sabato 4 febbraio 2017

LE PASSIONI DI UN’EPOCA. STORIA E STORIE DEGLI ANNI ‘70


L’Istituto di Istruzione Superiore Norberto Turriziani e la Biblioteca “Fratelli Maccari” di Frosinone, in collaborazione con la Biblioteca Comunale Norberto Turriziani, hanno organizzato un ciclo di incontri sulla storia degli anni ’70 presso la sede della biblioteca “Fratelli Maccari”. L’iniziativa, prevista nell’attuazione del protocollo di intesa firmato dal Comune di Frosinone e dall’IIS Turriziani, ha lo scopo di offrire uno spazio nuovo per la circolazione di idee e persone nel centro storico della Città.
Quarant’anni dopo il 1977, si intende proporre, in particolare ad un pubblico giovane, la conoscenza delle dinamiche storico - sociali di un periodo che fu certamente contraddittorio, ma ingiustamente dimenticato, nella consapevolezza che molte delle cause relative alle difficili condizioni del nostro tempo contemporaneo, trovano le radici nelle irrisolte istanze nate in “quell’epoca di passioni” civili .
Questo il calendario del ciclo di incontri:
08 febbraio 2017 -  Gli anni della solidarietà nazionale: Moro e Berlinguer          Relatore  Nicola  Milani   

15 febbraio 2017 - Dal 1968 al 1977: storia e storie                                                Relatore  Tonino Martino

22 febbraio 2017- L’esperienza di don Lorenzo Milani  e Lettera a una professoressa. 
                              ll  ’68.  I  Decreti delegati                                                        
Relatore  Massimo Terracciano

01 marzo 2017 - Documentario. La storia siamo noi. La luna e il dito – Il 1977 a Bologna e in Italia

09 marzo 2017 - La stagione dei diritti                                                                           Relatrice Assunta Marini

22 marzo 2017 - Passeggiando tra letteratura e arti: un panorama di chiaroscuri 
 Relatore Marcello Carlino

30 marzo 2017 - Su Daniele Paris e una grande scuola di musica                   
Relatore Maurizio Agamennone

20 aprile 2017 - Musica ribelle: gli anni ’70  e le radio libere                                          Relatore  Carmine Pecci


BIBLIOTECA FRATELLI MACCARI, PIAZZA DIAMANTI N. 1, Ore 17.00

venerdì 3 febbraio 2017

Frosinone. Casting elettorale

Luciano Granieri




Il casting organizzato in vista delle prossime elezioni amministrative dal sindaco uscente di Frosinone Nicola Ottaviani,  per la scelta dei candidati a consigliere comunale,   ha suscitato un vespaio di polemiche, soprattutto nel movimento 5 stelle. Formazione che rivendica la primogenitura  della  selezione “dal basso” degli amministratori locali . 

I want you” è la call dell’attuale sindaco, …..e io mi candido  con Ottaviani è la riposta….  

E  io mi candido con Ottaviani , per l’appunto,   identifica la   straordinaria campagna di casting organizzata del geniale Nicolino.  Requisiti per la selezione: Essere persone per bene, libere, e capaci. Qui la domanda nasce spontanea, forse il sindaco ritiene che fra i suoi attuali consiglieri vi sia qualcuno non  perbene, non  libero e  incapace?  Il dubbio regna sovrano. 

Comunque per proporre  la propria candidatura a “x-comun  basta munirsi di  un book fotografico, girare un video autopromozionale ed inviare il tutto , alla mail ottavianisindaco2017@gmail.com  Se  si avrà successo ,  sarà fissato il casting con l’art director Nicola Ottaviani in person.  

I pentastellati  stanno rosicando non poco  , perché vedono ampiamente superato del sindaco di Frosinone  il loro sistema di  comunarie, quirinarie, parlamentarie , e compagnia cantando. Viene il dubbio che lo stesso Ottaviani  abbia copiato certe modalità del talent on line proprie  del M5S. Il circo  mediatico locale sta documentando gli stracci che i due entourage, quello del Primo Cittadino  uscente, e del meet-up frusinate,  si stanno tirando a vicenda. 

