giovedì 19 luglio 2018

Il padrone di Frosinone

Luciano Granieri



E’ da un po’ di tempo che non ci occupiamo delle vicende riguardanti  la ribollente assise consiliare del Capoluogo. Ma il recente contenzioso fra il consigliere di opposizione Stefano Pizzutelli, esponente della lista civica “Frosinone in Comune” e il sindaco Nicola Ottaviani, ci costringe a tornare sul luogo del delitto. 

Riassumendo i fatti:  Stefano Pizzutelli,  nell’analizzare  le procedure comunali per l’edificazione  del Parco del Matusa si è reso conto che  l’operazione di assegnazione  dei lavori si strutturava  su  affidamenti per incarichi inferiori a   40 mila euro, soglia al di sotto della quale non è necessaria una gara di appalto pubblica per selezionare le ditte  incaricate.  Il  costo totale della nuova oasi ottavianea  è di complessivi 113.000 euro. Senza contare i 38 mila euro spesi per dei tabelloni elettrici  in cui si doveva evidenziare il count down temporale per la realizzazione  del parco.  Cronografi che da più di un anno  segnano  lo zero, quindi il completamento dell’opera.   Ciò in totale contrasto  con la realtà che vede il progetto   lungi dell’essere realizzato.  

Lo spezzettamento degli appalti  secondo una quantificazione economica    tale per cui  essi vengono assegnati in affidamento diretto, è una prassi consolidata  per il sindaco Ottaviani. Gli  ex addetti della Multiservizi conoscono bene questa pratica. Infatti, dopo essere stati licenziati dall’azzeccagarbugli frusinate, a seguito della liquidazione della società, valore 990 mila euro, hanno visto smembrata la loro azienda in piccole particelle appaltanti la cui valorizzazione dell’ incarico era appena sotto la soglia necessaria all’indizione di una gara  pubblica . 

Sul perché un sindaco preferisca l’affidamento diretto, piuttosto che una gara  pubblica, non mi pronuncio, anche se ne capisco fin troppo bene le ragioni.   Lascio al lettore la risposta. Intendiamoci, questa non è una procedura illegale, è discutibile, sicuramente non   trasparente, induce al sospetto  di qualche ipotizzabile magheggio,  inserita com’è  in quella diffusa zona grigia normativa, in  cui un abile azzeccagarbugli può grufolare per alimentare i suoi interessi e quelli dei suoi sodali senza incorrere in guai giudiziari. Figuriamoci  se uno come Nicola Ottaviani, abile penalista, aduso a difendere la peggiore feccia delinquenziale, non sia  in grado di navigare in tali acque limacciose e melmose. 

Ma non è questa, secondo me l’eclatanza che emerge dall’affaire Pizzutelli-Ottaviani.  La risposta  dell’amministrazione frusinate  all’ esposto ,che il consigliere di Frosinone in Comune ha inoltrato alla Procura della Repubblica sulle procedure di affidamento dei  lavori per il Parco del Matusa, non è stata  sostanziata nel merito con la dovuta chiarezza.  Ha  visto, in primis, l’insulto, poi  dileggio verso l’incauto oppositore , quindi una  denuncia per diffamazione ai danni dello stesso  malcapitato consigliere. 

La novità di questo atteggiamento è che tutto ciò non è una novità. La  gestione  privatistica e padronale  di Ottaviani, prevede che chiunque osi opporsi al suo diritto di proprietà sul Capoluogo, o è un buffone o  un avanzo di galera . Tale prassi  è stata ampiamente esercitata sin dal primo giorno d’insediamento del sindaco  già a partire dalla prima consiliatura. 

Ad esempio ricordiamo  gli  sberleffi rivolti ai cittadini  a cui, nel corso di un consiglio comunale,  prima  furono sequestrati cartelli di protesta,  poi presi in giro, costretti a vedere sindaco e consiglieri sbandierargli in faccia  cartello con scritto:” Terme Romane gli altri le abbelano noi le ripariamo”. La vicenda riguardava la  delibera  che, in ambito di edilizia contratta,    concedeva un terreno  dall’alto valore archeologico ad un costruttore privato  per l’edificazione  di un mostruoso complesso edilizio.   Chi partecipò a quel consiglio comunale comunque potrebbe ritornare in comune con un altro cartello “Disabbelate  la delibera 26” il documento approvato dal comune in quell’assise,  non fu mai   pubblicato sull’albo pretorio, forse non fu mai scritto.  Tanto è vero che anche grazie l’impegno di cittadini e associazioni quel mostro non è stato mai costruito.    

Questo modo di fare, che oppone    - a  contestazioni  legittime sulla trasparenza , sull’utilizzo dei fondi pubblici  per fare  PROPAGANDA -   l’insulto o la minaccia di denuncia, offre la cifra politica insignificante del sindaco,  abituato a comandare e non ad amministrare .  Forse sarebbe il caso da parte delle opposizioni,  e dei cittadini – quelli non cooptati per  una compagna elettorale trasformata  in un enorme casting di reclutamento per servili  collettori di voti familistici  - denunciare con forza,   tutti uniti,  questo modo di fare. 

Bisogna ricordare al sindaco   che il   tempo dei podestà appartiene ad un epoca passata, morta  e sepolta sotto i colpi dei partigiani.  Ma bisognerebbe ricordare a  coloro i quali hanno eletto per il secondo mandato Ottaviani, la loro essenza istituzionale di cittadini, non di sudditi.  

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