mercoledì 2 maggio 2018

Non si cancella l’apartheid e l’occupazione israeliana con lo sport

Luciano Granieri,  Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese




Venerdì prossimo 4 marzo a partire dalle 16,30 saremo in piazza presso L.go Cervini (Via Aldo Moro) a Frosinone  per denunciare come RCS Sport, RCS Mediagroup e l’organizzazione del Giro D’Italia,  siano diventati complici  delle azioni illegali del Governo di Israele. Il Giro d’Italia partirà proprio venerdì da Gerusalemme, città occupata illegalmente, e nel corso delle tre tappe previste toccherà luoghi dove    bambini, donne, uomini palestinesi sono stati  sterminati dalle forze armate sioniste .

Facendo iniziare Il Giro d ’Italia  a Gerusalemme, l’organizzazione della corsa, i media (la Rai e la Gazzetta dello Sport in particolare) gli sponsor e tutto  l’indotto,   diventeranno complici  d’ Israele nell’ istituzionalizzare la sua presa illegale della  città occupata. La risoluzione 181 (1947) dell'Assemblea Generale dell'ONU ha qualificato  Gerusalemme come "corpus separatum" sotto un regime internazionale speciale e ha ripetutamente affermato che "tutte le azioni intraprese da Israele, la potenza occupante, per  imporre le sue leggi, giurisdizione e amministrazione sulla Città Santa di Gerusalemme, sono illegali." 

Nel 1967, Israele ha occupato Gerusalemme Est, annettendola unilateralmente come parte della sua “capitale unita." Malgrado le ripetute rivendicazioni da parte dei ministri israeliani durante la cerimonia di annuncio, la comunità internazionale non riconosce alcuna parte di Gerusalemme come capitale di Israele.

Nel sud di Israele, dove è prevista una  tappa della corsa, dozzine di città beduine palestinesi si vedono rifiutati riconoscimento e servizi di base da parte di Israele e sono state sottoposte a ripetute demolizioni.

Il governo Israeliano ha comprato con 10 milioni il Giro D’Italia  per fare in modo che esso diventi un  mezzo atto a  rafforzare la  propaganda sionista  e risulti  funzionale a  coprire  la macchia disumana di una occupazione militare  illegale e del sistema di apartheid imposto ai Palestinesi.

Mentre i corridori del giro si apprestano a competere liberamente  su strade che hanno visto massacri e soprusi, un normale ciclista che volesse raggiungere Gerusalemme da Ramallah rimarrebbero bloccato  per ore, se non per  giorni , ai check point dei militari   e dei coloni  israeliani, che occupano illegalmente la Palestina  , per poi vedersi negato l’accesso  .

 Lo sport non può lavare l’ignominia  di una segregazione a cielo aperto nemmeno se viene corrotto con 10 milioni di euro. La civiltà non ha prezzo. Invitiamo tutte le persone che vogliono restare umane a condividere con noi il presidio.

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