In realtà stiamo assistendo   al solito tentativo, di ogni inizio di campagna elettorale, finalizzato a coinvolgere la “ggente” comune. Quei soggetti  cioè, che  grazie alla loro verginità politica, dovrebbero essere immuni da tentazioni speculative di carattere personale. Altro fenomeno tipico di questa fase è la campagna acquisti rivolta all'interno di  movimenti sociali  e associazioni attive in città. Si vorrebbero pescare candidature  in quelle formazioni  di cittadini informati , impegnati   nelle rivendicazioni  di diritti fondamentali come , assistenza sanitaria,  accesso al lavoro, salvaguardia ambientale, istruzione, promozione sociale,  che nel Capoluogo stanno scemando. Dubito  che in questo ambiente, attivo ben dentro il tessuto sociale cittadino,  vi sia qualcuno disposto a fare il portatore d’acqua al  candidato sindaco di turno, espressione del solito tran tran immobiliarista padronale.  Potrei sbagliarmi. Chi vivrà vedrà. 

Piuttosto, tornando al casting, proporrei una selezione non sui candidati, ma sugli elettori. Votare un’amministrazione locale è atto oltre che democratico, anche di grande responsabilità. Dunque la scelta deve essere consapevole. Probabilmente la mancanza di consapevolezza  dei cittadini  frusinati  è stata fra le prime cause della ormai ventennale gestione fallimentare della nostra città. 

La proposta è allora la seguente. Sottoporre a chi si reca presso il seggio un  piccolo quiz: citare almeno un elemento del programma di ogni candidato a sindaco. Oppure, per abbreviare la faccenda, consegnare un foglio con scritti alcuni punti programmatici a cui  il cittadino dovrà associare il candidato sindaco che li ha espressi. L’aspirante elettore per accedere alla cabina dovrà superare l’esame altrimenti, a casa , ripasserà alle prossime elezioni . 

In questo modo  si otterrà  la certezza che la scelta sarà scaturita sulla  base dei programmi, e non attraverso altre vie di consenso. Quali?  Quelle solite:  Voto il  Tizio  professionista  (medico, avvocato, ingegnere) perché mi ha reso un buon servizio e poi è un amico di mio cugino, voto Caio perché mi ha pagato la bolletta, voto Sempronio perché mi ha fatto trovare la mancetta sotto il piatto della cena elettorale,  o perché mi ha promesso un posto di lavoro. 

Mancherebbe un'altra fase  affinchè il procedimento sia perfetto, cioè quella in cui i cittadini, una volta conosciuti i programmi del proprio eletto, controllino che questi vengano messi realmente in pratica, ma per questo c’è ancora da lavorare, bisognerebbe  scomodare la democrazia partecipata, quella vera, nata a Porto Alegre, troppo difficile per adesso.  Intanto accontentiamoci del casting degli elettori, poi se sono rose….

giovedì 2 febbraio 2017

Elezioni comunali : Movimento 5 Stelle VS. Il Sindaco uscente Nicola Ottaviani

Frosinone Cinque Stelle 




Step One


OTTAVIANI SI SCOPRE ADDIRITTURA “GRILLINO”, MA LUI E’ L’ULTIMO CHE PUO’ PARLARE DI BUON SENSO”
“Suona davvero strano L'APPELLO del sindaco Ottaviani “Cerchiamo gente per bene, chiamateci”, quasi voglia intendere che guardandosi attorno, forse tra i suoi, sia difficile trovarne o riconfermarne qualcuno.” – non si fa attendere la piccata da parte del gruppo 5 stelle Frosinone che continua – “L’idea che un candidato Sindaco uscente faccia un appello così accorato, chiedendo la partecipazione di cittadini liberi, perbene e soprattutto capaci, ci fa sorgere spontaneamente la domanda, ma non poteva pensarci prima? Magari già qualche anno fa. Che poi la cittadinanza si dovrebbe considerare non solo quando fa comodo, ad esempio, è stato chiesto ai cittadini se erano concordi nel “dirottare” circa 4 milioni di fondi pubblici per riesumare il project financing del Matusa/Casaleno, con contestuale “regalo” al gruppo Zeppieri Costruzioni di circa 50.000 mc di cubatura da realizzare nell’area del Matusa? La verità è che durante l’amministrazione Ottaviani la partecipazione cittadina è stata azzerata e della consulta delle associazioni, organo di rappresentanza dei cittadini, non tiene più conto.” –“Abbiamo assistito a scelte politiche da parte del sindaco e della sua giunta davvero discutibili, come ad esempio lo spacchettamento alle cooperative esterne, una delle quali molto conosciuta alle cronache nazionali per mafia capitale, per la gestione dei servizi pubblici essenziali, oppure l’assenza di volontà di andare fino in fondo sulla questione terme romane, a nulla sono valse le manifestazioni dei comitati, associazioni e cittadini che chiedevano con forza di indagare una porzione di terreno che avrebbe potuto probabilmente bloccare la costruzione de “I portici”, opera faraoinica di Zeppieri Costruzioni, in piena zona De Mattaeis. Ma se poi andiamo nel novero del concetto di opportunità, etica o moralità, chiediamo al sindaco Ottaviani se sia opportuno fare un appello di richiesta di gente perbene che possa entrare nelle fila del suo partito, quando in uno degli ultimi consigli comunali gli era stato chiesto di rifiutare l’incarico di difendere alcuni degli imputati dell’operazione “fireworks”, che ha visto l’arresto di più di 50 persone, un’organizzazione criminale dedita allo spaccio di stupefacenti che aveva costituito la sua base logistica e operativa all’interno del Casermone.” – “Il sindaco Ottaviani può fare tutti gli appelli che ritiene opportuni, può anche aprire un blog ad hoc, se proprio vuole copiare o prendere spunto dalla politica del MoVimento 5 Stelle, però deve anche avere l’onestà intellettuale di ammettere che non può parlare di “buon senso”, quando lui è il primo a non metterlo in pratica.” – “Lanciamo un infine “contro-appello” alla cittadinanza “libera, perbene e capace”: Non cadete in queste trappole elettorali!”
























