che oggi c’è nel mondo del lavoro con quell’idea di produzione ci  ha pensato Rita Di Fazio, sindacalista della FlmUniti Cub alla Fiat di Cassino. All’indomani del mancato rinnovo del contratto di 530 addetti nello stabilimento di Piedimonte San Germano, la constatazione che le conquiste dei lavoratori maturate in anni di lotte sono definitivamente perdute,  è stata particolarmente cruda.   

Rita Di Fazio ha bene  spigato come la devastazione della classe operaia in Italia abbia come principali responsabili proprio i  sedicenti partiti e sindacati di sinistra. Organizzazioni  che  avrebbero dovuto rappresentare e  difendere i   lavoratori, si sono vendute    al padrone con l’inizio delle stagioni concertative. In  un excursus partito dagli anni ’80 la Di Fazio ha snocciolato tutti i tradimenti  dei riformisti, finti difensori delle classi subalterne. 

Il quadro offerto  nella sua interezza, ha rivelato come il jobs act, le politiche filo padronali dei “Renzini” non fossero altro che l’atto finale di un processo degenerativo  imposto alla  classe operaia proprio dai suoi presunti rappresentanti. L’annacquamento degli ideali non è realpolitik ma è tradimento  vero e proprio secondo la delegata Cub. 
foto di Marina Navarra

Fra i tanti giovani militanti  dell’assemblea, oltre alla partecipazione di  qualche stagionato  comunista  come il sottoscritto ed altri compagni , si è notata la presenza di esponenti politici locali  in quota Pd: un deputato, e una ex consigliera comunale.  Chissà cosa avranno provato nell’immergersi in una realtà popolare giovanile che non è più la loro e forse non lo è mai stata?  Dopo i primi  interventi i due hanno lasciato l’assise. 

Si saranno sentiti avulsi da quel  contesto, probabilmente  avranno avvertito il disagio di presenziare  davanti ad un pezzo di popolo , forse avranno inconsciamente percepito di trovarsi innanzi  ad un tribunale del popolo. Per cui la reazione è stata consequenziale, abbandonare la gente   che ormai li ha abbandonati da un pezzo, considerato i rovesci elettorali che continuano a subire, l’ultimo quello di ieri in Sicilia.

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