sabato 2 giugno 2018

Pentaleghismo. Una coalizione che non sa nè cantarsela nè suonarsela.

Luciano Granieri




Stiamo curando, insieme all’associazione  culturale “Oltre l’Occidente” ,una rassegna dal titolo “ 68 la politica sulle ali della musica” Abbiamo organizzato  una serie di incontri, due già svoltisi, in cui si dibatte sul come la musica sia stata un elemento catalizzatore di quella, per noi, straordinaria stagione di progresso sociale . Dai cantautori, al progressive rock al jazz, alla musica popolare,  arpeggi, melodie armonie, follie ritmiche, costituivano un flusso  comunicativo incisivo. Un magma creativo  spesso duro  ma senza il quale certi fenomeni socio politici avrebbero perso una  parte importante della loro potenza.

Se  la politica è condivisione di un’idea, e della passione per essa,  non esiste  strumento migliore della musica, per diffondere lo spirito aggregativo    che tale idea esprime  , condivisibile o  meno , giusta  o sbagliata che sia . Infatti al  di la dell’eccezionalità del ’68, tutte le forze politiche hanno dovuto necessariamente stabilire,  nella loro evoluzione , un indissolubile    rapporto con la musica .  Creare melodie evocative  da far risuonare nei comizi, nelle campagne elettorali, nelle feste.  

Prendiamo Forza Italia, i tormentoni  del brano, inoppugnabilmente  scritto dal dominus Berlusconi, "E siamo tantissimi, e siamo bellissimi” e  dal praise song  “Meno male che Silvio c’è”,   hanno avuto il  merito di ravvivare le convention, spesso asfittiche, di militanti in giacca,   cravatta e tailleur  ospiti dei comizi dell’ex cavaliere  e del suo paludato entourage . 

Per i fascisti non abbiamo che l’imbarazzo della scelta. Quelli del primo e del secondo millennio hanno infestato   strade e piazze sulle note di “Faccetta nera”, “Giovinezza”, quelli del terzo s’inebriano   con la cacofonia degli Zetazeroalfa,  gruppo musicale guidato dal gerarchetto Iannone .  Roba raffinata  intitolata, “Cinghia mattanza” o   Nel dubbio mena”. 

Anche    gli scudo crociati,  i  democratici cristiani, o i cristiano democratici , o  post-democratici cristiani, insomma tutto l’armamentario cattolico  che ha imperversato nella prima, e  anche nella seconda   Repubblica,  può attingere ad uno sterminato repertorio  che è quello della chiesa , spesso arricchito da improbabili cover. Come non ricordare il dylaniano “Blowin in the Wind” trasformato nel  liturgico “La risposta soffia nel vento”?  Senza dimenticare”O biancofiore” l’inno ufficiale della DC. 

Per noi comunisti libertari, stalinisti, marxisti leninisti,  ex socialisti (oggi riformisti), anarchici,  la discografia è praticamente infinita copre quasi tre secoli  di storia, da “Addio Lugano Bella” all’”Internazionale”, a “Bandiera Rossa”,  da “Fischia il vento” a “ Bella Ciao” da “Stalingrado” a “Contessa”.  Insomma noi  qualcosa da sonà la rimediamo sempre. (vedi video  qui  sotto) 

Chi invece non sa cosa suonare è la tristissima compagine giallo/verde che sta guidando la  Nazione. E pensare che i colori (giallo e verde) evocano il Brasile, la  samba la bossa nova.  Questi invece che cantano?  La Lega in passato  aveva provato a cavalcare il folklore identitario e localistico di personaggi come Davide Van de Sfroos  o Gipo  Farassino.  Ma adesso il partito che esprime il ministro dell’interno è un’altra cosa. Non è localistico e men che meno folkloristico, dunque quella roba non va più bene, guai a cantarla. Oggi per i razzisti del nuovo millennio regna la più triste delle afasie musicali .  

Per il Movimento 5 Stelle il silenzio è assoluto. Sti' signori  ai comizi  sono stati capaci solo di strillare vaffanculo, senza alcuna intonazione melodica o scansione ritmica  particolare. Del resto a che serve comporre un inno per chi non si fa  problemi  a governare   sia con gli eredi di quelli che cantavano “O biancofiore che con  i fan di “Faccetta nera”? (leggi Fratelli d’Italia) Quale melodia può mai intonare  uno che riduce l’azione democratica ad un clic su un computer senza il bisogno di condividere, anche attraverso  la musica le proprie idee. Già le idee! Ma questi ce l’hanno un’idea?  

Che tristezza! Un po’ di musica ci vuole come si fa a fare politica rimanendo sempre perennemente e costantemente incazzati! “L’uomo  che non ha alcuna musica dentro di se -scriveva William Shakespeare – è nato per il tradimento, per gli inganni, per le rapine. I motivi del suo animo sono foschi come la notte: i suoi appetiti neri come l’erebo. Non vi fidate di un siffatto uomo. Ascoltate la musica”. Noi che ascoltiamo la musica, dunque, ci potremo mai  fidare di siffatti uomini?

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