Step two

LE CANDIDATURE CHE RICHIEDE IL SINDACO OTTAVIANI SONO PER FORZA ITALIA E NON CIVICHE E LIBERE"

"Il Sindaco conferma i nostri dubbi sul fatto che le “libere” candidature nelle proprie fila non siano altro che una trovata elettorale. Infatti l’aver affidato la replica, tra l’altro priva di contenuti, al coordinatore cittadino di Forza Italia, evidenzia il fatto che di “civico” in questa iniziativa vi sia ben poco. Il fatto, poi, che dinanzi a fatti e circostanze puntualmente richiamate nel nostro comunicato, si sia dovuto far riferimento a questioni legate a Roma o a Parma la dice lunga sulla mancanza di argomenti su certe tematiche come la partecipazione e la trasparenza. Ribadiamo al Sindaco Ottaviani che non si cercano i cittadini solo quando conviene e specie quando si è reduci da cinque anni di amministrazione dove la partecipazione democratica è stata quasi completamente azzerata, in barba alle bellissime parole riportate nel proprio programma elettorale che, vogliamo ricordare, custodiamo gelosamente e che ad oggi risulta attuato per uno solo dei tanti punti, quello del progetto “solidiamo”, come ricordava piccato il coordinatore di FI Sig. Scaccia. Un po’ pochino ci pare, ma di questo ed altro avremo modo di parlarne in seguito, sempre che qualcuno sia in grado di replicare nel merito senza strumentalizzare Beppe Grillo o altri, che non vivono la città di Frosinone.”

To be continued ........ forse  ndr.....

