venerdì 10 novembre 2017

Sciopero del 10 novembre la mobilitazione che mette paura ai padroni. Il presidio di Frosinone.

Luciano Granieri




E’andata in archivio la prima delle due giornate di mobilitazione promosse dai sindacati di base Usb, Cobas  e Unicobas. Domani   seguirà una manifestazione con corteo  a Roma. Lo sciopero di oggi, ha visto ulteriori  mobilitazione in molte città con sit-in e presidi  organizzati per protestare contro le politiche filo padronali del governo. 

Anche a Frosinone militanti e dirigenti dell’Usb, insieme ad esponenti della sezione provinciale di Rifondazione Comunista , hanno manifestato organizzando  un concentramento presso Piazzale Vittorio Veneto, dal quale con un breve corteo è stata raggiunta la Prefettura in Piazza della Libertà. 

Finalmente qualcosa si muove! Da tempo immemore non andava in scena un’astensione dal lavoro motivata da una vertenza tutta politica. Non uno sciopero mosso da singole rivendicazioni, ma dalla sacrosanta mobilitazione contro le politiche economiche e antisociali del governo Renzi,  e della sua controfigura Gentiloni.  La  menzognera narrazione della  ripresa economica, con la fandonia  sull’uscita dalla crisi, non può essere più tollerata.  Così come è inaccettabile sopportare l’ennesimo attacco ai diritti dei lavoratori e ai pensionati , mentre la classe padronale, sempre più rara, ma sempre più ricca, si spartisce le regalie governative, che hanno elargito alle grandi imprese, e ai magnati della finanza, decine di miliardi di euro, attraverso il jobs act ed una fiscalità che non ha mai intaccato rendite e patrimoni. 

E’ uno sciopero politico e come tale fa paura. Perché non basta risolvere una singola vertenza - magari con traccheggiamenti e compromessi, sempre al ribasso per i  lavoratori -  a riportare la pace sociale. Qui la mobilitazione pretende , finalmente, un deciso cambio di rotta. Chi era in piazza oggi, invocava la riappropriazione del proprio   reddito da lavoro, reso oggi residuale dal liberismo predatorio che   saccheggia enormi quote di salario per trasferirlo  nelle capienti casse del capitale finanziario. Chi era in piazza rivendicava la dignità del lavoro, così come sancito dalla Costituzione. Una dignità che si salvaguarda con  l’abolizione del precariato, dello sfruttamento e della disoccupazione. 

 Un’altra novità della mobilitazione   riguarda il ruolo dei sindacati di base, sempre più protagonisti, non solo nelle piazze ma anche nei luoghi di lavoro. Tutto ciò certifica lo sgretolamento del muro che la triplice concertatrice oppone alle rivendicazioni dei lavoratori. Il gioco di Cgil Cisl e Uil, finalizzato a tenere buoni i lavoratori, mentre la voracità del capitale   saccheggia la collettività, è ormai scoperto.  Tant’è vero che in diverse  aziende si registra il trasferimento di molti lavoratori dalla Cgil alle forze sindacali di base .

 Illuminante è il caso della elezione di Marina Navarra nella rsu dell’unità produttiva della Sanofi ad Anagni . La delegata, precedentemente  iscritta alla Cgil, si è dimessa in profondo disaccordo con la politica sindacale operata dal massimo sindacato italiano, ed  è passata ad Usb, riuscendo dopo un’estenuante battaglia, stile Davide contro Golia, ad essere eletta. Complimenti alla compagna, ma ciò è sintomo di come  anche nelle fabbriche più grandi la natura corporativa della triplice  ormai stia venendo alla luce. 

Marina Navarra delegata Usb in Sanofi
Un’ultima, ma non per questo, meno importante  notazione. Al presidio di Frosinone era presente anche Rifondazione Comunista, con il   segretario provinciale Paolo Ceccano, il responsabile  del dipartimento lavoro Giuseppe Di Pede ed altri militanti. Nell’impazzimento totale  che sta colpendo gli schieramenti pronti a scaldare le segreterie in vista delle prossime elezioni,  tutti i movimenti  posizionati a sinistra del Pd, lanciano proclami sulla difesa dei lavoratori, sulle diseguaglianze e sulla redistribuzione del reddito. Ma nessuno da concretezza a tali  proclami.  Merito quindi a Rifondazione Comunista che invece mostra con i fatti di stare vicino ai lavoratori, partecipando a scioperi e mobilitazioni. Merito al segretario Paolo Ceccano, con il quale spesso sono in disaccordo, ma a cui devo riconoscere il grande impegno con cui schiera il partito, nel nostro territorio, sempre a fianco di quella classe che oggi si vuole estinta, cioè il proletariato. 

Forse lo  sciopero di oggi potrebbe segnare l’inizio di un nuovo corso. Una nuova strada fatta di mobilitazioni più incisive e consapevoli delle dimensioni della crisi. Un nuovo percorso dove, finalmente ci si liberi  dall’azione anestetizzante del conflitto sociale operato da Cgil, Cisl, e Uil. Se son rose fioriranno e speriamo che alle   rose si aggiunga  il pane.


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