mercoledì 1 febbraio 2017

Dalla sinistra virtuale alle lotte reali

Giacomo Biancofiore  coord. Pdac Bari
 

“La sinistra ci ha traditi, si sono costruiti posizioni e nicchie di potere e privilegi vendendo il sudore dei lavoratori”. Questa è la frase di un operaio che, senza nascondere commozione e anche un senso di vergogna, ci ha confessato, durante uno dei presidi fuori dalla fabbrica, che sta votando i 5 stelle: “Grillo non mi piace, ma ormai che alternative ci sono?”, ha aggiunto col piglio di chi vuol dimostrare di avere le sue ragioni.
Forse è nato quel giorno il format dell'assemblea pubblica “Dalla sinistra virtuale alle lotte reali” o forse da un tremendo bisogno di raccontare storie di lotte e di resistenza, storie di una realtà dura ma vera e lontana anni luce da una sinistra che ormai è solo l'ologramma di se stessa, aggrovigliata in calcoli e percentuali di voti con cui i soliti figli e fratelli di una narrazione autoreferenziale e opportunista sperano di ridare vita a qualcosa che si possa spendere nei tavoli che contano.
Fatto sta che il 21 gennaio a Bari, presso il Diamond studio, in una scenografia vagamente teatrale, è andata in scena la prima di una serie di assemblee pubbliche che porteranno in giro per la Puglia, per tutto il 2017, i racconti dei protagonisti delle lotte per il lavoro, la sanità, la scuola, i trasporti, contro razzismo, maschilismo, omofobia e attacchi all'ambiente, storie di lotte che il Partito di Alternativa Comunista ha supportato e vissuto accanto a donne, omosessuali, lavoratori, disoccupati e studenti.
Scandite dal sottofondo dei Modena City Ramblers ed accompagnate da immagini di cortei, presidi, banchetti, volantinaggi e manifestazioni, le voci dei protagonisti sono introdotte da Michele Rizzi, coordinatore del Pdac in Puglia e da Margherita Maisto, studentessa e militante del Pdac, impegnata a far crescere il gruppo pugliese delle Donne in Lotta.
Si susseguono così i racconti di Francesco Carbonara, operaio dell'ex-OM Carrelli, che rievoca una vertenza lunga ma vittoriosa che, nel 2017, porterà 300 lavoratori nuovamente dietro la catena di montaggio per produrre auto elettriche, Marco Manodoro che con altri lavoratori della Bridgestone e con il supporto del Pdac ha tenuto sotto scacco la multinazionale leader mondiale nella produzione di pneumatici e Mauro Mongelli, lavoratore ed rsu alla Tim, che proprio in questi giorni sta partecipando alle lotte per rispondere ai pesanti attacchi ai salari ed ai diritti dei lavoratori sferrato dal colosso imprenditoriale della telefonia.
E mentre le bandiere rosse con falce, martello e 4^ internazionale sembrano uscire dalla proiezione alle spalle dei protagonisti, Tony Signorile, ex componente del coordinamento regionale de L'Altra Puglia, dopo aver stigmatizzato la sinistra virtuale fatta di opportunismi, compromessi e ambizioni personali, si rivolge a quelli che continua a chiamare compagni per offrire “un rifugio di resistenza”, un ritorno al mondo reale che lui stesso ha riscoperto avvicinandosi al “piccolo Partito di Alternativa Comunista dove vige una coerenza ciclopica fra atti e parole”.
In chiusura, gli interventi dal pubblico che hanno contribuito ad arricchire il dibattito, tra cui spicca il riconoscimento all'ottimo lavoro svolto dal Fronte di Lotta No Austerity che sta riuscendo ad unire le lotte in molte fabbriche del centro-nord.
Ed ora, prossima tappa il Salento, con altre storie da raccontare e nuove lotte reali da affrontare, lotte da unire contro gli attacchi padronali, lotte che possano consentire di raggiungere un'alternativa di classe a questo sistema ormai al collasso.
 

martedì 31 gennaio 2017

Strage di Viareggio: licenziare Moretti e riassumere Antonini.

Giorgio Cremaschi


MAURO MORETTI E GLI ALTRI TOP MANAGER SONO STATI CONDANNATI PER LA STRAGE DI VIAREGGIO. ORA DEVONO ESSERE TUTTI LICENZIATI. E DEVE ESSERE RIASSUNTO RICCARDO ANTONINI.
Di fronte ad una folla che attorniava i familiari delle vittime della strage di Viareggio e che con il suo affetto sosteneva chi per più di sette anni si è battuto per avere giustizia, il tribunale di Lucca ha emesso la sua sentenza. Tutti i principali manager delle Ferrovie dello Stato sono stati condannati. Per molto meno di quanto chiedeva l'accusa, ma sono stati condannati. Il treno bomba che il 29 giugno, deragliando ed esplodendo in stazione, diffuse una nube di fuoco che divorò la vita di 32 persone e distrusse la vita normale di tante altre, quel treno non è precipitato sull'ignara Viareggio per le imponderabili forze del destino, ma per colpe precise. Colpe dovute alla mancata prevenzione e all'assenza di elementari norme di sicurezza. Colpe dovute ad un sistema che mette la salute e la vita delle persone ben dopo le ragioni del profitto. Colpe che finora erano state negate nel nome della solita imprevedibilità dell'evento eccezionale. Colpe che invece vengono ora giudizialmente attribuite a Mauro Moretti, che aveva parlato di spiacevole episodio, e agli altri manager. Sono colpevoli e devono pagare. Non deve cadere in prescrizione nulla della loro condanna. E il governo deve agire subito contro coloro che sono stati riconosciuti colpevole di essa: li licenzi tutti. 
Non si aspetti la Cassazione, che io spero li mandi a scontare la pena, non eccessiva visto il dolore che ha provocato, nelle patrie galere. Intanto però si abbia almeno la stessa misura che si vanta di avere con i furbetti del cartellino. Che possono essere licenziati prima ancora del giudizio di un tribunale sul loro comportamento 
Qui siamo di fronte a fatti smisuratamente più gravi, se il governo vuol mostrare che tiene davvero in conto la salute e la sicurezza dei cittadini, licenzi in tronco Mauro Moretti e tutti gli altri. Sarà un segnale che si vuole davvero rompere la catena delle stragi, dalla Moby Prince ai treni che si sono scontrati da poco in Puglia all'albergo di Rigopiano, sarà un segnale che davvero si vuole interrompere il massacro. 
Il primo atto che il potere politico deve compiere è gettare nel fango la categoria della tragica fatalità e fare sua quella della responsabilità che, nei disastri che uccidono in terra in mare in cielo sul lavoro, c'è sempre. Umana responsabilità delle stragi, tanto più grave quanto è più forte il potere di chi potrebbe evitarle e non lo fa. Questo vuol dire la riconosciuta colpevolezza di Moretti e degli altri manager. 
Oggi in aula a Lucca c'erano il coraggio e l'assoluta determinazione dei familiari delle vittime, che non hanno lasciato un minuto di questi anni senza pensare ed agire per la giustizia, a volte inascoltati o allontanati, come dall'ex presidente Napolitano. Ma i familiari hanno saputo trasformare il tremendo dolore in lotta, non si sono mai arresi, né mai si arrenderanno. Con loro c'è sempre stato Riccardo Antonini, tecnico delle ferrovie licenziato per infedeltà da Mauro Moretti, perché aveva messo le sue conoscenze a disposizione di chi aveva i propri cari bruciati vivi. Ora che Moretti è colpevole le Ferrovie dello Stato dovrebbero riconoscere che Antonini aveva fatto solo il proprio dovere di ferroviere e cittadino, scusarsi e reintegrarlo al lavoro. 
Licenziare Moretti e riassumere Antonini, anche questa è giustizia.

Valle del Sacco, oltre il modello di sviluppo: distretto industriale dello smaltimento del rifiuto.

Rete per la Tutela della Valle del Sacco


Non da ieri abbiamo cercato con speranza e tenacia di proporre un modello di sviluppo, di qualità della vita, che andasse oltre le vecchie logiche che hanno imperato nel Frusinate dai tempi del boom economico. Un modello “Ruhr” capace, nel Sito di bonifica di Interesse Nazionale della Valle del Sacco, di coniugare ecodistretti industriali, archeologia industriale, contratti di fiume, promozione di energie autenticamente rinnovabili, sviluppo delle notevolissime potenzialità del turismo storico-artistico, promozione delle eccellenze agricole e dell’enogastronomia. La risposta delle istituzioni è sempre stata in fondo inconcludente, nonostante temporanei sprazzi di apertura. E mai come ora si può apprezzare il colpo di coda delle suddette vecchie logiche.

Logiche che, storicamente di matrice trasversale, sembrano assumere negli ultimi anni, non si può tacerlo, una connotazione politica locale più definita, considerato che l’attuale assessore all’ambiente regionale proviene dallo stesso partito e dalla stessa provincia del deputato ed ex presidente della provincia alfiere del progetto di aeroporto con annessa megavariante ASI, ora oggetto di procedimento penale per peculato, che a prescindere dai suoi esiti per gli indagati sembra potersi dire il definitivo suggello del fallimento di tale mostruosità economico-ambientale.

Si apprende oggi dalla stampa che il nuovo contratto Saf proposto ai sindaci prevede, in sostanza, la trasformazione di un impianto di differenziazione provinciale in un ricettacolo dei rifiuti di tutta la regione. La stessa Saf, insieme alla discarica di Roccasecca, è uno dei poli di una grande inchiesta sui rifiuti, nota solo da una settimana, condotta dalla Forestale, ora parte dell’Arma dei Carabinieri e nel caso potenziata dall’apporto del NOE. In tale inchiesta, in cui si seguono le tracce dei rifiuti che da Roma migrano nel Frusinate, è cardinale il ruolo dei laboratori di analisi, che con compiacenza avrebbero mutato i codici dei rifiuti declassificandoli come non pericolosi, come in altri casi hanno compiacentemente alterato i dati sulle emissioni industriali. Peraltro il trattamento dei rifiuti sarebbe stato largamente inadeguato e causa dei fastidi che da anni affliggono le popolazioni locali.

Non si può chiudere gli occhi e far finta di non sapere che la maggior parte degli impianti di rifiuti e industriali ad alto impatto ambientale di fatto hanno quasi sempre violato la normativa. Non basta auspicare un’attenzione ancora più elevata da parte di Arpa, Forze dell’ordine e Procura. Bisogna avere la chiara consapevolezza che autorizzare un impianto di trattamento dei rifiuti o industriale ad alto impatto ambientale significa dire di no al futuro e alla salute e accontentarsi di campare, poco e male, delle briciole, anche in un momento di crisi economica.

Particolarmente significativa una zoomata sull’area nord della provincia. Qui troviamo in ballo il rinnovo dell’autorizzazione alla termovalorizzazione (=incenerimento) dei pneumatici da parte di una ex azienda produttiva, la Marangoni, con l’apprezzabile opposizione del Comune di Anagni. Lo stesso Comune dovrebbe a nostro avviso opporsi ad un impianto che desta grande preoccupazione, ancor più che per il processo produttivo inertizzante ceneri pesanti di termovalorizzatore nel gres porcellanato, per il modo in cui saranno effettivamente gestite tali ceneri, ovviamente altamente inquinanti. 70-90 posti di lavoro valgono questo enorme rischio? Segnano forse una discontinuità con le logiche del passato? Tale progetto, proposto da Saxa Gres spa, è stato peraltro bocciato dall’Area Valutazione Impatto Ambientale della Regione Lazio, in quanto incompatibile con la normativa ambientale italiana, salvo rientrare in pista tramite una sperimentazione sotto il controllo (disinteressato?) di un’università, ammessa dalla normativa europea. Sperimentazione auspicata pubblicamente dagli stessi due esponenti politici ricordati sopra. L’associazione Civis ha sottolineato che la società Energia Ambiente srl, che ha recentemente presentato in Regione il progetto di un impianto di biodigestione e compostaggio da circa 84.000 tonnellate annue in zona industriale di Anagni è controllata, come Saxa Gres, dalla stessa holding con sede a Malta. Tutto legale, ma possiamo parlare propriamente di processi produttivi? Evidentemente la mission appare un’altra. Sembra dunque costituirsi de facto nella zona ASI di Anagni un distretto industriale dello smaltimento del rifiuto, vista anche la fresca notizia dell’autorizzazione dell’impianto proposto da Tecnoriciclo Ambiente srl trattante circa 30.000 tonnellate annue di rifiuto, di differenziazione e riciclo (il che non è certo male) e di produzione di Combustibile Da Rifiuto e di Combustibili Solidi Secondari (male, invece, perché funzionale al ciclo dell’incenerimento, magari di Colleferro).

Tutti questi impianti sono largamente superiori ai fabbisogni d’area e provinciali, nell’assenza di una aggiornata programmazione regionale, con scarsa attenzione per lo stesso piano regionale di qualità dell’aria, per non parlare del rispetto che meriterebbe un territorio oggetto di bonifica nazionale. E con ogni probabilità, sulla base di considerazioni puramente statistiche, almeno alcuni di tali impianti regalerebbero tanti elementi di cronaca giudiziaria al futuro, mentre le patologie correlate farebbero per lo più meno clamore.
Senza un nuovo modello di sviluppo, coraggioso, intelligente e lungimirante, non potranno che perpetuarsi le dinamiche del passato, con l’unica sostanziale differenza del tendenziale spostamento dalla produzione industriale ad alto impatto ambientale allo smaltimento dei rifiuti. E gli amministratori, anche quelli più onesti e disinteressati, per non parlare degli altri, si troveranno schiacciati dal diktat di accettare qualche decina di posti di lavoro svendendo il territorio e ogni sua futura prospettiva.

lunedì 30 gennaio 2017

"Commissario ASL? Zingaretti persiste nei suoi errori"

Ufficio Stampa del deputato Luca Frusone Movimento 5 Stelle


"Ormai il caso della dirigenza della ASL ha un eco nazionale. Il ricorso vinto da Isabella Mastrobuono ha destato attenzione sulle modalità di assunzione dei direttori generali delle ASL e sicuramente in provincia di Frosinone se ne continuerà a parlare anche se il dott. Macchitella è stato confermato come commissario straordinario." - Proprio su questa riconferma il Deputato dei 5 Stelle Luca Frusone torna a parlare dei vari incarichi conferiti a Frosinone -” Dopo il grande caos generato dalle modalità adottate per rimuovere la Mastrobuono, bocciate dal TAR, in Regione Lazio potrebbe scoppiare un altro serio problema. Infatti sto presentando un'interrogazione al Ministro e un'altra sarà presentata dai miei colleghi in Regione, riguardanti l’incarico conferito al Direttore del Distretto B di Frosinone”- e prosegue spiegando che -” Anche per questo caso, il Giudice del Lavoro ha dato ragione a chi si opponeva ad un incarico conferito non soltanto in assenza della deroga da parte della Regione, ma che avrebbe comportato anche un aumento di spesa. Ogni assunzione della ASL, avendo questa un debito spaventoso, deve essere infatti autorizzata dalla Regione e il motivo per cui venne annullata l’assunzione risalente al 2015 del dott.Carrano come Direttore di distretto, fu proprio la mancanza di questa autorizzazione. Il resto è storia, o meglio una storia che si ripete visto che la ASL ha ripetuto il bando con gli stessi vizi e si è ripetuto incredibilmente anche il vincitore” - Il Portavoce del Movimento però non si sofferma solo su questo aspetto e prosegue spiegando che -”La mancanza di autorizzazione non solo ha comportato la nullità della nomina del Direttore di Distretto B, ma secondo un decreto a firma proprio di Zingaretti, dovrebbe comportare la risoluzione contrattuale anche di chi lo ha assunto, ossia del commissario Macchitella” - Questo è il nocciolo dell’interrogazione presentata dal Deputato pentastallato che mette al centro della vicenda la Regione stessa che - “La regione aveva non solo l’obbligo di vigilare sull'iter, ma una volta accertata l'irregolarità, avrebbe dovuto far partire, così come da decreto, una segnalazione alla Corte dei Conti. La domanda è se tutto ciò sia stato fatto o se qualcuno, stia omettendo qualche atto."

domenica 29 gennaio 2017

Il muro condiviso

Luciano Granieri


Non tutti se l’aspettavano  ma, appena insediato, Donald Trump ha iniziato a menare fendenti  terribili.  In sequenza:  ha abolito l’Obamacare (il sistema sanitario che estendeva la protezione alle persone più povere), ha interdetto   per 120 giorni l’ingresso di immigrati ,con  visto,  provenienti da sette paese a maggioranza islamica, Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen, ha bloccato i finanziamenti del governo federale alle organizzazioni non governative internazionali che praticano o informano sull’interruzione di gravidanza all’estero. E, fra le altre cose, ha deciso la costruzione del muro  ai confini con il Messico per fermare l’ingresso degli immigrati, prevedendo   di far sostenere i costi di edificazione ai messicani stessi, imponendo   una tassa del 20% sulle merci importate dal Paese centro americano.  

Costernazione e stupore hanno pervaso nella comunità internazionale. Le facezie che si riteneva fossero  materia di campagna elettorale, sono diventati provvedimenti veri. Ma non tutto quanto sopra descritto è farina del sacco di Trump. Ad esempio la costruzione di 1100 km di barriere, fortemente presidiate,  ai confini con il Messico,  è stato  oggetto della legge “Secure Fence Act” presentata dall’amministrazione Bush  il 29 settembre del 2006. Il provvedimento  fu votato anche da ventisei senatori democratici, fra cui Barack Obama e Hillary Clinton, cioè dall’attuale rimpianto iperdemocratico  Presidente uscente, e da colei che avrebbe dovuto sostituirlo se non avesse perso le elezioni. 

Come mai questa presa di posizione degli eminenti, aperti, spiriti democratici a favore del muro,  in linea con l’attuale posizione del becero,  beluino Trump? Quel muro serviva. Ne iniziò la costruzione nel 1994  un altro democratico,  Bill Clinton, il     consorte della candidata perdente alle ultime elezioni. Erano i tempi in cui entrava  in vigore il Nafta, l’accordo di libero commercio nord-americano fra Stati uniti, Canada, Messico. In quell’accordo era prevista la libera circolazione dei capitali , dei capitalisti, ma non dei  lavoratori. A  questo serviva il muro.  

L’economia messicana fu devastata da quel programma . Il Paese centro-americano venne  invaso dai prodotti agricoli statunitensi e canadesi  a basso costo, perché sovvenzionati   dei rispettivi Paesi di provenienza. Ciò determinò    il  crollo della produzione locale.  Lungo la linea di confine, nella parte messicana, quella fortificata dal muro, si moltiplicarono le maquilladoras, aree in cui  sorgevano insediamenti industriali posseduti e controllati  delle multinazionali statunitensi. Qui    operava,  e opera, manovalanza messicana  a basso costo, composta per lo più da ragazze  e giovani donne,  soggette a turni massacranti,  con salari da fame e diritti sindacali inesistenti. 

Il muro non impediva alle grandi multinazionali di esportare, in regime di esenzione fiscale,  semilavorati o componenti da assembleare nelle  loro fabbriche delle maquilladoras. Il prodotto finito, realizzato a costi irrisori,  grazie allo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori messicani , ripassava il muro  dal Messico agli  Stati Uniti  e qui veniva commercializzato consentendo  alle grandi compagnie di realizzare profitti altissimi. Le  miserrime condizioni delle maquilladoras, spingevano i lavoratori a tentare di scavalcare le barriere  per cercare  miglior fortuna  in America, ma qui trovavano l’esercito e la polizia a  rimandarli indietro o ad eliminarli. 

Certo  il muro di Trump è meno permeabile, perché, oltre a interdire il passaggio delle persone, blocca anche quello delle merci, o almeno impone dazi elevatissimi. Ma siamo certi che gli effetti della barriera voluta dai  Clinton, marito e moglie,  Bush e Obama siano meno crudeli di quelli provocati da Trump?  

Non voglio  osannare Re Donald, come fanno i cosiddetti populisti di casa nostra, la cosa  mi ripugna.  Sono convinto anch’io che ci troviamo in una fase molto  complicata, con la sicura  regressione di quei pochi diritti, civili e sociali , che un’America sempre prigioniera del pregiudizio razziale e di censo,  aveva  concesso ai "diversamente" bianchi e ricchi nell’era Obama .  Però i miliardari sostenitori democratici,  fautori del muro permeabile ai capitali e non ai lavoratori, se la sono voluta. Hanno favorito, attraverso primarie taroccate, la corsa del loro cavallo  preferito Hilary Clinton, contro il blasfemo, per la religione liberista,  Bernie Sanders,   e ora si trovano a contrastare un moloch  fascista e razzista. 

Se Sanders avesse vinto le primarie, cosa che sarebbe potuta accadere senza imbrogli, sono sicuro avrebbe prevalso su Trump. Oggi il muro con il Messico non sarebbe un problema, i lavoratori avrebbero potuto circolare liberamente, forse i capitali un po’ meno.  Le multinazionali avrebbero realizzato meno profitti, ma l’America sarebbe diventata un Paese molti più civile e democratico.


UNA GIORNATA STRAORDINARIA DI IMPEGNO, PASSIONE E PARTECIPAZIONE

Paolo Maddalena


Dopo l’Assemblea generale dei Comitati per il No del 21 gennaio 2017, ed in linea di continuità con essa, si è svolta, a Roma, il 22 gennaio, l’Assemblea nazionale convocata dalla “Confederazione Sovranità Popolare” e da altre 30 organizzazioni. In tale occasione, oltre trecento persone, che si sono adoperate per la campagna del NO al referendum costituzionale e provenienti da diverse città d’Italia, hanno deciso unanimemente di convergere su un documento intitolato “Programma urgente per l’attuazione della Costituzione”. La riunione, iniziata alle ore 11, si è protratta fino a tarda sera e la sala ospitante è stata costantemente piena dall’inizio alla fine dei lavori. Si è avuta la netta impressione che l’Italia comincia a svegliarsi dal suo torpore e che la roccaforte dell’“indifferenza” inizia finalmente a disgregarsi.

Il fatto davvero importante è che detto documento, sul quale, si ripete, ha concordemente convenuto l’intera Assemblea, individua la “causa” fondamentale del nostro disastro economico nello scostamento della politica italiana dai “principi economici” della nostra Costituzione (a partire dalla lettera del 12 febbraio 1981 con la quale il Ministro del tesoro Andreatta scriveva al Governatore della Banca d’Italia Ciampi che quest’ultima era sollevata dall’obbligo di acquistare i buoni del tesoro rimasti invenduti), con la conseguenza di favorire le banche private e le imprese multinazionali ai danni degli interessi vitali del Popolo italiano. Di qui la necessità di un cammino inverso: quello di ritornare “all’attuazione” delle disposizioni costituzionali in materia. Una verità, in genere, occultata dai media, ma che deve essere svelata e diffusa.

D’ora in poi, dunque, la parola d’ordine è attuare la Costituzione, “redistribuendo” la ricchezza su una larga fascia di lavoratori soprattutto mediante l’intervento dello Stato nell’economia. Proprio il contrario di quello che prescrivono i Trattati europei e le numerose leggi  fatte approvare dai governi che si sono succeduti dal 1990 in poi.

Le priorità da realizzare, secondo i suggerimenti dell’Assemblea, sono in corso di elaborazione e saranno rese pubbliche il più presto possibile.